lunedì 28 settembre 2009

Mozione a sostegno degli strumenti per evitare le gravidanze indesiderate e le mallattie sessualmente trasmissibili. La Provincia di Brindisi ci sta?


Ecco di seguito il testo della mozione presentata dal sottoscritto in occasione della festa del PD e consegnata direttamente alla segretaria provinciale dei Giovani Democratici con cui si chiede (come avvenuto in Provincia di Roma) un impegno diretto dell'amministrazione provinciale a sostenere una campagna a favore dell'uso del preservativo.

MOZIONE
Oggetto: Sostegno a campagne di informazione e prevenzione, mirate a sensibilizzare i giovani del territorio provinciale in relazione alle malattie sessualmente trasmissibili e alla prevenzione di gravidanze indesiderate.

Premesso che
uno stato laico, nell'affrontare malattie come l'AIDS o altre malattie sessualmente trasmissibili, deve impegnarsi a garantire tutte le politiche a tutela della salute dei cittadini e, in particolare, delle fasce economicamente o culturalmente più deboli;
in Italia, a fronte della presa di coscienza che l'epidemia si diffondeva al di fuori dei gruppi che inizialmente presentavano la maggior parte dei casi di AIDS, si era scelto non di fornire gli strumenti per limitare la possibilità di contagio bensì di indicare come unico mezzo di prevenzione l'eliminazione dei comportamenti a rischio, e che solo in un secondo tempo, ad opera prima di Associazioni di volontariato e in seguito di Enti locali particolarmente illuminati, sull'esempio di altre nazioni, si è intrapresa un’ opera di informazione ed educazione sanitaria, la distribuzione di siringhe monouso e profilattici;
nel corso degli ultimi anni però si è assistito ad un nuovo innalzamento nel numero dei contagi, statisticamente accertato dall'Osservatorio Nazionale AIDS, e che se inizialmente, in Italia, la via preferenziale di inoculazione erano le siringhe utilizzate dai tossicodipendenti, ora la trasmissione per via sessuale, e soprattutto eterosessuale, è la principale causa di contagio;
l'AIDS inizialmente veniva relegata a malattia di categoria e che l'informazione e le campagne di prevenzione vennero modellate su questa errata valutazione il cui principale risultato fu da una parte la colpevolizzazione e l’emarginazione di una fetta di popolazione, e dall'altro, la creazione di una falsa aurea d’immunità nella rimanente parte;
Premesso ancora che
dal punto di vista delle politiche di prevenzione delle interruzioni di gravidanza va invece ricordato che in Italia il ricorso alla contraccezione ormonale (la più sicura in assoluto) è ai minimi europei (meno del 20%) e la Puglia è tra le regioni in cui solo l’8,9% la utilizza;
sotto i 25 anni, oltre un terzo delle ragazze, pur avendo rapporti sessuali, non usa metodi contraccettivi e le under 14 che chiedono il ricorso all’interruzione di gravidanza sono ancora in aumento, come pure in clamoroso aumento sono le malattie sessualmente trasmissibili (la Clamydia è aumentata di 10 volte in altrettanti anni);
considerato che
una delle fasce di popolazione maggiormente esposta è quella dei giovani tra i quali, la naturale scoperta della sessualità non è accompagnata praticamente da nessuna forma di informazione sessuale né da parte delle famiglie né da parte delle istituzioni; il problema principalmente riscontrato in diversi studi sulla popolazione, sia giovane che adulta, per l'uso dei profilattici è la relativa difficoltà di reperimento nonché il loro alto costo;
la protezione sessuale, d’altronde, è un’attenzione, una sana abitudine che denota amore e rispetto per se stessi e per gli altri;
l'importanza di abituare all'uso dei profilattici, facilitandone il reperimento e abbattendo le barriere culturali che ancora lo fanno considerare una sorta di tabù, garantire la qualità del prodotto e, non ultimo, fornire una adeguata informazione sia sull'uso corretto che sulla effettiva utilità nella prevenzione,
significa fornire non solo uno strumento di prevenzione, ma una reale possibilità di scelta consapevole;
il Consiglio Provinciale di BRINDISI
impegna il Presidente e l’Assessore competente
- a sostenere nel territorio della PROVINCIA DI BRINDISI le campagne di informazione, prevenzione e sostegno alla ricerca nella lotta contro il diffondersi del virus Hiv e di ogni altra malattia a trasmissione sessuale;
- a sostenere l’insegnamento dell'informazione sessuale e l’installazione di distributori di preservativi negli istituti superiori;
- a sviluppare un programma completo - destinato ai giovani che vivono o studiano nel nostro territorio - per sostenere una corretta informazione sessuale, precisando che tale programma debba comprendere, tra gli altri progetti e iniziative, l'installazione nei locali o nei pressi delle scuole di istruzione secondaria superiore, in accordo con gli organi di direzione delle stesse, di distributori automatici di anticoncezionali (preservativi).

domenica 20 settembre 2009

Esito della sortita radicale in Consiglio Comunale.

Desidero ringraziare tutti i consiglieri di PD e UDC che hanno sottoscritto la petizione sull’elezione diretta del difensore civico.
Da notare che, mentre alcuni consiglieri di maggioranza avevano già in precedenza preso posizione sulla stampa, esplicitando le ragioni (non condivisibili) della loro contrarietà a tale iniziativa, resta invece il mistero sul perché il gruppo IdV-DpC abbia ritenuto di non firmare. Sarebbe opportuno, oltre che utile per la crescita del dibattito sull’argomento, che chi ha accuratamente schivato la petizione fornisse qualche spiegazione ufficiale del (sia pure legittimo) rifiuto, per rispetto non verso di me ma verso la cittadinanza.
Personalmente, il mio unico obiettivo è e resta quello di fornire uno strumento a tutela dei cittadini, obiettivo per il raggiungimento del quale l’elezione diretta ritengo sia lo strumento più adatto. Ci si dica chiaramente cosa c’è di non condivisibile in tutto ciò, specie da parte di una forza di opposizione.
L’augurio, ora, è che i consiglieri che hanno firmato si impegnino anche in prima persona alla diffusione della petizione. Diversamente, l’ostruzionismo e i numeri della maggioranza avranno la meglio sull’interesse della collettività.

giovedì 17 settembre 2009

La Regione Puglia nomini il Garante regionale dei detenuti.

Visti i livelli di illegalità e incostituzionalità (per riprendere un’espressione utilizzata dal Ministro Alfano) delle carceri italiane, nelle cui strutture continuano a salire esponenzialmente la tensione, i suicidi e gli atti di autolesionismo;
visto da un lato il sovraffollamento sempre più clamoroso e dilagante (4227 detenuti effettivi rispetto ad una capienza di 2520) e dall’altro il sottodimensionamento degli agenti e degli operatori all’interno delle strutture pugliesi, constatati grazie alla visita che parlamentari di tutti gli schieramenti hanno svolto negli istituti di pena italiani e anche della nostra Regione in occasione dell’iniziativa “ferragosto in carcere”, organizzata da Radicali italiani;
si ritiene che la Regione Puglia potrebbe lanciare intanto un segnale di importante attenzione rivolto a questo mondo, attraverso la nomina del Garante regionale dei detenuti (costituendo un esempio di sensibilità che potrebbe essere imitato nelle altre regioni italiane).
Già con legge n. 19 del 10.07.06 la Giunta Vendola aveva istituito questa figura, che però non è mai stata nominata di fatto.
In questa fase di vero e proprio collasso, il lavoro del garante, accompagnato da uno svuotamento delle carceri non più prorogabile ed eludibile, potrebbe essere utilissimo a porre sotto i riflettori in maniera costante una realtà ignorata.
La legge regionale riconosce infatti al garante in particolare il potere di segnalare il mancato rispetto della normativa penitenziaria e di verificare che le misure restrittive della libertà personale “siano attuate in conformità dei principi e delle norme stabiliti dalla Costituzione”.
In attesa e nella speranza che venga approvata la pdl (a prima firma on. Rita Bernardini) sulla istituzione del Garante nazionale, la nomina di questa figura a livello regionale può rappresentare la volontà di cambiare rotta da parte delle istituzioni rispetto a questa emergenza tutta italiana.

On. Rita Bernardini (Radicali- PD)
Avv. Sergio Tatarano ( tesoriere associazione radicale Diritto e Libertà).

martedì 8 settembre 2009

Perché non servono nuove carceri.


Radio radicale e pochi altri si sono occupati del suicidio (avvenuto un mese fa nel carcere di Rovereto) di un muratore 48enne arrestato perché in possesso di 99 grammi di hashish.
In questo periodo, la Comunità Penitenziaria nel suo complesso (detenuti, agenti, educatori, dirigenti) è alle prese con la vera emergenza italiana, quella della giustizia che, insieme all’invivibilità degli istituti di pena, rappresenta ciò che Marco Pannella ha definito “lo specchio dello Stato, del Regime, vigenti”.
Il Ministro Alfano, dal canto suo, ha dichiarato nel marzo di quest’anno che la situazione delle carceri pone il nostro Paese “fuori dalla Costituzione”.
Anche e soprattutto grazie all’iniziativa ferragostana dei Radicali, è venuta alla luce la (tecnicamente) illegale e disumana condizione nella quale versano le carceri italiane.
Circa 200 parlamentari hanno infatti meritoriamente deciso di visitare gli istituti di pena per rendersi conto della situazione ed i dati che ne sono scaturiti hanno consegnato un quadro a dir poco allarmante della situazione.
Che fare, allora? In molti propongono di costruire nuove carceri: in realtà va preliminarmente detto che una strada del genere ha costi notevoli e tempi biblici.
Si tenga presente, poi, che entro il 2010, continuando con una media di circa 800-1000 nuovi detenuti al mese, arriveremo alla cifra record di 70mila detenuti nelle carceri italiane, mentre attualmente sono circa 43mila i posti letto. Quanto tempo e quanti soldi ci vorranno per rientrare nella legalità? E’ una strada oggettivamente percorribile, in un Paese che in molti casi non riesce neppure a garantire il sapone ai detenuti? Si pensi a quanti sarebbero dietro le sbarre se non si fosse adottato il tanto criticato indulto del 2006!
Molto più fattibile sarebbe allora puntare sulle misure alternative al carcere, strada questa seguita perfino da Paesi come gli Stati Uniti che si sono accorti di come queste ultime misure siano meno costose e più vantaggiose per la sicurezza rispetto alla detenzione in carcere. Un solo dato può essere utile da valutare, quello relativo alla recidiva: quanti sanno che chi sconta la pena in carcere nel 68% dei casi torna a delinquere, mentre chi beneficia di misure alternative lo fa solo nel 19% dei casi? E quanti sanno che la diminuzione di un solo punto percentuale della recidiva consente un risparmio economico per la collettività di circa 51 milioni di euro all’anno?

venerdì 4 settembre 2009

A proposito di facoltà, divieti, arte e coraggio di sperimentare.


La preannunciata guerra da parte dell’amministrazione francavillese nei confronti di chi non rispetta il decoro urbano rappresenta un obiettivo giusto, condivisibile, in parte doveroso. Tuttavia appare opportuno sottolineare come ogni condotta meriti un’analisi specifica e come non si possa affrontare tutto con il semplice divieto, che è e deve restare la “extrema ratio”, la strada da seguire quando non ve ne sia altra e soprattutto quando una pratica sia solo in grado di produrre un danno alla collettività.
E’ necessario che si eliminino abitudini come quella di abbandonare rifiuti per terra (e, aggiungo io, si adottino soluzioni meritocratiche per chi differenzia la raccolta dei rifiuti) o di non raccogliere gli escrementi dei propri cani o ancora la pratica della pubblicità selvaggia (sperando che la stessa intransigenza degli amministratori si registri anche in periodo di elezioni verso gli spazi non assegnati ai manifesti elettorali!).
Ci sono poi altre condotte che, laddove indirizzate, incanalate, incoraggiate, potrebbero rivelarsi addirittura un investimento per la comunità; pensiamo a quanto avviene per chi è capace di creare murales. La nostra preoccupazione come cittadini deve essere di andare alla ricerca del bello, dell’armonia, della serenità e della “vita” che c’è nei colori; d’altro canto, la filosofia dovrebbe essere sempre, per quanto possibile, quella di convertire il divieto (che spesso alimenta, anziché abbattere, lo sviluppo selvaggio di una data pratica) in “facoltà regolamentata”. Alcune amministrazioni hanno sperimentato soluzioni come quella di dare una chance a spiriti creativi che, oltre ad avere uno spazio dove esprimersi in libertà, potrebbero rendere un servizio anche alla città.
Perché allora non pensare di individuare spazi specifici e ben delimitati, dove lasciare che la fantasia e la creatività di chi ha talento possa venire fuori (e magari essere premiata dalla stessa amministrazione) e dare nuova vita a zone diversamente abbandonate al degrado e all’incuria collettiva? Perché non pensare ad incentivare, in questo modo, le migliori capacità creative (che potrebbero, perché no, persino venire da fuori), invece di rimanere in attesa che le zone più coraggiose e ricche d’Italia e d’Europa osino per noi, privandoci anche di tutte le migliori potenzialità artistiche?