mercoledì 11 luglio 2007

Uno su tre...se le fa.


Dati “sconvolgentemente scontati” quelli diffusi dal ministro Ferrero in relazione all’uso di droghe nel nostro Paese.
Ancora una volta l’ideologia antiscientifica capitola di fronte ai risultati che non abbisognerebbero di alcun commento.
Nel 2006 i morti per overdose sono stati 517 contro i 24mila per alcool, a testimonianza della superficialità con la quale si continua a ritenere la droga, solo per concezioni ideologiche, più pericolosa rispetto all’alcool.
Negli ultimi tre anni sono poi aumentati del 45% i consumatori di marijuana, che ormai raggiungono l’enorme cifra di un Italiano su tre.
Di questi, l’87% non assume alcun altro tipo di droga, a riprova di come non è per nulla consequenziale, ma anzi del tutto sporadico e infrequente, il passaggio a droghe pesanti.
Il nostro Paese, secondo in Europa per consumo di cocaina, vede, accanto ad un netto abbassamento dei prezzi ( e quindi ad una possibilità sempre maggiore di accessibilità a tutte le tasche), un calo anche della purezza del prodotto ( con il rischio che anche le sostanze come le droghe leggere possano causare degli effetti più drammatici di quanto non produrrebbero in natura).
Infine, la politica repressiva e proibizionista non paga neppure dal punto di vista educativo, tutt’altro: sempre meno giovani considerano infatti la marijuana una sostanza dannosa ( molti di più quelli che considerano il tabacco un rischio serio per la salute, grazie ad una capillare campagna informativa) e ciò certamente non a causa di chi si propone di introdurre la legalizzazione, quanto piuttosto per colpa e responsabilità delle campagne ideologiche tendenti a gettare tutto in un unico calderone: non a caso lo stesso approccio si vive nella medicina dove l’uso di oppiacei e cannabinoidi per i malati terminali viene impedito e ostacolato solo in ragione di una campagna di demonizzazione contraria a quei prodotti solo in quanto definiti “droga” (e non a caso siamo il 100esimo Paese nell’uso terapeutico di tali sostanze). Poco importa se quella sostanza è un efficace antidolorifico per persone affette da Hiv, Aids, sclerosi multipla e demenza.
Stante la totale sfiducia che la destra genera in merito ad una proposta o soluzione decente del problema ( si veda la legge Fini-Giovanardi), mi chiedo se la politica italiana vorrà una volta per tutte trarre qualche dignitosa conclusione: in particolare, se il futuro Pd vorrà prendere il toro per le corna e comprendere che un partito riformista non può prescindere dall’affrontare in maniera laica una questione sociale come è quella sull’uso delle droghe, con la necessaria e primaria differenziazione tra leggere e pesanti. Che qualche esponente locale iniziasse a raccogliere l’appello.
Ancora una volta sono i dati a sconvolgere maggiormente. L’ipocrisia di uno Stato etico, che decide per noi, soccomba a favore di una responsabilizzazione dei cittadini, di un approccio educativo fondato sulla informazione scientifica e contrario ad ogni repressione tendente a punire chi procura (o non procura) un danno a se stesso.