giovedì 26 giugno 2008

Fascismo e antifascismo.




Novembre 1980. Pezzo di storia, quando nessuno osava confrontarsi con il fascista Almirante. Per non dimenticare chi era Almirante e chi erano gli antifascisti.




ALMIRANTE - Confermo di avere indirizzato l'invito all'onorevole Pannella, e lo ringrazio per avere accettato.
(...) Un primo rapido giudizio sulla opposizione nel regime: quando dico, caro Pannella, che la tua è opposizione nel regime, voglio dire che è noiosa, perché ripete tutti i temi della prima Repubblica nata dalla Resistenza, tutti scontati e tutti falliti, o pretestuosi o di comodo; con l'antifascismo sul frontone, quel tale tipo di antifascismo che molto spesso tu critichi, ma che nella sostanza, o nella forma, soprattutto, mostri di condividere, vuoto di contenuti sociali, vuoto di autentici programmi, una spinta generica verso sinistra. Ecco la opposizione radicale, come mi sembra essere.



PANNELLA (...) Io mi rendo perfettamente conto anche del carattere drammatico del nostro contraddittorio, perché in democrazia il contraddittorio è un alto luogo di democrazia e, devo dire, un dato doveroso. Io so benissimo delle speculazioni che da domani cominceranno, e sono qui per questo, per offrire il destro alle speculazioni di alcuni traditori dell'antifascismo, e sono qui per fedeltà al vero antifascismo, per fedeltà a me stesso. Ernesto Rossi, Terracini, i fratelli Rosselli, Gobetti: la Resistenza contro il fascismo e durante il fascismo, resistenza di uomini intransigenti, di uomini che, in alcuni casi, sono stati assassinati e uccisi da chi non rispettava la diversità. E' la Resistenza in nome di una società antifascista, nella quale innanzitutto il fascismo deve avere risconosciuti i pieni diritti. E sono qui per dissacrare, da antifascista, questo tabù fascista, che fa di un diverso un perverso, anche se è un deputato della Repubblica, anche se è nel nostro Parlamento. Quando dei cittadini italiani nel loro libero, anche se - per me - errato convincimento, ne fanno un parlamentare, c'è il dovere a questo punto, se non si crede alle armi, se non si crede alla demonizzazione, di usare l'arma democratica della parola per cercare di far scaturire nella vita di ogni giorno un dato di verità.



ALMIRANTE Quello che ci divide è proprio questa nostra impostazione antiregime, perché noi vogliamo andare incontro alle esigenze reali degli italiani, che sono esigenze di sicurezza interna, esigenze di sicurezza sociale, esigenze di sicurezza internazionale. L'Italia è un paese che ha paura. Secondo me, occorrono norme drastiche, altro che decretini, che voi avete bocciato e che noi abbiamo bocciato, per opposti motivi: voi ritenendoli troppo repressivi e noi non ritenendoli affatto né preventivi né repressivi.
No, occorre che le leggi vigenti, fasciste - va bè, le avete lasciate in piedi le leggi fasciste, il Testo unico di pubblica sicurezza - vengano applicate immediatamente, duramente: pena di morte, centomila volte pena di morte. Sì, ho il coraggio di dirlo, non come fascista né come ex fascista, ma come capo del MSI-DN, come deputato italiano e anche europeo. Nell'altra manche parlerò degli altri problemi, quelli sociali, quelli morali e di costume, che mi interessano molto.



PANNELLA - (...) i pretesi antifascisti, che rinnegano ogni giorno i grandi motivi e le grandi speranze di una società libera e quindi antifascista. E tu sai che per questo non ho bisogno certo di essere tranquillizzato da te, né da nessuno; rispondo alla mia coscienza, come tutti i miei compagni radicali. Ogni volta che si è assassinato un ragazzo, tra virgolette "fascista", ogni volta, prima del '68 e sempre, tu sai quale è stato l'atteggiamento dei radicali. Sai quante volte ci siamo levati contro le discriminazioni nei vostri confronti...



ALMIRANTE Allora, se permetti, torniamo ai problemi reali, a quello che il paese reale vuole sapere da noi, credo, questa sera. Ho parlato della esigenza di sicurezza interna, parlo ora dell'esigenza di sicurezza sociale: il pane per gli italiani. Tu ti batti nobilmente, umanitariamente, contro la fame nel mondo. Io ti prego di guardare all'Italia. Ci sono quartieri di Napoli, che io ho visitato, che visito direi quotidianamente; ci sono quartieri della città vecchia di Bari, ci sono quartieri di Reggio Calabria, ci sono quartieri di Messina, c'è il Belice... L'Africa è in casa nostra!
(…)Infine ci sono le facilitazioni di costume, o di malcostume. Io detesto la demagogia in campo sociale, quella portata avanti dai socialisti, soprattutto, più ancora che dai comunisti; ma mi fa paura la demagogia, che consiste nel confondere libertà con libertarismo, che consiste nel favorire i peggiori istinti dell'uomo, di ogni uomo...
PANNELLA Perché non parli di droga e di omosessualità?
ALMIRANTE Ecco, alludo a questo, soprattutto a questo, soprattutto alla droga.
PANNELLA - E l'omosessualità dove la metti? Perché è un'altra chiave maschilista...
ALMIRANTE- Mi preoccupa, se consenti, anch'essa. Per la verità mi fa un po' schifo, se debbo esprimere il mio pensiero, non come leader del MSI-DN. Questo è uno stato d'animo del tutto personale, che nulla ha a che vedere con la politica. Questo libertarismo...
PANNELLA - Poi finiscono nei campi di concentramento!
ALMIRANTE - ...che porta avanti i più bassi istinti dell'uomo, che debilita la gioventù, che rende invertebrata tanta parte della gioventù, porta poi alla violenza, perché si tratta di violenza: questo incitamento al libertarismo è la peggior violenza, come la proclamazione dell'ateismo. E' violenza. E' difficile che chi si proclama ateo possa anche proclamarsi umanitariamente accanto a chi soffre e a chi muore.

mercoledì 25 giugno 2008

Dati sulla 194 nel territorio di Brindisi.


La cellula Coscioni di Francavilla Fontana continua la sua azione informativa su tutte le opportune e necessarie operazioni atte alla tutela della donna e alla contestuale sconfitta del flagello dell'aborto. Dopo aver diffuso materiale informativo e dopo aver sottoposto un test conoscitivo sui metodi contraccettivi ai ragazzi delle scuole superiori, oltre ad essere impegnata nella raccolta firme sulla petizione con la quale si chiede l'abolizione della ricetta medica per la pillola del giorno dopo (circa 200 le firme raccolte fino ad ora), la cellula sta indagando sulla corretta ed effettiva applicazione della legge 194 nel territorio brindisino, in particolare presso gli ospedali di Francavilla Fontana e Brindisi.

Questi i dati ricavati:

FRANCAVILLA FONTANA 8 obiettori su 9 ginecologi (89%)

BRINDISI 7 obiettori su 14 ginecologi (50%)

Negli ultimi anni sono state effettuate circa 300 interruzioni di gravidanza presso la struttura di Brindisi, con un numero pressoché costante di interventi.
PIù CONTRACCEZIONE, MENO ABORTI.

lunedì 23 giugno 2008

Proposta di alternativa radicale per Francavilla. Per chi vuole la fine di un regime.


Al termine della riunione congiunta tra la Cellula Coscioni di Francavilla e l’associazione radicale "Diritto e Libertà", svoltasi domenica scorsa, si è pervenuti alla conclusione che occorre rilanciare un’ampia, condivisa, pubblica, libera e liberale apertura delle forze antiregime in preparazione alle prossime elezioni.
Urge immediatamente chiamare a raccolta tutti coloro i quali vogliano superiore il duopolio interno alla destra che, in evidente continuità col passato, preannuncia la prossima degradante tornata elettorale; duopolio che questa volta, pare, sarà ufficialmente (dunque, non più solo “ufficiosamente”) diviso.
Per tale ragione, per creare da subito uno schieramento che sappia opporre all’antidemocrazia personalistica un esempio non di partitocrazia camuffata ma di nuova formula politico-programmatica, proponiamo di ripartire da un convegno laicamente aperto a tutte le culture politiche per dare forza agli strumenti con cui preparare le future amministrative.
E’ peraltro fondamentale, per radicali e coscioniani, che le nostre proposte abbiano cittadinanza nel dibattito politico francavillese: dalle primarie alle altre scelte programmatiche (tre-quattro, non di più) da elaborare immediatamente per un progetto comune che stenta a giungere, forse in attesa di essere preceduto da comandi provinciali o regionali o comunque partitocratrici incapaci di rappresentare la minima soluzione alternativa.
A tale finalità si lancia l’incontro per il pomeriggio di sabato 5 luglio al quale sono invitate a partecipare tutte le forze politiche (nessuna esclusa) che condividano (oppure no!) la nostra impostazione e il nostro progetto.

venerdì 20 giugno 2008

Riunione congiunta "Diritto e Libertà" e Cellula Coscioni.





Domenica 22 giugno è fissata una riunione congiunta tra l’associazione radicale “Diritto e Libertà” e la cellula Coscioni di Francavilla Fontana (appuntamento in via Appia a Brindisi alle ore 18, all'altezza del distributore di benzina).
La riunione viene indetta per discutere delle prossime iniziative comuni e in particolare per individuare le strategie da seguire in vista delle elezioni amministrative 2009 a Francavilla Fontana.
Tra i punti all’o.d.g. anche la campagna pro-Tibet, lo stato dell’indagine sull’applicazione della 194 in provincia di Brindisi e della raccolta firme a favore della abolizione per la ricetta sulla pillola del giorno dopo.
La partecipazione è aperta al pubblico.

mercoledì 18 giugno 2008

Quale alternativa al regime del "Santo protettore"?



Il rischio è concreto, direi sempre più una certezza: l’eventualità che le prossime elezioni si trasformino in una sfida completamente interna al regime è assolutamente realistica. C’è un‘alta probabilità che le future amministrative diventino, più di sempre, una lotta di potere nella quale qualunque barlume di contenuto venga spazzato via da un braccio di ferro che potrebbe umiliare oltremodo il centrosinistra.
Insomma, una competizione all’ultimo sangue che si teme possa portare a dover scegliere nella stessa persona, e all'interno della stessa coalizione, il Sindaco e il capo della destra, sulla base di una contrapposizione esclusivamente fideistica. Una specie di scelta del Santo protettore in Terra. A questo si è ridotta la politica.
C’è una via d’uscita a tutto questo? La via d’uscita è l’antiregime, ma l’antiregime non è nel rovesciamento nominalistico, non sta nel recitare la solita facilona litania sul governo dei signorotti, nel semplice parlare di democrazia, legalità e diritti, ma nell’esserlo, essere e rappresentare, nei fatti e nelle scelte, democrazia, legalità, diritti. E’ la via democratica, la via del confronto, non degli appelli destinati a cadere scientificamente nel vuoto dell’inconcludenza, della lontananza dai problemi reali della gente e del confronto sul vissuto, piuttosto che su qual è la tua squadra o la mia “religione”. Qualcuno ha risposto all'idea delle primarie affermando la propria contrarietà o (dall’alto di una indifferenza che quanto più è finta tanto più ha bisogno di essere ostentata) che parlare di nomi è una forzatura, che non è il momento, che è un gioco che non entusiasma nessuno perché vengono prima le idee, i progetti, perché poi un nome vale l’altro (ma solo se il nome è il proprio). Ad ogni modo, la falsificazione della realtà, il livello di mistificazione arriva fino a questo punto, in cui chi propone le primarie (cioè un metodo) parrebbe iscriversi al club di quelli che vogliono un nome a tutti i costi? Come se la scelta partitocratrica, dei delegati, quella che viene (fintamente) fuori alla fine di estenuanti e vacue riunioni fiume (ma che in realtà è già clandestinamente approvata da tempo) fosse una scelta rispettabile più di quella curtiana o vitaliana. Non lo è. Mi auguro sinceramente che le innumerevoli riunioni cui il nuovo centrosinistra darà vita non saranno un modo per togliere cittadinanza al minimo entusiasmo tra le forze che, per ora, si limitano a proporsi come alternative al regime, ma che non è detto che lo siano. Allora, aprite per davvero quelle porte.

lunedì 16 giugno 2008

Pillole di antifascismo.


Una ragazza decide, discutibilmente (superficialmente, per me), di inserire una croce celtica in ricordo di un militante di destra ammazzato. Qual è il punto? Davvero il punto è antifascismo contro anticomunismo? Il punto non è la condivisibilità di una parola, di un messaggio, di un’idea, di una proposta, ma la sua cittadinanza. Il punto non è davvero punire per un simbolo, come nei Paesi teocratici si punisce il vignettista di Allah e come si è messa al rogo la parola di Giordano Bruno? Il punto è dire se quella "falce e martello" ha rappresentato morte tanto quanto la svastica o la croce celtica, inserita lì, diciamo, un po' frettolosamente? Il punto è, per me, la libertà. Attenzione: non la libertà di usare violenza, ma di esprimere una parola, di teorizzare un concetto di completamente incomprensibile, di diametralmente opposto al mio, violento, che bandisce il suo avversario ma che non è bandito dal suo opposto, il liberale, il nonviolento. Per questo sono sempre stato contro i reati di opinione, per questo ritengo che la violenza, intesa già come sola soppressione della parola altrui, “tollerata” “fino a” e, varcato il limite, in grado di giustificare anche lo “sparo a vista”, è sempre condannabile, anche quando si circonda dell’alone rivoluzionario. Perché alla lunga ogni fucile è nero.

Dalla prefazione del libro "Undergronud: a pugno chiuso", Marco Pannella (1973).


Come possiamo, allora, recuperare proprio in politica, nella vita di ogni giorno nella città, il concetto di "male", di "demonio", di "perversione"? Quel che voi chiamate "fascista", si chiama "obiettore di coscienza", "divorzista", "abortista", "corruttore radicale", "depravato", per altri.
Sono contro ogni bomba, ogni esercito, ogni fucile, ogni ragione di rafforzamento, anche solo contingente, dello Stato di qualsiasi tipo, contro ogni sacrificio, morte o assassinio, soprattutto se "rivoluzionario". Credo alla parola che si ascolta e che si dice, ai racconti che ci si fa in cucina, a letto, per le strade, al lavoro, quando si vuole essere onesti ed essere davvero capiti, più che ai saggi o alle invettive, ai testi più o meno sacri e alle ideologie. Credo sopra a ogni cosa al dialogo, e non solo a quello "spirituale": alle carezze, agli amplessi, alla conoscenza come a fatti non necessariamente d'evasione o individualistici - e tanto più "privati" mi appaiono, tanto più pubblici e politici, quali sono, m'ingegno che siano riconosciuti.

domenica 15 giugno 2008

A proposito di chiusura del centro storico e di dibattito col PD.


Amichevole (e, si spera, proficuo) scambio di battute con Tommaso Resta, dal blog “lachiazzafrancavillese.com” .




Rammento a Sergio Tatarano che la questione traffico in generale era avvertito come una delle emergenze più gravi e trattato come uno dei punti più qualificanti del programma della coalizione che mi sosteneva. Si inseriva criticamente nel Piano del traffico (PUT) elaborato dalla amministrazione Della Corte e mai adottato per evidenti ragioni di risibilità delle risorse economiche destinate (esproprio di suoli da destinare a parcheggi; creazione di piste ciclabili, attivazione di un efficente servizio pubblico di trasporti, attività di promozione sull'uso di mezzi alternativi; incentivazione fiscale ai commercianti che operano in ZTL ed altro ancora)e indifferenza culturale del centro-destra. Infine un consiglio, se mi è permesso: Caro Sergio, il tema della solitudine, del....l'avevo già detto nel silenzio generale sono ormai un refrain tanto collaudato e ripetuto da essere divenuto un pò logoro......che ne pensi?

In bocca al lupo per tutto il resto.

Con affetto,

TOMMASO RESTA




Caro Tommaso, non ricordo se avesti modo di leggere (credo proprio di sì) quella lettera che ti indirizzai due anni fa e nella quale ti chiedevo di prendere posizione netta sull'argomento. Lo feci come suggerimento propositivo e non come critica stile Tafazzi (visto che si usa molto ultimamente). Non ebbi alcuna risposta, fino a prova contraria. Parli di questione traffico, ma, correggimi se sbaglio, nessuno in quella campagna elettorale accennò minimamente alla chiusura del centro storico. Se così fu, non me ne accorsi. Indipendentemente da ciò, avrei gradito e sicuramente riconosciuto pubblicamente, all'epoca, una tua risposta chiara sul punto, anche di non condivisione della proposta (come ho fatto per esempio nel corso del dibattito recente, in piazza, in cui ringraziai Maurizio per l'invito rivoltomi-anche se solo dopo una mia forte critica alla chiusura del PD, ma apprezzai il fatto che aveva ascoltato la critica e aveva avuto la capacità di riparare-, rilanciando immediatamente, attraverso una lettera apparsa qualche giorno dopo sul Quotidiano, una forte collaborazione su alcuni temi a me cari e in particolare su primarie e cammino verso le amministrative; lettera che non ha poi avuto risposta, a differenza di quella indirizzatagli da PRC e Dem. per la Cost.). Se leggi il mio blog, vedrai una sfilza di lettere, paragonabili a quelle di un innamorato ad una donna, amata e che non corrisponde, lettere rivolte a tutti, specie a sinistra, che raramente hanno trovato una risposta e solo dopo mie lamentele da suocera. Infine, "l'avevo già detto" nasce dalla necessità di effettuare una precisazione: sarebbe corretto riconoscere da dove viene una proposta, quando l'ha formulata qualcun altro prima di noi; poiché questo fa parte della politica non me la prendo, ma sottolineo un altro aspetto e cioè che più che di posizioni estemporanee su un punto, il paese, la città, ha bisogno di lotte durature e convinte. Quello della solitudine è un motivetto che spiace molto più a me che a te, caro Tommaso. Ma, delle volte, rimarcarlo diviene l'unica strada per pungere nell'orgoglio qualcuno che diversamente non darebbe segni di vita e non ci riconoscerebbe dignità politica. Spero sinceramente (con la lealtà che, ti posso assicurare, mi accompagna nella mia modesta azione politica) che da oggi si possa dare vita ad una collaborazione positiva e propositiva più costante e trasparente. Se mi si risponde, sarò io il primo a riconoscere il merito al mio interlocutore, indipendentemente dal tenore della risposta. Sennò sarò costretto a segnalare mestamente la mia solitudine, come accaduto sulla 194, con tutte le armi di cui dispongo.

ps: crepi il lupo!! :)

Con stima e affetto.

SERGIO TATARANO

venerdì 13 giugno 2008

La Chiesa, gli spermatozoi sacri e le persone indegne .


Quando Welby chiese all’Italia di lasciarlo andare, quando chiese di poter ottenere una morte "opportuna", ricordo che tante voci si alzarono nel sottolineare che le persone vanno aiutate a "vivere", non a morire, che andrebbero incentivate le cure contro il dolore e amenità del genere. Amenità, certo. Perché se si indaga sulla ragione per cui certe cure non sono sviluppate e sul perché siamo il centesimo Paese per uso di antidolorifici, la responsabilità va ricercata tra i sostenitori della sacralità della vita, la vita coatta, per alcuni “non-vita”, contro la vita che si ama, che si costruisce giorno per giorno, che è espressione di gioia e responsabilità.
Poi capita di leggere che (non un prete di un paesino ma) il Vescovo di Viterbo rifiuta di sposare una persona disabile (applicando il Canone 1084 sull'impotenza copulativa) e si comprendono tante cose, le verità, lo spirito di una Chiesa posta al di fuori della realtà, cattiva e crudele, anticristiana, la stessa Chiesa che non volle celebrare i funerali del “suicida” Piergiorgio. Nessuna pietà.
La “sacralità” dello zigote, dello spermatozoo, prevale come sempre su quella delle persone, sulla loro volontà, sulla libera scelta, su quella che dovrebbe essere la sacralità della coscienza dell’uomo, che i laici contrappongono agli amanti della roba e ai difensori del potere mondano, quello produttore di mostri. Il motto “generare come le bestie” viene ancora una volta innalzato a modus operandi da una Chiesa che concepisce l’unione solo in quanto finalizzata alla procreazione e non attribuisce alcun valore al sentimento. Perciò, l’omosessuale al rogo, per questo il no alla pillola e ad ogni contraccettivo (anche quando ciò significa morire di AIDS) e per questo, adesso, è negato il sacramento anche al disabile che non può compiere l'atto sessuale. A questa coppia che alla fine ha coronato ugualmente il sogno di un matrimonio, civile, fuori da un mondo ormai antistorico, oltre che respingente, violento, cinico, vanno i nostri migliori auguri.
Per questa ragione, quando toccherà a me, mi sia consentito di non essere salutato in un luogo che non mi appartiene e a cui non appartengo.
Subito una sala laica a Francavilla, oltre che per i matrimoni, anche per i funerali civili.



mercoledì 11 giugno 2008

Unico obiettivo: soldi alla Chiesa. Il "baciamo le mani" berlusconiano. Calamandrei risponde (58 anni fa).

“In uno Stato democratico, che promuove la libera iniziativa, non sembra giustificarsi l´esclusione di un adeguato sostegno all´impegno delle istituzioni ecclesiastiche nel campo scolastico”.
Papa Ratzinger (maggio 2008)

"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale (…) vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato.(…) Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. (...) Siete proprio sicuri che in Italia noi abbiamo la scuola laica? Che si possa difendere la scuola laica come se ci fosse, dopo l’art. 7?
Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? È un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica"
Piero Calamandrei (febbraio 1950)

PS: Mentre il Papa sabato sarà a Brindisi, io sarò, da Presidente della Cellula Coscioni, a Galatone, a salutare la nascita dell’associazione radicale “Certi diritti”, associazione GLBTE che si batterà per i diritti civili e di liberazione sessuale (siete tutti invitati).
Saremo lì per ricordare che c’è un’altra Puglia, quella contraria allo sperpero di denaro pubblico per accogliere il Papa, quella che non bacia anelli, quella che riconosce il rispetto delle minoranze. Quella credente in altro che nella "roba", quella religiosamente laica.

lunedì 9 giugno 2008

La desolante eredità della destra, la (unica) desolante scelta (non a caso antistatutaria) del centrosinistra. Esiste un "democratico" a Francavilla?



Viviamo un momento storico di grande emergenza a Francavilla. L’emergenza è innanzitutto di eredità della destra, eredità che nessuno vuole portare sul groppone. A destra, è poi evidente, ci sono lotte intestine legate al fattore Curto, alle scelte sul suo futuro e alla convivenza dello stesso con Vitali.
L’emergenza (democratica) è rappresentata anche (e bene) nel centrosinistra, che apre bocca solo per denunciare le pochezze altrui.
Il centrosinistra ha il vantaggio di partire perdente e per ora si permette il lusso di snobbare invece che abbracciare, di escludere invece che coinvolgere, di ghettizzare invece che aprire.
Mentre in un Liceo Classico, dopo essere semplicemente venuti a conoscenza dell’iniziativa della Coscioni, cento ragazzi firmano spontaneamente la petizione per la pillola del giorno dopo, il PD francavillese continua a parlare di coinvolgimento di giovani, utilizzati strumentalmente e dimenticati quando si parla di lottare per i loro diritti, come per le donne. Noi (cellula Coscioni, noi radicali, libertari, liberali, non violenti) cercheremo fino alla fine una interlocuzione, una contaminazione, fino a che qualcuno risponderà ai nostri appelli, ai nostri inviti, all’iscrizione. Aderire è facoltativo, attiene alla condivisione delle proposte, ma rispondere è un gesto di buona educazione. La strada è invece ancora quella, il silenzio, il bavaglio, la finta discussione pubblica. Nessuna risposta è giunta a noi tanto quanto ai compagni di rifondazione o agli amici dei democratici per la Costituzione (da cui pure ci differenzia, politicamente, un abisso, ma che non possono essere esclusi pregiudizialmente da alcun progetto di alternanza dalla destra).
Un partito che permette a se stesso di far circolare voci su una separazione (ideologica? Personalistica? Fateci capire!) da una parte del centrosinistra senza motivi plausibili, senza analisi più o meno condivisibili (semplicemente senza analisi), è un partito che sceglie consapevolmente di andare a “morire”. A meno che qualcuno non ci spiega la situazione in termini chiari e politici.
Il PD è ancora in tempo per evitare scelte suicide, per evitare di fallire miseramente, di ignorare le domande degli interlocutori e dei suoi stessi potenziali elettori, che sono quelli che esso PD in primis dovrebbe chiamare a sé. Esso fugge all’inseguimento dell’UDC e verso il ripudio delle primarie, unica scelta resa scelleratamente pubblica, tradimento orgoglioso del proprio statuto e dei propri (astratti) ideali. Esiste, a Francavilla, un democratico, ma, prima ancora, uno che voglia rispettare uno Statuto?
Abbiamo diritto, non solo come interlocutori del centrosinistra, ma anche come cittadini democratici, di pretendere da un partito che si definisce tale, un atteggiamento di rigurgito del vecchiume partitocratrico. Che qualcuno ci risponda, che qualcuno ascolti e renda pubblico il proprio pensiero (per il bene non nostro, ma dei cittadini, della democrazia), non soltanto quando si tratta di cavalcare qualche facile onda provocata dalla risacca amministrativa marinottiana, ma anche quando è necessario assumere una responsabilità, consci del fatto che alcuni principi non sono derogabili, come non lo sarebbero le primarie. Dimostrino che quello scelto non è un nome abusivo.

mercoledì 4 giugno 2008

...e continuavo a chiamarli "mafionimi".

Invito a tutti i blogger.
All’epoca di “cento passi” scrivevo alcuni post scagliandomi contro l’anonimato innalzato a sistema, a modalità di partecipazione (fittizia, falsata e scorretta) al dibattito pubblico e lo equiparavo ad un regime in perfetto stile mafioso: l’anonimato come regola seguita da chi espone una propria idea ma per le più svariate ragioni non ritiene di dover sottostare a principi normali di buon senso, di buona educazione, di trasparenza, anche di legalità, scelto per potersi sottrarre magari a impegni di coerenza e logicità delle proprie affermazioni oppure semplicemente utilizzato per gettare ombre su una persona, senza l'assunzione di responsabilità necessaria. Tante volte, quasi sempre, l’anonimo è la fonte dell’attacco più violento, gratuito o no, motivato o meno, sferrato nei confronti del potente di turno. Capita, ogni volta che leggo un commento non firmato, nel quale si vuole rivolgere una critica anche a me, di “caricarmi di ragione”, di sentirmi cioè già scagionato aprioristicamente da qualunque accusa o critica.
Di fronte all’accezione di “mafionimi” che io lanciavo tempo fa, alcuni visitatori e amici si facevano due risate, sminuivano, sostenevano il diritto a non inserire il nome o addirittura la legittimità che lo strumento internet attribuiva (e attribuirebbe) a chi vuole semplicemente, come diceva in maniera azzeccata qualcuno, “ruttare” nei blog.
A distanza di tre anni circa mi trovo a essere d’accordo con me stesso e con la guerra non violenta che avevo ingaggiato allora, guerra certamente poco apprezzata da chi non coglie la portata rivoluzionaria di internet.
Il fenomeno potrebbe essere interrotto semplicemente vietando a chiunque di lasciare commenti senza apporre una firma, ma non voglio, non ho mai voluto.
Mi piace l’idea che si possano isolare questi personaggi, isolarli convincendoli, perché diversamente sarebbero ignorati, alla scelta della firma e dunque all’abbandono dello sfogo.
Per questa ragione rivolgo a tutti i blogger locali l'invito a condannare con forza e ripetutamente, a costo di risultare tediosi, gli eventuali commenti anonimi, anche se ciò dovesse (come sicuramente accadrà) significare un abbassamento netto del numero di visitatori.
Mi auguro che ogni blogger vorrà, con un messaggio nella home page, ricordare che chi non si firma è figlio di una cultura mafiosa e non fa che alimentarla.

martedì 3 giugno 2008

A proposito del kit ecologico. Pubblicità "progresso" (ovvero: come sponsorizzare una propria iniziativa).


“In teoria si tratta di una sacca con guanto in lattice e additivi acidi, che consentono di trasformare gli scarti dell’umido in fertilizzante. In pratica, si tratta di un vero e proprio sacrificio. Questo tipo di riciclaggio comporta troppi problemi e disagi alla maggioranza dei cittadini. L’umido impiega ben sei mesi prima di trasformarsi in fertilizzante e ciò significa sei mesi di puzza nelle case, con probabili invasioni di topi e moscerini. E’ un riciclaggio ristretto a tutti coloro che hanno una sensibilità ecologica tale da sopportare tutti i disagi. (…)
E’ abbastanza facile dedurre che solo pochi cittadini attueranno il programma, il resto, andando incontro a problemi, getterà il tutto. Il problema degli scarti dell’umido è complesso e di certo non può essere risolto con un kit di riciclaggio che impiega sei mesi per una trasformazione”.


(Assessore all'Ambiente di Francavilla Fontana, Antonio Martina, da "Il gallo" del 31 maggio-13 giugno 2008).