sabato 31 marzo 2018

IO, RADICALE.




Il radicale non è un massimalista, ma è un riformatore autentico. Il radicale sostiene cioè la necessità dei piccoli passi nella giusta direzione. 
Non ho mai preteso, dai miei compagni di strada, tutto e subito, ma nel contempo non ho mai voluto rinunciare a ciò che sono io e ad istanze spesso minoritarie, per non dire solitarie, che sento mie. 

Ho semplicemente voluto porne alcune alla base di un percorso condiviso, nella libertà del confronto su tutte le altre. 

Esprimevo, in un modesto post del lontano gennaio 2011, il seguente concetto: "L’azione radicale, caratterizzata dall’organicità di un progetto fondato su TRE-QUATTRO tormentoni riconoscibili (e che si è tentato invano di rendere patrimonio di un’intera coalizione), si è scontrata finora con due fazioni: una integralista, del tutto indisponibile anche soltanto a parlare con chi non ha sangue blu; un’altra invece evidentemente interessata -soltanto a ridosso delle elezioni- alla fredda sommatoria di sigle pur di trasformarsi in maggioranza".

Auspicavo, già allora, "una “terza via”, liberale, per la quale si dovrebbe intraprendere laicamente (cioè senza pregiudizi) un cammino per verificare chi è disponibile ad una collaborazione pragmatica. Solo il ritrovarsi su obiettivi limpidi può essere il criterio vincente."

Dopo sette anni, sono e resto su quella linea, una linea che il candidato sindaco Denuzzo sta dimostrando di saper incarnare e rappresentare.  

Se allora il mio nome è collegato negli ultimi anni a proposte per alcuni strampalate ma, comunque, completamente ignote al dibattito politico locale, non sarà certo la mia candidatura a farmi rinunciare a quelle mie singolarità, che restano il mio modesto patrimonio personale e che intendo custodire gelosamente.

Per la cronaca: si sappia che vedere i pappamusci bambini sfilare scalzi per le vie della città non ha iniziato a intenerirmi per il solo fatto che siamo a due mesi dal voto. Continuo a ritenerla una tradizione da superare.