giovedì 31 maggio 2007

Sfilata sì, confronto no.



La risposta di pubblico alla splendida iniziativa con Mina Welby, mi dà lo spunto per una riflessione triste sulla politica nostrana: erano assenti tutti i politici di destra e, tranne pochissime eccezioni, quasi tutti quelli di sinistra; è a quest’ultima, alla sinistra, che voglio rivolgermi lanciando un estremo appello. Già conoscevamo l’atteggiamento da compromesso storico che ha animato sessant’anni di storia italiana e che oggi, in formato bonsai, trova nuovo vigore nel progetto del Pd, alla costruzione del quale erano forse impegnati tutti quelli che hanno sabotato l’incontro di mercoledì sera: la sola presenza di Mina sarebbe dovuta bastare a far scomodare l’intera città. Ma d’altronde non è questo il momento per parlare di eutanasia, come non lo era per parlare di divorzio, aborto e fecondazione assistita o non lo sarà mai per parlare di droga e in generale del vissuto della gente. Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. Ciò che però mi allarma oltremodo è l’atteggiamento autocelebrativo che ormai è penetrato, in maniera speculare alla destra, anche nella “sinistra” ufficiale francavillese, che dimentica i deboli, gli ultimi, gli afflitti ma non le occasioni per fare il pieno di applausi. La stessa sinistra che, chi sa perché, alle iniziative senza contraddittorio e con la consegna delle medaglie o il taglio dei nastri, non manca mai, poi dimentica di mischiarsi a quei pazzi che credono che i dibattiti senza confronto siano aria fritta. Quella sinistra che si sorregge solo sulle macerie di una destra “capace di tutto”, targata Parentopoli e discarica, dimostra poi la mancanza di spirito costruttivo snobbando un appuntamento tanto importante e, tra l’altro, a più voci. Al contrario, ribadisco il mio grazie, oltre che a don Franco Galiano che ha coraggiosamente sostenuto il diritto di Welby ai funerali, al sen. Curto per aver voluto essere presente in un dibattito che ci ha visti in disaccordo praticamente su tutto, così come era facilmente ipotizzabile e, mi permetto di aggiungere, auspicabile. E dal sen. Curto, noi “Associazione Coscioni” aspettiamo adesso risposte concrete sul voto per i malati intrasportabili, come da Lui stesso promessoci.

venerdì 25 maggio 2007

DI CHI è LA VITA?


L’importante iniziativa che si terrà mercoledì 30 maggio alle ore 18, presso la Sala di Rappresentanza del Comune di Francavilla Fontana e nella quale si tratterà delle disposizioni di fine vita, rappresenta un’occasione di confronto necessaria su un tema che ci riguarda enormemente e che sembra essere rimasto l’ultimo grande tabù per la classe politica italiana, ma non per i cittadini, sensibili a questo dibattito proprio perché emotivamente coinvolti.
Finalmente riusciamo a creare un momento di discussione tra voci contrapposte, fatto oltremodo raro nell’ambiente politico francavillese, troppo attento a non alterare gli equilibri su cui i partiti si reggono da decenni.
E’ per questo che vanno innanzitutto ringraziati i relatori che hanno deciso di partecipare ad un difficile e scomodo dibattito, che va sì risolto con i mezzi della politica, ma partendo dal vero, tragico vissuto di ognuno. D’altronde, la presenza di Mina, moglie di Piergiorgio Welby, è motivo di grande gioia personale, per chi, come me, ha accompagnato negli ultimi mesi di vita l’allora co-Presidente dell’associazione Coscioni, con una commossa partecipazione e con la lotta politica (anche attraverso la raccolta firme per l’indagine conoscitiva sull’eutanasia clandestina e la veglia in solidarietà allo stesso Piergiorgio, tenutasi proprio a dicembre a Francavilla e in altre 60 piazze in Europa).
Allora il silenzio e l’ipocrisia diffusi non aiuteranno certamente a risolvere il drammatico vissuto dei tanti Welby che aspettano, insieme al progresso scientifico, che qualcuno li aiuti a non soffrire oltre.

martedì 22 maggio 2007

Tonino pride.


Capita, di tanto in tanto, di imbattersi su internet in scritti di gente esaltata che offende gratuitamente, scrive quello che le pare e poi viene giustamente sottoposta ad una "selezione", come il mercato che ti taglia fuori se non hai nulla di buono da proporre. Poi ci sono personaggi che inventano rubriche denominate "il punto"o "la riflessione", giusto per darsi un tono, ma che forse starebbero più a loro agio nella piazza di qualche cittadina di provincia a sfogarsi con qualche passante davanti ad una bella birra ghiacciata ( vuoi mettere il senso di potere che ti dà?!). E allora succede che un caro amico mi segnala un articolo (http://www.trcb.it/index.php?art=1614 )
apparso sul sito di trcb(emittente brindisina) che, vi garantisco, non è uno scherzo. E' scritto ( si fa per dire) da un conduttore ( tale Tonino Saponaro) che intervista spessissimo personaggi famosi e che a vederlo si rischia di scambiare per un saggio di quelli che ti vuoi avvicinare per chiedergli "mi racconti una storia?". Ebbene: questo articolo rappresenta una forma restaurata di fascismo, portato orgogliosamente alla massima esaltazione. Ma non finisce qui: nello spazio sottostante, inizialmente, vi era la possibilità di commentare l'articolo e i visitatori del sito non hanno perso occasione per deridere l'intolleranza, francamente datata, del giornalista. Vista l'inesistenza di commenti in solidarietà con l'autore, dopo pochi giorni e innumerevoli pernacchie, lo spazio predetto è stato eliminato.
Dopo il coraggio laico, credo sia giunto il momento di scendere in piazza per difendere il coraggio di Tonino. O forse il nostro di starlo ad ascoltare.

lunedì 14 maggio 2007

Silenzio, parla il Pd. Sottotitolo: stiamo lavorando per voi.


Ripartiamo da quello che è successo sabato: in due piazze si è manifestato per obiettivi diversi, apparentemente. Una piazza chiedeva più famiglia ed un’altra più famiglie. Una piazza chiedeva più tutela per madre, padre, due figli e nonni; un’altra ammetteva che il costume si è evoluto e che è fuori dal tempo pensare che la famiglia sia una sola, un unico modello; di più: i laici non sono inventori di nuove unioni, direi che sono dei semplici osservatori ( privi di ideologia) della realtà e cercano di fornire una risposta adeguata a questa nuova realtà.
Ciò che mi chiedo però è se è vero che si possa parlare di una contrapposizione tra quelle due piazze; e me lo chiedo soprattutto perché vedo che i maggiori leader di San Giovanni hanno abbandonato, nel loro vissuto (privato), evidentemente lontano dal loro credo ( pubblico), quella vecchia e stantia concezione di famiglia che difendono. E non lo dico polemicamente, ma come analisi oggettiva dei fatti. Insomma: si può dire che a piazza Navona abbiamo sfilato anche, direi soprattutto, per loro, per quelli che oggi sono contrari a quelle forme di vita che domani abbracceranno o che hanno già abbracciato (e portato a letto).
Accanto a questa constatazione, vi è da aggiungere un dato sul compromesso storico bonsai: il Pd era assente. Ecco su cos’è fondato il grande progetto ulivista, sul silenzio, sul tira e molla, sulle frasi di apertura e di equidistanza, che rappresentano tutte insieme un altro modo per dire conservazione. A Francavilla si dice “’na botta allu circhio e una allu tampagno”. Nella migliore delle ipotesi il problema è liquidato con la libertà di coscienza, confusa volutamente con la libertà di voto clericale: la libertà di coscienza dovrebbe essere quella che porta l’individuo, il cittadino ad optare per una determinata norma senza essere giudicato dallo Stato, non la libertà del politico di votare indifferentemente una legge che imponga un solo comportamento e ne vieti qualunque altro.
Ma d’altronde tale idea così minimale, viene sempre più da lontano, da 60 anni di accordi opportunistici. Oggi si chiamano Ds, ieri PCI; ma il sangue è lo stesso, i giochi di potere pure. 33 anni fa il Pci tentò fino all’ultimo di far saltare il referendum, ma poi salì sul carro del vincitore. Oggi i Ds schiacciano ancora una volta i diritti delle minoranze scomode al Vaticano per un piatto di lenticchie, per un accordo di comodo, per una pietosa convivenza fatta di contenitori e mai di contenuti. Sempre più, a livello locale come a livello nazionale, si preferisce la parata militaresca a qualsiasi scelta di campo e di confronto, sempre più le critiche ai disastri della destra, che le soluzioni alternative degne di una sinistra moderna. Sempre più Pilato che Gesù Cristo.

mercoledì 9 maggio 2007

SABATO GIORNATA DELL'ORGOGLIO LAICO


In contemporanea col tanto strombazzato e pubblicizzato ( coi soldi dell’8 per mille) Family day, sabato prossimo si terrà in Piazza Navona a Roma la giornata del coraggio laico. Dalla Puglia saranno in molti a raggiungere la Capitale con mezzi propri o col pullman.
L’iniziativa, oltre a celebrare il trentatreesimo anniversario dalla vittoria nel referendum sul divorzio, non sarà la semplice e semplicistica “manifestazione contro”, ma al contrario una iniziativa tesa a promuovere un’idea diversa e variegata di famiglia (ma anche di vita in generale) rispetto a quella bacchettona e superata dai fatti che sarà sostenuta nell’altra manifestazione, con l’avallo della Chiesa cattolica. L’obiettivo, da parte nostra, è sempre lo stesso: la promozione e la tutela di ogni unione che riguardi persone che decidono autonomamente e consapevolmente di stare insieme con amore e che in questo vanno incoraggiate e aiutate. Non può esistere una sola idea di famiglia, restringente come quella che il mondo clericale ci propone o peggio ci impone, un’idea escludente e priva di buon senso, destinata solo a mantenere nel buio e senza riconoscimenti migliaia di coppie etero ed omosessuali.
Così, noi, accusati di essere contro la vita, a favore dell’eugenetica di stampo nazista e contro la famiglia (ma in verità di famiglie, fondate sull’amore e la scelta consapevole, e non sull’imposizione, ne abbiamo create tante), riconosciamo dignità a chi esce fuori dal selciato razzista che è stato tracciato per loro dalla furia confessionale. Il nostro valore laico, nella visione del mondo, è quello della responsabilità e dell’amore consapevole e autentico per la vita e per tutto ciò che ci circonda. Ciò che cerchiamo di promuovere a favore dei cittadini è la felicità, che si raggiunge solo se si lascia l’uomo libero di ricercarsela e ritagliarsela per sé, come meglio crede.

sabato 5 maggio 2007

Nazisti, assassini semplici e terroristi. In una parola, laici.


Leggo con un certo stupore l’articolo apparso su Senza Colonne di sabato, a firma di Alessandro Quarta, intitolato “Funari e Rivera, i nuovi profeti” e sottotitolato “Lo specchio del nulla nei programmi Rai”.
Comincio col dire che l’unica moda piuttosto diffusa non è quella di insultare la Chiesa, quanto, ahimè, quella di difenderla ad oltranza, sempre e comunque, scagliando epiteti piuttosto disinvolti e pesanti nei confronti di chi si permette di macchiarsi del reato di lesa maestà: voglio sommessamente rammentare che sono le gerarchie ecclesiastiche a dirci ogni giorno di essere costrette a combattere contro i sostenitori della cultura della morte, definiti nazisti quando hanno (abbiamo!) sostenuto il referendum per l’abrogazione della legge 40, o “assassini semplici” quando hanno (abbiamo!) aiutato un malato terminale come Welby a fare ciò che chiedeva da mesi, anni, e gli veniva impedito. Che la Chiesa non abbia concesso allo stesso Welby i funerali ( aprendo le braccia del perdono invece a Pinochet e a Franco) non è un’offesa gratuita ma un dato di fatto. Insomma: sapere chi sia Andrea Rivera a me interessa poco, ma, a giudicare dalla teoria un po’ pericolosa di Alessandro Quarta, non vorrei si voglia sostenere che per poter stare in Rai sia opportuno fornire prima sufficienti rassicurazioni alla Chiesa cattolica e che, altresì, visto che si parla di pivelli o persone sconosciute, per poter parlare ed essere ascoltati bisogna necessariamente farlo dall’alto di qualche pulpito.

giovedì 3 maggio 2007

ORGOGLIO FASCISTA

Qualcuno diceva che siamo tutti uguali di fronte alla morte, ma non di fronte alla storia.
Non appartengo allo schieramento della sinistra “portatrice della verità”, quella che con i fascisti non si sporca le mani; ma, da antiproibizionista ( sempre), trovo che i veri antifascisti, negli anni 70 e 80, bene avrebbero fatto a confrontarsi con personaggi che rivendicavano con orgoglio la loro fede totalitaria; invece quei finti antifascisti fornivano nuova “vita politica” a certa destra quando con questa rifiutavano di confrontarsi.
Ciò detto, formulo, d’altro canto, una semplice osservazione rispetto all’audace richiesta, proveniente dal sen. Curto, di dedicare una strada più prestigiosa a Giorgio Almirante: mi pare corretto e opportuno affermare che il leader missino sia stato in vita redattore della rivista antisemita “La difesa della razza”; che vi fu il convinto sostegno da parte di Almirante, ancora negli anni 80, alla pena di morte ( in particolare, alla pubblica impiccagione nei confronti degli spacciatori), sostegno convinto come convinto era il letterale “schifo” che il leader missino dichiarava, pubblicamente e orgogliosamente, di provare per gli omosessuali. A meno che non mi sia sfuggito, non mi pare che Almirante abbia mai rivisto tali opinioni restauratrici e intolleranti. Ora: ciascuno è libero di chiedere maggiori riconoscimenti alla figura di quest’uomo (per carità!), ma se ne assume la responsabilità politica in considerazione di fatti storicamente gravi e non cancellabili.
Intitolare una strada è un gesto attraverso il quale un’amministrazione traccia un segno di carattere educativo rivolto alla propria cittadinanza. In un paese come il nostro, dedito a celebrare le vite di una parte o di una fede ( si pensi al campo di calcio “partiginamaente” ,e sotto lo sdegno di pochi, intitolato a un Papa), sarebbe qualche volta opportuno ricordare, per esempio, il sacrificio degli intellettuali oppositori del regime fascista ( mi pare, questo, valore comune) come Carlo Rosselli, Antonio Gramsci, Gaetano Salvemini, sconosciuti alla nostra toponomastica. Insomma: il rispetto è una cosa, l’ammirazione è un’altra.

mercoledì 2 maggio 2007

Vita, famiglia, sesso. Tanti quanti sono gli uomini.


Frasi offensive al Papa o a Bagnasco: e tutti giù a prenderne le difese, a dire che gli anticlericali sono intolleranti.
Le personalità cattoliche si alzano ogni giorno per chiedere conto a chi si frappone davanti alla loro strada, palesando i questo modo l’intolleranza nei confronti di qualsivoglia critica al loro operato, chiaramente visibile dalle reazioni isteriche di fronte a qualche stupido e controproducente epiteto che essi ricevono; e noi laici dobbiamo, dovremmo, solo per questo, rimanere in un cantuccio e dedicare in minuto di silenzio di fronte alla lesa maestà verso costoro, fautori di un dibattito politico ( al quale scendono o si “abbassano”, abbandonando la sacralità del loro ruolo) fatto di accuse verso i sostenitori della morte, gli assassini della famiglia e dei valori “buoni”, che saremmo noi, solo perché ci rifiutiamo di avere un’idea unica di vita, una di famiglia, una di sesso. O meglio: ognuno di noi ha la propria idea, ma non pensa che questa sia buona per tutti. I clericali invece innalzano a modello di vita quello che essi stessi reputano buono per loro, con la differenza che decidono di imporlo a tutti. E chi fuoriesce dal selciato da essi tracciato, attribuendo ad altro il significato di famiglia o di vita o di morte o di sesso, non solo è un peccatore, come lo erano Welby (che rivendicava il diritto all’eutanasia) o Luca Coscioni ( che chiedeva più libertà di ricerca), ma, da oggi, si arruola nell’esercito terrorista, al quale sono iscritti ad honorem tutti i non allineati alla linea “Ratzingeriana”. Viva la libertà religiosa, di pensiero e di espressione.