lunedì 29 giugno 2009

Libertà di parola, internet e le armi per sconfiggere un regime.




Spifferi d’aria si aprono, nonostante tutto, anche all’interno di quei regimi dittatoriali sparsi per il mondo, grazie ad internet, grazie al fatto che niente può più essere sedato in questa corsa inarrestabile alla conoscenza
( http://www.youtube.com/watch?v=3zzOe8ahQ18 )
Lì, la forza di un video di pochi secondi catturato con un telefono cellulare è dirompente molto più delle alienanti propagande di un regime che si materializza sotto forma di sette televisioni di Stato. E’ in questo che vive un Paese, nella speranza: la libertà è speranza ed è l’unica strada che rimane per poter vivere. La libertà è conoscenza, è spiraglio di una luce che si vorrebbe spegnere con un semplice soffio di fiato; essa non è solo naturale aspirazione dell’uomo, ma anche unico strumento di governo dei fenomeni. Quella di parola, prima di tutto, perché se non ci si può esprimere liberamente non si potrà neppure contribuire a far circolare idee, a discutere sulla realtà per comprenderla. Solo un’ampia, autentica ed accesa discussione potrà consentire agli uomini di avvicinarsi alla verità e contemporaneamente di sorvegliare il potere perché esso non impazzisca. Libertà di discussione come metodo di crescita degli individui (che hanno la possibilità di valutare la migliore delle offerte che ogni mente umana mette in campo e che possono “conoscere per deliberare”) e come strumento di controllo e quindi esercizio costante cui il potere si sottopone ed è sottoposto.
Sarà ardito passare dall’Iran a Francavilla Fontana? Forse, eppure quell’antidoto che aiuta i grandi regimi non vedo perché non dovrebbe soccorrere quelle realtà desolate come la nostra, in un Paese in cui la democrazia e lo Stato di diritto esistono sulla carta.
Anche a Francavilla, quindi, è importante che siano presenti quei piccoli margini di vita e speranza rappresentati dai blog, dalle discussioni aperte, dalla diffusione delle idee e dei confronti, dalle assemblee pubbliche, dagli incontri che si organizzano per esempio con le scuole, forzando con la più debordante delle armi nonviolente (la parola, appunto) il conformismo di regime, duro a morire, dei dirigenti. Questa sia allora la prima e più grande rivoluzione culturale della nostra città, nella quale la parola voli per contaminare la mente di ogni cittadino, che sia finalmente consapevole di ciò che succede e si gioca sulla sua testa.
Ma libertà, lo si sappia, è anche responsabilità: dare corpo alla parola deve significare pure proteggerla da un uso virulento che aiuta chi vuole che il valore di una discussione scada in lite di popolo, rozza e volgare, di un popolo che si accontenta così di vomitare le frustrazioni quotidiane in ambiti miseri e meschini in cui il potere non si preoccupa neppure di intervenire per far tacere qualcuno. E in tutto questo internet sia, sempre di più, non (attraverso il nascondimento nella folla anonima) mortificazione della persona, ma piuttosto valorizzazione dell’individuo.

martedì 23 giugno 2009

Nessuno tocchi Tommaso e Marcello.

Prima che la vivacità e la febbre idealistica da campagna elettorale ceda il passo all’appiattimento col quale chi vive “per” la politica è costretto a confrontarsi quotidianamente, da (fiero) elettore di Tommaso Resta, voglio offrire un contributo alla lettura del dato amministrativo di Francavilla.
Come avevo avuto modo di sottolineare, la quasi scomparsa di quello che era il centrosinistra è da addebitarsi a quanti, in buona o in mala fede, si sono spesi in questo anno per scongiurare l’individuazione di un candidato unitario.
Ciò premesso, l’unico evento politico locale, al di là di improbabili laboratori provinciali in cui continuo a non credere, è stato rappresentato dalla scelta coraggiosa (di Tommaso Resta e Marcello Cafueri) di rifiutare fin da subito il dialogo con i responsabili degli ultimi 15 anni di amministrazione di Francavilla e, successivamente, fatto ancora più nobile, di rispettare quell’impegno assunto. Si è trattato di un evento epocale forse sottovalutato, ma che certamente nessuno può permettersi di criticare in maniera così veemente, come già ci si sta precipitando a fare in questi giorni.
Oggi si osservano manovre di accerchiamento nei confronti della segreteria francavillese del PD ed insopportabili ingerenze anche a livello provinciale nell’autonomia di quel partito, ma forse qualcuno, invece di attribuire assurde colpe a chi ha tenuto la barra dritta, dovrebbe domandarsi quale sia la ragione politica per la quale l’apparentamento è stato impossibile. Peraltro le numerose schede bianche o nulle offrono un quadro di chiara condivisione di quella assunzione di responsabilità che ha significato probabilmente perdita di potere gestionale per chi sosteneva Tommaso Resta, ma certamente mantenimento di una credibilità da cui poter ripartire per guardare al futuro.
Da rappresentante di un altro piccolo partito e dunque da esterno, ho apprezzato in toto le scelte di Tommaso e Marcello, che hanno fornito una prova mirabile di correttezza politica verso gli elettori e che incarnano la ragione del mio dialogo proficuo con il PD negli ultimi tempi.
Non è dunque accettabile che chi ha messo a disposizione la propria persona, in una competizione dall’esito pressoché scontato, possa essere oggetto di odiose aggressioni verbali.
Ora, nessuno tocchi quei dirigenti: si riparta anzi da una opposizione dei cittadini, che sorvegli anche stando fuori dal Palazzo e che trovi nelle migliori individualità di questa sfiancata cittadina l’energia per riemergere.

lunedì 15 giugno 2009

A proposito di apparentamento, un grazie a Tommaso e ai cosiddetti "schifiltosi".

Ho scritto l'articolo che segue con grande lealtà, affidandomi a coloro i quali hanno tenuto (per ciò che ho potuto vedere e verificare) una condotta esemplare. Tuttavia, dalla stampa di oggi (16 giugno) vengono fuori scenari inquietanti che vorrei mi fossero chiariti da qualcuno: addirittura si parla di appoggio esterno (più incomprensibile di un appoggio ufficiale o forse comprensibile nell'ottica di una impossibilità di presentare alla gente un accordo con quella che sembra a questo punto profilarsi come la prossima giunta francavillese...).
Gradirei un chiarimento soprattutto da parte di quelle persone di cui mi sono fidato.
Diversamente, trarrò le mie conclusioni e...auguri per questa "avventura".
Ad ogni modo, è opportuno che io lasci qui le mie considerazioni anche se le stesse dovessero risultare (spero di no) "datate".



Mentre assistiamo, a tutti i livelli, al dilagare dell'accordo del centrosinistra con l'UDC (accordo fondato su nient’altro che sull’aritmetica e su un nuovo megacompromesso storico, per il quale ad essere sacrificate saranno, come sempre, le istanze liberali, socialiste e riformatrici), a Francavilla si registra finalmente, in un contesto di degrado assoluto e dopo un anno di errori grossolani abbastanza diffusi, un gesto in controtendenza che nobilita la politica. Il no all'apparentamento con Galiano, voluto fortemente da Tommaso Resta, non è un atto di semplice testimonianza, né una mossa settaria in difesa della “purezza della razza”, ma è un segnale di una politica che tenta di scrivere una pagina di speranza in una fase, per il centrosinistra, di drammatica minoranza, una politica che si sottrae a manovre opportunistiche e che (dato assolutamente fuori dall’ordinario, a cui i Francavillesi non sono per nulla abituati) rispetta la parola data e l’impegno assunto davanti ai cittadini.
Se questo sarà l’agire di Tommaso, allora da oggi bisognerà stare al suo fianco in Consiglio comunale, essere presenti e vigili con una opposizione che mobilita (e si fa mobilitare da) i cittadini: dovremo accendere e puntare i riflettori sugli attori della politica, ripartendo da quella priorità che il candidato del PD ha convenuto con i radicali trovarsi nella trasparenza non come elemento estemporaneo, ma come metodo di controllo e quindi di rinascita democratica: perciò bisognerà passare alla creazione dell’anagrafe degli eletti e alla messa in onda, in diretta, delle sedute consiliari, in TV e su internet.
Come politici, nel frattempo, smettiamola di attribuire ai cittadini la responsabilità della vittoria del centrodestra (in tutte le sue forme, non solo come PdL!) e facciamo un serio esame di coscienza: solo così qualcuno, spacciatosi finora per acerrimo nemico del regime ventennale delle destre, comprenderà il danno che continua a provocare alla città.

giovedì 11 giugno 2009

Analisi del voto amministrativo.

Se, per quanto concerne la Provincia, faccio parte di quel 10% circa che ha annullato o lasciato bianca la scheda, al Comune, come si sa, ho votato per Tommaso Resta. Il mio è stato un voto politico, più che personale. Stimo Tommaso ma ho voluto premiare soprattutto la gestione della sua campagna elettorale, molto più convincente di quella di tre anni fa. La coalizione di Mario Filomeno, invece, trinceratasi dietro l’obiettivo minimale di svuotare, di voti e di senso, il partito più grande della coalizione, deve prendere atto di aver contribuito in maniera determinante alla vittoria delle destre: si poteva e si doveva criticare il PD ma non per svuotarlo, bensì per aiutarlo nella difficile impresa di guidare il centrosinistra. Personalmente ho provato a fornire un contributo di idee che mi pare sia stato recepito ed apprezzato da Tommaso.
CHI HA VINTO
Il centrodestra (compreso l’UDC) raggiunge un risultato complessivo a dir poco spaventoso, ma il vero vincitore morale delle elezioni è il sen. Curto, che offre una dimostrazione di forza autentica e che conduce per mano l’UDC a secondo partito di Francavilla.
Chiunque pensasse di lavarsi le mani dicendo che Francavilla ha ciò che si merita, farebbe un errore madornale e perderebbe l’ennesima occasione per analizzare una sconfitta: i cittadini percepiscono gli entusiasmi, fiutano l’aria e se vedono che il centrosinistra (già minoritario) non ha la capacità di mettersi insieme neppure quando sono spaccati dall’altra parte, allora preferiscono il vecchio.
RESPONSABILITA’
La condizione imprescindibile per presentarsi a queste elezioni era quella di trovare un candidato unico per tutta la coalizione di centrosinistra. Solo per la cronaca e per rinfrescare la memoria a qualcuno (perché non si ricada nello stesso tranello anche la prossima volta), il fatto che non si sia riusciti in questo obiettivo va ricondotto agli errori di una strategia di indicazione del candidato sindaco (ed a nient’altro!) ed in particolare al fatto che, oltre un anno fa, nessuno (ad esclusione del sottoscritto) volle le primarie.
Il dato complessivo dei due candidati di centrosinistra va interpretato con attenzione: siamo certi che esso non sarebbe cresciuto se ci si fosse presentati con un solo candidato? Siamo certi che con un solo candidato non si sarebbe incoraggiata tanta gente a partecipare ed a buttarsi nella mischia, invece di trovarsi nella condizione in cui si sono trovati vari partiti, e cioè ad elemosinare la disponibilità a riempire liste vuote di voti?
PROSPETTIVE
Le prospettive, a questo punto, sono nere. L’opposizione dovrà rinascere anche dall’esterno del Consiglio Comunale, visti i numeri e i rapporti di forza che si creeranno lì dentro.
Cedere alla tentazione di un accordo folle con qualcuno degli attori del ballottaggio sarebbe un’operazione politica che produrrebbe l’unico risultato di dare dignità e ragione alle teorie della sinistra filomeniana. Occorre, al contrario, ripartire da ciò che Tommaso ha creato, dalla importante opera di leadership che ha realizzato attorno a sé e che non può essere dissipata, soprattutto perché egli ha ricevuto consenso sulla prospettiva di iniziare un percorso lungo e faticoso ma anche di grande dignità per il bene, penso io, non semplicemente del PD (alla sorte del quale molti potrebbero essere disinteressati), ma dell’intera opposizione e quindi della città. Se questo sarà il futuro, sarò pronto a sostenere questo progetto e ad offrire il mio contributo.
Bisogna perciò ripartire da una opposizione nella città, dal basso, con il controllo forte dell’operato di chi andrà a combinare non si sa cosa in un Consiglio Comunale che assumerà sempre più le caratteristiche di un circo.
Qui non c’è da lavarsi le mani in ragione di una manovra pilatesca, ma c’è da perseguire una coerente e dignitosa prospettiva politica e da rispettare la parola consegnata agli elettori durante la campagna elettorale

sabato 6 giugno 2009

Bilancio sulla campagna elettorale.


Ricevo e pubblico con estremo piacere un contributo inviatomi da Pietro Filomeno sulla campagna elettorale.


La campagna elettorale è giunta ormai al capolinea. Come sempre, sono andate in scena “perfor-mance” corrette e scorrette: manifesti, santini, comizi, contatti ad personam, telefonate, sms, incon-tri di quartiere, spazi televisivi autogestiti, spot elettorali, inserzioni sui giornali, incontri conviviali, concerti musicali, siti di partito, blog e persino social network come “Facebook”; volantinaggi sfre-nati, sondaggi depistanti, invasione di spazi altrui, attacco alle persone più che alle idee, sgrammati-cate contumelie sui blog locali scritte da conigli anonimi, comizi urlati sino alla violenza quasi fisi-ca, promesse di posti di lavoro, terroristico controllo dei voti, patto del diavolo con i clientes e fi-nanche (stando ai “si dice”) compravendita del consenso. Chi ha avuto più mezzi, li ha naturalmente usati. Da questo punto di vista, a onor del vero, nessuno ha esagerato.
La divisione nell’ambito dei due schieramenti ha creato, questa volta, molta confusione: 322 gli a-spiranti al Consiglio comunale, 72 a quello provinciale. La competizione ha raggiunto livelli da ca-lor bianco. Al punto che la raccolta dei voti (tra parenti, amici e clientes) è diventata ossessiva, fino all’accattonaggio. La tensione è stata così alta che qualcuno, esasperato, è arrivato pure alla querela. Riguardo ai contenuti, si è sentito parlare molto poco di Provincia e di Europa. L’attenzione si è concentrata soprattutto sul Comune. Non sono mancati, per dare man forte ai candidati sindaci, i big nazionali: Di Pietro, la Mussolini, Fitto, Casini, D’Alema. Si è mobilitato anche il cantante salenti-no Albano.
È difficile prevedere quello che uscirà dalle urne. Non si è certi di niente, se non che le cose si sono messe male per tutti. Per esempio: data l’eccessiva frantumazione e competizione, il rischio che alla Provincia non vada nessuno è alto. Dei candidati a sindaco, neanche il più forte è sicuro di vincere. Al ballottaggio, potrebbe addirittura perdere tutto. Saranno decisivi due tipi di voti. Quello utile e quello disgiunto. Il primo non è, come si può pensare, spregiudicato opportunismo. È, invece, segno di scelta razionale: lo esercita chi, dotato di senso della realtà, sceglie il male minore. Il secondo consiste nel votare, sulla stessa scheda, candidati di liste diverse (persino di schieramenti opposti). Anche se legalmente previsto, molti lo ritengono discutibile sul piano della coerenza politica. Deci-sivo sarà anche il livello di astensionismo: chi ne subirà i danni maggiori?
Si è detto molte volte che l’elettorato francavillese è statico, cioè vota sempre allo stesso modo. So-stanzialmente, è vero. Tuttavia, qualche volta ha riserbato più di qualche sorpresa. In positivo e in negativo. Tuttavia: se ci fosse già l’anagrafe degli eletti - uno dei cavalli di battaglia del radicale Sergio Tatarano – si voterebbe con più cognizione di causa. Di ogni candidato si saprebbe in con-creto chi è, che fa e soprattutto in che modo si è impegnato sul piano politico-amministrativo e i ri-sultati ottenuti. Come voteranno, questa volta, i giovani? E gli imprenditori? E le donne? E gli intel-lettuali? Durante tutta la campagna elettorale, non è intervenuta nessuna voce della società civile. E questo non è un buon segno. Aspettiamoci, comunque, delle novità. Se invece non ci saranno, vuol dire solo una cosa: la maggioranza dei francavillesi non merita di meglio.


Pietro Filomeno