martedì 29 giugno 2010

Lettera aperta a PrC e SeL: la necessità della trasparenza anche nel dibattito tra partiti.



Cari compagni,
dopo la vostra assenza in occasione della conferenza stampa su trasparenza, informazione e partecipazione ritengo necessaria un’approfondita e pubblica riflessione politica sul rapporto tra le varie anime della sinistra: in sostanza, se ho ben capito, avete rimproverato a Radicali, PD e IdV di essersi “mescolati” all’UDC locale. Ora, non ci si può consentire di archiviare per l’ennesima volta la questione come semplice rottura tra “duri e puri”, da un lato, e realisti, dall’altro. E ciò per evitare che in futuro siano gli eventi a decidere per noi e a travolgerci trovandoci impreparati.
La domanda che pongo è: con quali forze è accettabile imbastire un’iniziativa politica?
Io dico, laicamente, se si tratta di accordo politico, con chiunque ci stia. Se invece è un accordo di potere, allora con nessuno.
E’, infatti, possibile ritenersi padroni di un’idea o di una proposta? Ritengo di no. E trovo non solo strumentalmente suicida, ma anche profondamente illiberale pensare di estromettere chi dichiari di aderire ad un progetto.
Dovremmo capire di aver vinto la nostra battaglia quando qualcuno con cui non abbiamo mai condiviso nulla si trova a sostenere nostre scelte, squisitamente politiche, in maniera pubblica e trasparente.
Nel caso di specie, è incredibile come non si colga che l’iniziativa è lanciata proprio al fine di tagliare le radici di una politica che per decenni si è dichiarato invano di voler combattere.
Invece, mi spiace dirlo, ma quello che è venuto fuori dal vostro immobilismo è proprio la mancanza di proposta. Al contrario, il pacchetto presentato in conferenza stampa è esattamente proposta politica. Nel 2008 portammo per la prima volta all’attenzione di tutti, in solitudine totale (sempre noi soliti tre-quattro “panda radicali”), due argomenti perché fossero patrimonio collettivo: anagrafe degli eletti e primarie. L’accoglienza dell’allora centrosinistra fu glaciale.
Oggi l’anagrafe, insieme al resto, è divenuta, almeno a parole, priorità per tutti e noi ne siamo lieti. Oggi vengono pubblicati sulla stampa i primi dati su presenze e assenze in consiglio: un inizio, un modo per inserire il germe meritocratico anche nel Palazzo, per spingere i politici a fare meglio, anche quelli dai quali non ci aspetteremmo nulla. Perché anche a quelli conviene ravvedersi, è nel loro interesse. Se non lo faranno, i cittadini potranno mandarli a casa, ma solo se saranno adeguatamente informati.
In conclusione, qui non è questione di realismo; qui si deve comprendere che dichiarando guerre personalistiche non si estirpa alla radice il male della cattiva politica: l’unica speranza di svolta è nel modificare strutturalmente il regime, perché altrimenti il “mostro” di turno verrà solo superato da un nuovo “mostro”.
L’invito o, per meglio dire, il consiglio è anzitutto di non lasciare che questa iniziativa sia figlia solo nostra. Solo se tutti comprenderemo questo, potremo attrezzarci per governare il futuro.

lunedì 21 giugno 2010

Conferenza stampa: mercoledì 23 ore 19, piazza Umberto I (Giba Caffé).


Conferenza stampa indetta da Radicali Italiani (alla quale hanno aderito PD, IdV e UDC) per denunciare la latitanza dell'amministrazione comunale sul tema della trasparenza, l'assenza di informazioni e coinvolgimento dei cittadini rispetto alle sedute del consiglio comunale, il mancato rispetto degli impegni assunti sull'anagrafe degli eletti approvata a febbraio e sulle norme dello statuto (in particolare con riferimento agli strumenti di democrazia diretta).
Nel corso della conferenza stampa verranno annunciate le prossime iniziative in programma a Francavilla.

Partecipano:

Sergio Tatarano (Radicali Italiani)
Marcello Cafueri (coordinatore cittadino PD)
Salvatore Madaghiele (coordinatore cittadino IdV)
Giovanni Capuano (coordinatore cittadino UDC)
Tommaso Resta (capogruppo PD in consiglio comunale)

venerdì 4 giugno 2010

Lettera aperta all'assessore alla cittadinanza attiva, arch. Roberta Lopalco.


Gentile assessore,
mi rivolgo a Lei che da poche settimane ha ricevuto la delega alla cittadinanza attiva per formulare queste mie considerazioni e richieste.
Come forse saprà, fin dall’insediamento dell’attuale amministrazione, ho sostenuto che la nostra comunità avrebbe bisogno di un segnale politico in tema di conoscenza dell’attività amministrativa.


Nella scorsa estate avevo proposto senza successo l’elezione diretta del difensore civico, mentre nel febbraio scorso, dopo una mia petulante iniziativa, il consiglio comunale ha approvato all’unanimità una mozione sull’anagrafe degli eletti (in parole povere, la pubblicazione su internet dei dati e delle attività del consiglio e dei singoli consiglieri). A distanza di quattro mesi, non solo non c’è traccia di quell’impegno, ma il sito istituzionale continua ad essere l’emblema del pressapochismo dominante, il simbolo di quella che ormai deve essere considerata a tutti gli effetti una scelta deliberata di una certa classe politica: la costrizione dei cittadini in una condizione di ignoranza e incoscienza. Mi chiedo se sia concepibile che un Comune italiano (nemmeno tanto piccolo) non riporti nel proprio sito istituzionale informazioni basilari come, solo per portare un esempio, il testo dello Statuto comunale: era il 2000 e l’allora Sindaco (sempre Della Corte) scriveva nella presentazione di quel documento che esso “nasce con un fine preciso, prioritario e supremo: tutelare i diritti del Cittadino” e ancora “spero che lo Statuto costituisca un bene ‘studiato’ da tutti i cittadini”. Sarebbe interessante verificare quanti francavillesi ne conoscono il contenuto.


Non è tutto. Nel nostro Comune succede pure che, inspiegabilmente, si impedisca di fatto di registrare le sedute consiliari ad un cittadino che lo richieda e che lo voglia fare gratuitamente.
Allora, apparirà forse una riflessione apocalittica e magari intrisa di enfasi: eppure ritengo che impegnarsi per consentire di “conoscere per deliberare” ai cittadini equivalga a liberare questi ultimi da una condizione di schiavitù e da una forma di soggezione politica ed intellettuale inaccettabile.


C’è, accanto a tutto questo, anche un problema di rispetto della legge: dov’è il difensore civico, dove sono gli strumenti di democrazia diretta? Si tratta di previsioni astratte che, dall’entrata in vigore dello Statuto (dieci anni fa), non hanno trovato mai una concreta attuazione nella pratica (anche perché evidentemente un’intera classe politica, di destra e sinistra, ne ha, nella migliore delle ipotesi, tollerato la non applicazione).
E’ per questa serie di ragioni che mi rivolgo a Lei, nella speranza che queste mie (non lamentele sterili ma) richieste politiche possano trovare una risposta adeguata in grado di segnare in maniera magari persino graduale ma comunque decisa e visibile un cambio di direzione.
Con osservanza.