venerdì 30 novembre 2007

Le convergenze sui problemi.


Grande successo ha riscosso l'iniziativa volta a portare attorno ad un unico tavolo tutte le forze politiche, a far convogliare positivamente e limpidamente le energie della città su un unico tema. Come preannunciato, la conferenza stampa si terrà in data 14 dicembre con la partecipazione del Sindaco, il sen. Curto (AN), l'On. Vitali (FI), l'avv. Resta (capogruppo del Pd al consiglio comunale), l'avv. Carlo Tatarano (presentatore dell'odg sulla moratoria in Consiglio) e un rappresentante del Prc.
Come da prassi radicale, una limpida, lineare, pubblica richiesta di partecipazione a tutte le forze politiche su problemi specifici, concreti, senza inciuci, senza accordi sottobanco, unico motivo molto spesso in grado di far convergere destra e sinistra. A Francavilla, probabilmente per la prima volta nella storia, tutti concordi nel sostenere una battaglia politica. Moratoria, subito.

martedì 27 novembre 2007

AI PARLAMENTARI, AL SINDACO, ALLA GIUNTA, AI CONSIGLIERI, AI PARTITI DI DESTRA e SINISTRA di FRANCAVILLA FONTANA



“Quando si renderà, come è giusto, onore all’Italia, per avere fatto strada all’opinione del mondo contro la pena di morte, sarà indispensabile ricordare come tutto questo è nato, come si è svolto e come è arrivato a prevale su difficoltà immense. Si dica e si ricordi che ha avuto inizio, al di fuori delle grandi potenze lungo il percorso della persuasione che si espande e che contribuisce ad alzare il livello di civiltà di tutti. È ciò che è accaduto”. Furio Colombo

Come saprete, Giovedì 15 novembre la terza commissione delle Nazioni Unite ha approvato a maggioranza assoluta la risoluzione per la Moratoria Universale della pena di morte.
Il risultato è di quelli storici, siamo vicinissimi all’obiettivo che si spera di raggiungere definitivamente con il voto di fine dicembre all’Assemblea ONU.
Francavilla e il suo Consiglio Comunale hanno, nel loro piccolo, compiuto un gesto simbolico importante (anche se pressoché sconosciuto ai cittadini) votando un ordine del giorno a sostegno del Governo italiano nella sua azione pro-moratoria. Giunti a questo punto, così terribilmente, drammaticamente prossimo alla vittoria, in grado, come affermato dal Ministro Bonino, di segnare la fine di un’era come accadde per l’abolizione della schiavitù e della tortura nel mondo, non posso esimermi dal chiedere a tutti voi di compiere un ultimo, piccolo, coraggioso e unanime sforzo. Rivolgo pertanto a tutte le forze politiche francavillesi di dichiarare la propria disponibilità a prendere parte ad una conferenza stampa da tenersi intorno alla metà di dicembre presso Teatro Imperiali, per manifestare la vicinanza al governo e a chi in questi mesi si è battuto in favore di questo obiettivo, dimostrando come la politica possa davvero essere unita su obiettivi nobili e comuni.
Perché anche i Francavillesi possano dire un giorno di aver fornito un contributo visibile e concreto alla causa.
Per adesioni :
sergiotatarano@libero.it

lunedì 19 novembre 2007

Doppio appuntamento.


Doppio appuntamento in programma questa settimana.
Venerdì 23 novembre alle ore 18,30 presso il centro Culturale Rodio in Locorotondo
conversazione con Mina WELBY.
Conduce
Enzo Cervellera
Interviene
Mario Gianfrate (assessore alla Cultura- Locorotondo)

Sabato 24 novembre a partire dalle ore 10 presso la biblioteca comunale di Ostuni dibattito con gli studenti del Liceo Classico cittadino su
Disposizioni di fine vita-Testamento biologico- Eutanasia.
Introduce
Sergio Tatarano
Cellula Coscioni Francavilla Fontana
Membro Direttivo Ass. "Diritto & Libertà"

Intervengono
Mina WELBY
Don Piero Talamo - docente di religione presso il Liceo Classico cittadino.
E' prevista la partecipazione di Radio Radicale.
La cittadinanza è invitata a partecipare.

giovedì 15 novembre 2007

LETTERA AI COMPAGNI DELLA SINISTRA COMUNISTA.


Bazzico tanto sui siti internet locali, perché ritengo che lo spazio virtuale sia una risorsa da valorizzare e il modo migliore per confrontarsi senza grosse difficoltà, visto che a Francavilla non è consentito organizzare dibattiti con avversari politici, ma solo sfilare in parate di regime nelle quali l’unico obiettivo è rappresentato dal “fare numero”.
Ho criticato per mesi il progetto del Pd ritenendolo modesto ed ho ricevuto in risposta comunicati semiufficiali con i quali mi invitavano a deporre l’aspirazione di dare contenuti a quel soggetto di fronte alla massa dei 3 milioni, contenta della riuscita delle primarie. Beati loro.
Ma cosa succede se io, radicale, mi permetto di scrivere le mie opinioni, in maniera costruttiva, su un blog chiamato “casadelpopolo.myblog.it”, spazio virtuale della cosiddetta nuova sinistra francavillese? Si registra la peggiore forma di razzismo, di fascismo dei cosiddetti antifascisti, il radicale trattato come un appestato, un uomo da eliminare fisicamente, da ghettizzare, da escludere esattamente come i fascisti fanno e hanno sempre fatto con ogni etnia a loro invisa. Tutto ciò nei confronti del soggetto politico folcloristico, brancaleonesco, ai margini, odiato dai difensori della conservazione, dei monopoli, dei fannulloni, dell’ingiustizia antimeritocratica, della “Pace” contro la libertà, laici dell’ultima ora ( incapaci pure di votare recentemente un emendamento a favore dell’estensione dell’ici agli istituti ecclesiastici commerciali).
“Se il nostro avversario ha una matrice fascista per alcuni di noi democratici, esiste una pregiudiziale politica e morale”, “Le tue provocazioni, a cui già ho dato troppa attenzione, sarebbe meglio che tu le riservassi per il tuo fantomaticamente "libertario" blog”, o ancora “Invitando nuovamente tutti i compagni ed i visitatori di questo blog(…)a non assecondare queste inutili discussioni…”, “invito te (…)a utilizzare altri spazi come la piazza in cui i francavillesi usano ritrovarsi”.
Fino a dedicarmi niente meno che un Claudio Lolli del 1972: “Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa mia,per piccina che tu sia, il vento un giorno ti spazzerà via”(!!). Vi chiederete perché: solo perché avevo osato tentare un dialogo sul tema della droga (sul quale, come sempre, meglio qualche slogan di qualsivoglia confronto) e avevo nello stesso tempo invitato pacatamente ad accogliere la critica coloro i quali, rispetto all’altrui opinione contraria, diciamolo pure, hanno sempre mostrato una certa insofferenza.
Il culmine è stato raggiunto quando qualcuno si è rivolto a me affermando “scusa se non ti chiamo compagno ma non ti considero tale”.
Marco Pannella tuonava (ed era il 1976) che questa condotta “è sintomatica di un modo padronale, proprietario e intollerante di agire addirittura a livello semantico, a livello delle parole” .
Allora, amici e compagni della sinistra comunista: chi è il vostro interlocutore? E’ anche colui la cui fede è stata alimentata per sessant’anni dalla ghettizzazione fintamente antifascista, in realtà traditrice della libertà? E’ il fascista, o il radicale o chiunque la pensi diversamente da voi? Il radicale, nonviolento, gandhiano, non sa cosa sia la provocazione fine a se stessa e non può che rivolgersi amorevolmente al suo interlocutore, chiunque sia: c’è, da questa parte, un invito, il voler misurare la temperatura democratica delle vostre menti; c’è il volersi mischiare negli altri da parte mia o nostra che sbatte contro la chiusura a riccio di una comunità, la vostra, che teme il contagio, teme il confronto, teme di perdere la purezza della propria specie. Così diversi eppure così uguali a chi vi proponete di combattere.
Con sincero affetto.

lunedì 12 novembre 2007

Emergenza perenne e Stato di non diritto.

Come si misura l’efficienza di uno Stato di diritto? O meglio: quando possiamo dire di essere di fronte ad uno Stato di diritto? Quali requisiti deve avere per poter essere classificato come tale? Uno Stato di diritto è quello Stato nel quale si realizza “la soggezione di tutti i pubblici poteri alle norme giuridiche”( Martines). Bene. Il nostro non è Stato di diritto. E badate, la mia è una definizione oggettiva, tecnica, non politica. E’ uno Stato di diritto quello che si regge sull’emergenza permanente, sulla riduzione dei diritti e della sfera della libertà del cittadino ogniqualvolta venga messa alla prova l’efficacia delle leggi? Ogni volta che ciò accade la risposta è la contrazione delle garanzie di legge. Prendiamo il caso più eclatante, come i reati di opinione. Uno Stato se è liberale dovrebbe consentire a chiunque di esprimere la propria opinione senza che tale opportunità sia da valutare volta per volta; insomma, non si può enunciare la libertà di parola e poi porre un limite (a meno che questo non si trasformi in offesa personale a terzi) quando si sostengono anche concetti assolutamente incomprensibili ai più, dimenticando tuttavia che la pericolosità di quel pensiero può essere accresciuta non dalla sua diffusione ma dal tentativo di soffocarlo. E allora non si comprende la schizofrenia di chi vorrebbe punire i tifosi che esibiscono le svastiche, andando a creare anche un parallelo con le falci e martello ed uno stravagante e inquietante paragone tra l’uno e l’altro simbolo (“la falce e martello sì, la svastica no”), tanto da rischiare di non uscirne più perché si entra in valutazioni della storia arbitrarie e faziose. Morti ne hanno provocati a iosa il nazismo, il fascismo e il comunismo.
Prendete la questione romena: si è votato un decreto in seguito ad un (efferato, tragico, bestiale) omicidio, uno! Vale a dire che la gente ha percepito (perché il governo ha voluto che la gente percepisse) che di fronte ad un gesto grave di una persona si possano restringere le libertà personali di un’intera etnia. Ora salterà fuori l'emergenza violenza negli stadi e verrà confezionato qualche provvedimento in grado di dimostrare che questo governo ce l'ha duro. Piccolezze.
Prendiamo un altro esempio, che ha a che fare con la pochezza della classe politica, con il suo voler rincorrere gli istinti qualunquistici e populistici che animano superficialmente larga parte della popolazione. Allora, quando Grillo e i suoi hanno denunciato lo strapotere politico, la politica come ha risposto? Una classe dirigente con la coscienza pulita avrebbe dato una maggiore pubblicità di sé (che ne pensano questi signori dell’anagrafe degli eletti?), avrebbe spalancato le porte ai cittadini e avrebbe chiesto loro di essere più esigenti, di vigilare. Invece il Parlamento ha deciso di ridurre per legge il numero di ministri, come se ciò non fosse una decisione politica della quale ogni governo si debba assumere la responsabilità. Invece di stabilire un rapporto diretto tra eletto ed elettore, come quello dei regimi anglosassoni in cui l’eletto risponde al suo territorio e non al partito di appartenenza. La prospettiva evidentemente è opposta. Non importa ridurre i parlamentari, importa che lavorino bene. Dov’è il respiro largo di certe scelte? Sembra di trovarsi dinanzi a quei genitori che per trasformare il pianto capriccioso del figlio in un sorriso superficiale e immediato gli comprano il giocattolo, trascurando di mostrare l’attenzione della quale un bambino avrebbe bisogno. Questo siamo: l’emergenza mafia, l’emergenza rumeni, l’emergenza “antipolitica”. Uno Stato di diritto non dovrebbe trovarsi mai davanti alle emergenze, dovrebbe possedere in sé gli anticorpi per gestire situazioni di difficoltà, dovrebbe saper governare i fenomeni estremi, non la normale amministrazione ma per governare c’è bisogno di riforme. Quelle che nessun Pd e nessuna CdL saranno mai in grado di fare.

martedì 6 novembre 2007

Invito per l'ass. Bungaro.


Ho letto con interesse ed attenzione l’intervista all’assessore Bungaro apparsa sul Quotidiano venerdì 2 novembre.
Anzitutto dobbiamo stare attenti ad affrontare i problemi in maniera differenziata, cogliendo, in primo luogo, che l’alcool è un fenomeno di gran lunga più pericoloso della droga pesante (24 mila morti nel 2007 contro i circa 500 per droga). Pur tuttavia, nessuno immagina di rendere illegale la vendita degli alcolici.
Diverso discorso ancora riguarda la marijuana, per l’uso o abuso della quale non si è mai registrato alcun caso letale.
Ecco perché è fondamentale partire da dati scientifici che chiariscano i costumi reali dei giovani e, nello stesso tempo, dotarsi di strumenti che forniscano informazione scientifica.
Quando l’assessore dichiara l’auspicio che le famiglie facciano la loro parte, io concordo, però, per riuscirvi, non si può prescindere dalla conoscenza della realtà: lasciando da parte blitz polizieschi inutili e inquietanti, se le istituzioni sapessero che l’uso della cannabis (che non c’entra niente con le droghe pesanti) è molto più diffuso di quanto pensano, capirebbero cosa si nasconde dietro ad ogni fenomeno e non cadrebbero in allarmismi spesso ingiustificati e deleteri. La politica del calderone ideologico e antiscientifico, per la quale tutto è droga, o addirittura quella pubblicizzata dall’ass. Bungaro, della “proiezione di scene drammatiche” per i giovani delle scuole, in stile lavaggio del cervello, non funziona, ma rappresenta anzi la produttrice prima della confusione mentale dei giovani. Le droghe non sono tutte uguali ma hanno tutte bisogno di essere affrontate con strumenti diversi, dalla legalizzazione di quelle leggere, alla riduzione del danno per quelle pesanti.
Nella speranza che anche i presidi dimostrino di voler collaborare a questa iniziativa e che i partiti politici locali la smettano di stare in silenzio anche su questo punto, chiedo all’assessore un pubblico dibattito, nelle forme che Egli riterrà, per poter confrontare le nostre diverse visioni e soluzioni e per non continuare a chiudere gli occhi di fronte ad una realtà che preoccupa tutti e ci impone un impegno serio e non ideologico.