giovedì 10 aprile 2008

Antifascismi, Ferrara e la nonviolenza.



Leggo, sul blog “casa del popolo”, un articolo ( presentato con una foto che, mi sia consentito, mi sa un po’ di vecchio) nel quale si critica giustamente la manovra opportunistica di revisionismo di alcuni personaggi della destra. Dopo di che, in alcuni commenti semiufficiali al post, provenienti da una "riserva indiana" di partito (Forum delle donne PrC), sento esprimere un’incomprensibile solidarietà nei confronti dei lanciatori di uova e pomodori all’indirizzo di Giuliano Ferrara, picchiati dalla polizia ( sempre unica responsabile di tutto, anche della violenza cosiddetta “antifascista”).
C’è bisogno davvero di fare un po’ di chiarezza, perché le scelte ambigue di un partito (o sarebbe meglio dire soltanto di un capopartito) possano emergere in tutta la loro limpidezza. E’ infatti evidente che la opzione bertinottiana di nonviolenza sia un’opzione che nella base e in gran parte della dirigenza non si digerisce, non si comprende e la ragione sta nel fatto che essa appare un po’ attaccata con la saliva, come i manifesti rifondaroli con sullo sfondo Mahatma Ghandi, difficilmente sposabile con la cultura stile "99 posse".
Sia chiaro che non c’entra nulla, con la vicenda di Ferrara, quella del Papa che interviene in una cerimonia ufficiale di apertura dell’Anno Accademico e che non ha né può avere diritto a parlare a nome di tutti gli studenti come fanno Sindaco e Ministro. Tra l’altro contestare è un diritto anche quando non è condivisibile il motivo che c’è dietro quella contestazione. Non è invece un diritto impedire di parlare e buttare uova all’indirizzo di qualcuno, nemmeno di un uomo alla ricerca di provocatorie quanto assurde strade che gli diano un po’ di visibilità con moratorie “clandestinizzatrici”. Dunque, oltre che violento e poco antifascista, quello è un modo di agire politicamente idiota. Cari compagni, è il caso di smetterla di fare gli antifascisti alimentatori dei più assurdi e antistrorici fascismi, è giunta l’ora di non mostrare più la stessa intolleranza che i totalitari di destra mostrano e hanno mostrato nei vostri confronti. Quella sarà l’ora della nonviolenza, che è amore per la libertà e che non può essere mai odio di una persona, ma il cui approdo si realizzerà quando vi inizierete ad occupare della tragicità del pensiero che vive nella mente di alcuni che hanno fatto quella scelta drammaticamente folle.

Scriveva Pasolini :
In realtà ci siamo comportati coi fascisti (parlo soprattutto di quelli giovani) razzisticamente: abbiamo cioè frettolosamente e spietatamente voluto credere che essi fossero predestinati razzisticamente a essere fascisti, e di fronte a questa decisione del loro destino non ci fosse niente da fare. E non nascondiamocelo: tutti sapevamo che quando uno di quei giovani decideva di essere fascista, ciò era puramente casuale, non era che un gesto, immotivato e irrazionale: sarebbe bastata forse una sola parola perché ciò non accadesse. Ma nessuno di noi ha mai parlato con loro. Li abbiamo subito accettati come rappresentati inevitabili del Male. E magari erano degli adolescenti diciottenni che non sapevano nulla di nulla, e si sono gettati a capofitto nell’orrenda avventura per semplice disperazione"

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