venerdì 26 agosto 2011

Tra perbenismo e ideologia, scelgo la libertà.



Trovo le affermazioni del sindaco Della Corte a proposito del fenomeno della prostituzione molto superficiali. L’equiparazione del consumatore con lo sfruttatore è un ricatto vero e proprio che non può essere utilizzato come argomento per chiedere alla gente di non fare ciò che dovrebbe essere consentito e casomai regolamentato. Sarebbe come dire che chi si fa uno spinello va considerato un pericoloso criminale. Come per tutti i fenomeni legati alla libertà di autodeterminazione (penso alla droga o al fine vita), la loro legalizzazione favorirebbe l’abbattimento o perfino la scomparsa di situazioni pericolose e incontrollabili. La storia dell’aborto ce lo dovrebbe aver insegnato. In altri Paesi civili le prostitute pagano regolarmente le tasse, in Italia invece ci produciamo in affermazioni di principio, moralistiche ed ideologiche, come quella indimostrabile -o dimostrabile solo in un sistema di legalizzazione- secondo cui nessuna donna fa quel mestiere per scelta, ci lanciamo in ordinanze ridicole, ipocrite e inapplicabili che servono solo per sbandierare un perbenismo che ha fatto il suo tempo e ha prodotto solo risultati fallimentari. Dobbiamo chiederci se il problema è per noi lo sfruttamento della prostituzione o la prostituzione in sè. A me sembra che per molti è quest'ultimo il vero problema.

Inoltre, invece di alimentare terrorismo e fenomeni di ghettizzazione intorno alle prostitute ed in particolare intorno al fatto che le stesse sarebbero portatrici di malattie, l’amministrazione farebbe bene a promuovere ed a sensibilizzare all’uso di tutti gli strumenti di profilassi, per il bene della collettività.