lunedì 23 aprile 2007

Laicità in salsa francavillese...


Non faccio in tempo a leggere di un progetto dignitoso, quello sulla mobilità gratuita, che, dopo una disamina più attenta dell’articolo, mi devo necessariamente vergognare della pochezza culturale che accompagna ogni iniziativa della nostra amministrazione.
Da rappresentante dell’ass. Coscioni non potevo infatti rimanere indifferente all’attenzione prestata nei confronti dei disabili dalla amministrazione di Francavilla Fontana e non potevo far altro che salutare con approvazione la concessione in comodato gratuito di tre pulmini ai paesi del brindisino.
Ma, ancora una volta, la bieca tentazione di confondere le acque, di mischiare Dio e Cesare si è fatta ghiotta: leggo, infatti, che i veicoli, prima dell’uso, saranno sottoposti non ad un controllo da parte del meccanico, bensì a una “benedizione” sul piazzale della Chiesa Madre. Vista la sfacciataggine con cui si continuano a perpetrare tali condotte da parte del potere francavillese, comincio davvero a credere che manchino i fondamentali nel riuscire a concepire come l’idea di destinare sempre ed in ogni circostanza una fetta di gloria alla chiesa cattolica sia una manovra squallida. Dopo aver assistito all’indecorosa presenza degli amministratori alle manifestazioni religiose in occasione dei riti della Settimana Santa, oggi dobbiamo anche intristirci per una nuova miserevole manovra di “ammiccamento” tra i rappresentanti politici e le sfere religiose, le quali, da parte loro, sarebbero degne di grande apprezzamento se si rifiutassero di collaborare a tali basse iniziative di regime culturale.
Possibile che non si riesca a capire che in un paese laico l’operato di un’amministrazione non ha bisogno di alcuna benedizione o sponsorizzazione di chicchessia? Possibile che, vista la scarsa fiducia che l’opportunismo politico dei nostri amministratori genera, non sia lecito aspettarsi almeno dalla Chiesa un gesto di lontananza ed un rifiuto ad andare sottobraccio col potente di turno?

sabato 14 aprile 2007

Francavilla: buio a destra e a sinistra


A Francavilla Fontana hanno destato grande scalpore le dichiarazioni del giudice Clementina Forleo sul buio che oscurerebbe la nostra città.
Non sono particolarmente entusiasta del dibattito che ne è venuto fuori, dibattito per molti versi anacronistico e in gran parte strumentale e strumentalizzato da ragioni faziose.
Accanto ad una destra la cui unica risposta poteva essere ( come è stata) di negare l’imbarbarimento della città ( visto che Francavilla, dalla destra, non è semplicemente amministrata ma direi posseduta da decenni, come una persona indemoniata), la sinistra si è immediatamente incuneata nel tentativo di creare un varco da sfruttare, di impadronirsi di un puledro da cavalcare per denunciare le incapacità delle ultime amministrazioni. In realtà, le miserrime capacità del Polo sono uguali e contrarie al basso livello delle forze di opposizione; in un certo qual modo, l’onestà intellettuale di un uomo come Pietro Filomeno ha spogliato di ogni bugia il criticismo facilone di una coalizione che si è retta per anni sulle disgrazie di Parentopoli o delle discariche, che ormai spuntano alla stessa velocità dei centri commerciali.
In realtà, c’è una Francavilla soggiogata da rapporti clientelari e di potere cristallizzati e fermi che non vengono in alcun modo scalfiti, anzitutto dal voto popolare: non credo, insomma, che il degrado che interessa la nostra città, dipenda dai mezzi inadeguati di cui indubbiamente dispone la destra, quanto piuttosto da una generalizzata e trasversale accettazione passiva del pressappochismo politico, al quale si è del tutto abituati e del quale si è praticamente schiavi. E’ inaccettabile proporre come alternativa culturale e politica un modello speculare a quello di Curto e Vitali, un modello di politica che vive delle masturbazioni mentali sul partito democratico e che preferisce le manifestazioni pacchiane ai confronti pubblici con l’avversario su temi concreti.

mercoledì 11 aprile 2007

Partito democratico: battaglia oligarchica o scelta di libertà?


E' sempre di attualità il dibattito sul partito democratico. Nella bolgia, nella discussione oziosa sulla necessità di dar vita a un nuovo partito nel quale abbiano cittadinanza tutte le istanze del variegato popolo del centrosinistra, una questione e solo una andrebbe affrontata: si sta infatti parlando, noiosamente parlando, di un contenitore, di un nuovo partito che sappia trovare nella diversità la sua forza e non il suo limite. Eppure, al di là della vaghezza del concetto, non si riesce ancora a discutere di un progetto e, quindi, del contenuto. Cosa deve essere questo Pd? Oggi, il dilemma è posto come se dovessimo scegliere di andare a vivere in una casa con delle persone senza sapere quale sia il loro stile di vita, le loro abitudini e le loro esigenze. Magari pensare di andare a viverci perché ci piace la casa esternamente ma poi all’interno la disposizione dei mobili è orripilante per qualcuno e gradevole per qualcun altro. Oppure alcuni mangiano con le posate e non sopportano gli altri commensali che mangiano a mani nude. Ecco, questo mi sembra il progetto di Pd, oggi. E’ una bomba a mano che potrebbe scoppiare da un momento all’altro nel cuore del centrosinistra, che sa di avere di fronte una sfida impegnativa, decisiva. Ma dubito che gli Italiani ci stiano capendo qualcosa. Dubito che il popolo ulivista, diciamo così, si sia fatto un’idea e possa dare un contributo alla creazione di questo nuovo soggetto. Anche perché, e soprattutto perché, nessuno ha chiarito su cosa si deve discutere, quali rapporti ci siano in ballo. Appare in corso un braccio di ferro tra l’ala filocentrista dei Rutelli, “accarezzata dall’idea di accarezzare” il potente e indistruttibile partito d’Oltretevere, e i D’Alema e Fassino, protesi a schiacciare la parte di derivazione non socialista, in senso stretto, per rinchiuderla come in uno scatolone stracolmo e stravecchio. In mezzo, il tentativo, generoso e forse poco realistico, dei “volemose bene” prodiani, più sganciati dall’approccio ideologico e, nello stesso tempo, più inclini al tecnicismo annacquato.
Mi rendo conto di quanto difficile sia introdurre tematiche che possano trovare una soluzione comunemente accettata e accettabile da tutti gli iscritti e simpatizzanti, ma un inizio si dovrà pur provare. Chiaro anche che il punto forse più delicato è quello relativo alla sintesi tra laici e cattolici ( che a mio avviso è già sbagliato indicare in questo senso: la sintesi è già nella laicità). Eppure molti continuano a non capire, ad opporsi, a lisciare il pelo. E’ vero: non è l’unico nodo difficile da sciogliere: la giustizia, ad esempio, è una brutta gatta da pelare, se si tiene presente che le derive forcaiole e giustizialiste sono sempre in agguato e pronte a girontondare per chiedere la testa del Berlusconi di turno.
Eppure l’indulto, nonostante Di Pietro, lo si è votato.
Invece l’intransigenza clericale rende impossibile trovare un incontro sui temi riguardanti l’etica. E l’accoglienza riservata, qualche settimana fa, ad un grande intellettuale come Rodotà dalla componente cattolica durante il primo confronto proprio sul tema, rende perfettamente l’idea della difficoltà della sfida. Allora, è da qui che bisognerebbe partire, dall’accettazione della laicità come punto di incontro e non come impostazione da combattere; la laicità come interesse comune e non di una parte. Anche perché è sulla laicità che il grande popolo del centrosinistra, cattolico e non, si è sempre ritrovato nelle storiche battaglie di libertà ( divorzio e aborto, ad esempio), lasciando i vertici in difficoltà e costringendoli, in un secondo momento, a farsi seguire per mancanza di alternative e per calcoli opportunistici.

E’ dal popolo delle primarie che bisognerebbe ripartire, dando a questo proprio un ruolo propositivo e non di passiva accettazione delle scelte oligarchiche dei vertici.
Chi continuerà a non capire tutto questo?

martedì 10 aprile 2007

La nuova crociata della Chiesa a Francavilla Fontana

La nuova crociata della chiesa a Francavilla Fontana
13 marzo 2007
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La critica vaticana al relativismo, al quale si preferisce evidentemente l’assolutismo illiberale, approda ormai su una strada che rischia di portare alla desertificazione dell’istituzione religiosa cattolica, sempre più lontana dal vissuto della gente e, per giunta, sempre meno seguita anche da politici storicamente ossequiosi. Trovo davvero enorme difficoltà ad individuare il messaggio cristiano in coloro che vietano i funerali ad un uomo (Welby) che decide di smettere di soffrire di fronte ad una vita di sofferenza ma, nello stesso tempo, combattono così strenuamente contro il progresso scientifico; in coloro che vogliono negare per legge alle persone sterili la gioia di un figlio, in coloro che ancora non si stancano di considerare deviati gli omosessuali.
Sembra abbandonato anche quel percorso di scambio multireligioso che, con tutti i suoi limiti, aveva comunque intrapreso con una certa convinzione Papa Woytila. Gli attacchi della Chiesa vengono così sferrati ai danni dello Stato laico tanto quanto delle altre religioni: a questo proposito, è doveroso citare cosa accade a Francavilla Fontana, dove la comunità cattolica protesta e chiede la rimozione di un manifesto affisso presso la sede del Prc nel quale si parafrasava un pezzo tratto dal Vangelo, modificato a favore dei pacs (e non della pax). Addirittura il parroco della chiesa matrice afferma testualmente che nei paesi islamici un fatto simile avrebbe scatenato immediatamente una reazione violenta dei kamikaze. A parte l’inopportunità dei richiami all’Islam e ai kamikaze, credo che utilizzare le parole del Vangelo in maniera intelligente e provocatoria sia un modo come un altro per ironizzare sui contorsionismi a cui si sottopongono gli uomini di Chiesa per sostenere una linea “politica” fallimentare. E poiché questa Istituzione si pone come soggetto politico, come tale viene fronteggiata. A me pare, dunque, che non sia ancora sopita quella propensione a clandestinizzare per creare mostri, a nascondere i fenomeni per fingere che non esistano e reprimerli in maniera innaturale. Purtroppo, le conquiste del divorzio e dell’aborto non hanno evidentemente ancora insegnato nulla.
Nel merito della questione, trovo scivoloso il terreno sul quale la Chiesa locale ha deciso di scendere, andando a chiedere la rimozione di un manifesto pungente proprio perché rispettosamente ironico. Si tratta di un atteggiamento antilaico e antiliberale. Ci si preoccupi di tutelare sempre l’amore di tutte le persone, che si vogliono bene come possono, e si pensi, piuttosto, a ravvivare un dibattito sui temi etici, nel merito, chiedendo anche il confronto tra i politici locali. Sarebbe utile infatti conoscere il parere di tutti, anche dell’intero Consiglio comunale, costringendo l’ipocrisia e l’opportunismo di molti a soccombere di fronte alle richieste urgenti della gente comune.

Un giorno da leoni...



Ancora una volta, non curanti delle osservazioni laiche e “antipotere”, i "proprietari" di Francavilla Fontana hanno sfilato dietro le statue raffiguranti la Passione del Cristo durante la processione del venerdì Santo. Nel paese bloccato dalla folla e follia mistica, l’occasione per dimostrare la loro forza era troppo ghiotta e, dunque, alcuni personaggi hanno trasversalmente dato prova della vicinanza alla fede, folgorati come sempre, come ogni anno, proprio nella santissima settimana pasquale. Più si è vicini alla statua del Cristo, più si è potenti e padroni della città, che resta immobile e inerte di fronte a queste manifestazioni nelle quali la venerazione popolare verso il sacro si mischia con l’idolatria per coloro che sono in grado di procurare certificati facili e posti di lavoro stabili. Questo è il senso di laicità delle formichine francavillesi, che agguantano le briciole di un potere misero e meschino.

Francavilla radicale

Con la nascita di questo blog intendo dare il mio contributo alla creazione di uno spazio di libertà virtuale ( e reale) per le sensibilità di Francavilla Fontana. Dopo l'ottima esperienza di www.centopassifrancavilla.it , intendo riprendere il cammino culturale abbandonato qualche mese fa con la fine del sito e il decesso dell'associazione.
Perché le anime radicali e alternative al potere possano trovare uno sbocco naturale all'interno di questo luogo, soffocate come sono a ricevere vita in un paese in cui il potere cammina su due gambe che si alimentano e sono speculari l'un l'altra.