Cari compagni,
dopo la vostra assenza in occasione della conferenza stampa su trasparenza, informazione e partecipazione ritengo necessaria un’approfondita e pubblica riflessione politica sul rapporto tra le varie anime della sinistra: in sostanza, se ho ben capito, avete rimproverato a Radicali, PD e IdV di essersi “mescolati” all’UDC locale. Ora, non ci si può consentire di archiviare per l’ennesima volta la questione come semplice rottura tra “duri e puri”, da un lato, e realisti, dall’altro. E ciò per evitare che in futuro siano gli eventi a decidere per noi e a travolgerci trovandoci impreparati.
La domanda che pongo è: con quali forze è accettabile imbastire un’iniziativa politica?
Io dico, laicamente, se si tratta di accordo politico, con chiunque ci stia. Se invece è un accordo di potere, allora con nessuno.
E’, infatti, possibile ritenersi padroni di un’idea o di una proposta? Ritengo di no. E trovo non solo strumentalmente suicida, ma anche profondamente illiberale pensare di estromettere chi dichiari di aderire ad un progetto.
Dovremmo capire di aver vinto la nostra battaglia quando qualcuno con cui non abbiamo mai condiviso nulla si trova a sostenere nostre scelte, squisitamente politiche, in maniera pubblica e trasparente.
Nel caso di specie, è incredibile come non si colga che l’iniziativa è lanciata proprio al fine di tagliare le radici di una politica che per decenni si è dichiarato invano di voler combattere.
Invece, mi spiace dirlo, ma quello che è venuto fuori dal vostro immobilismo è proprio la mancanza di proposta. Al contrario, il pacchetto presentato in conferenza stampa è esattamente proposta politica. Nel 2008 portammo per la prima volta all’attenzione di tutti, in solitudine totale (sempre noi soliti tre-quattro “panda radicali”), due argomenti perché fossero patrimonio collettivo: anagrafe degli eletti e primarie. L’accoglienza dell’allora centrosinistra fu glaciale.
Oggi l’anagrafe, insieme al resto, è divenuta, almeno a parole, priorità per tutti e noi ne siamo lieti. Oggi vengono pubblicati sulla stampa i primi dati su presenze e assenze in consiglio: un inizio, un modo per inserire il germe meritocratico anche nel Palazzo, per spingere i politici a fare meglio, anche quelli dai quali non ci aspetteremmo nulla. Perché anche a quelli conviene ravvedersi, è nel loro interesse. Se non lo faranno, i cittadini potranno mandarli a casa, ma solo se saranno adeguatamente informati.
In conclusione, qui non è questione di realismo; qui si deve comprendere che dichiarando guerre personalistiche non si estirpa alla radice il male della cattiva politica: l’unica speranza di svolta è nel modificare strutturalmente il regime, perché altrimenti il “mostro” di turno verrà solo superato da un nuovo “mostro”.
L’invito o, per meglio dire, il consiglio è anzitutto di non lasciare che questa iniziativa sia figlia solo nostra. Solo se tutti comprenderemo questo, potremo attrezzarci per governare il futuro.
dopo la vostra assenza in occasione della conferenza stampa su trasparenza, informazione e partecipazione ritengo necessaria un’approfondita e pubblica riflessione politica sul rapporto tra le varie anime della sinistra: in sostanza, se ho ben capito, avete rimproverato a Radicali, PD e IdV di essersi “mescolati” all’UDC locale. Ora, non ci si può consentire di archiviare per l’ennesima volta la questione come semplice rottura tra “duri e puri”, da un lato, e realisti, dall’altro. E ciò per evitare che in futuro siano gli eventi a decidere per noi e a travolgerci trovandoci impreparati.
La domanda che pongo è: con quali forze è accettabile imbastire un’iniziativa politica?
Io dico, laicamente, se si tratta di accordo politico, con chiunque ci stia. Se invece è un accordo di potere, allora con nessuno.
E’, infatti, possibile ritenersi padroni di un’idea o di una proposta? Ritengo di no. E trovo non solo strumentalmente suicida, ma anche profondamente illiberale pensare di estromettere chi dichiari di aderire ad un progetto.
Dovremmo capire di aver vinto la nostra battaglia quando qualcuno con cui non abbiamo mai condiviso nulla si trova a sostenere nostre scelte, squisitamente politiche, in maniera pubblica e trasparente.
Nel caso di specie, è incredibile come non si colga che l’iniziativa è lanciata proprio al fine di tagliare le radici di una politica che per decenni si è dichiarato invano di voler combattere.
Invece, mi spiace dirlo, ma quello che è venuto fuori dal vostro immobilismo è proprio la mancanza di proposta. Al contrario, il pacchetto presentato in conferenza stampa è esattamente proposta politica. Nel 2008 portammo per la prima volta all’attenzione di tutti, in solitudine totale (sempre noi soliti tre-quattro “panda radicali”), due argomenti perché fossero patrimonio collettivo: anagrafe degli eletti e primarie. L’accoglienza dell’allora centrosinistra fu glaciale.
Oggi l’anagrafe, insieme al resto, è divenuta, almeno a parole, priorità per tutti e noi ne siamo lieti. Oggi vengono pubblicati sulla stampa i primi dati su presenze e assenze in consiglio: un inizio, un modo per inserire il germe meritocratico anche nel Palazzo, per spingere i politici a fare meglio, anche quelli dai quali non ci aspetteremmo nulla. Perché anche a quelli conviene ravvedersi, è nel loro interesse. Se non lo faranno, i cittadini potranno mandarli a casa, ma solo se saranno adeguatamente informati.
In conclusione, qui non è questione di realismo; qui si deve comprendere che dichiarando guerre personalistiche non si estirpa alla radice il male della cattiva politica: l’unica speranza di svolta è nel modificare strutturalmente il regime, perché altrimenti il “mostro” di turno verrà solo superato da un nuovo “mostro”.
L’invito o, per meglio dire, il consiglio è anzitutto di non lasciare che questa iniziativa sia figlia solo nostra. Solo se tutti comprenderemo questo, potremo attrezzarci per governare il futuro.