sabato 30 agosto 2008

Primarie: o sono aperte o non sono nulla.


In una fase di stand-by in cui non si conosce quale linea i vari partiti della coalizione vogliano sostenere, qualcuno ha timidamente pronunciato la parola “primarie”, non si sa bene con quale scopo recondito, né si conosce la ragione per cui la conversione avvenga solo adesso. Ci permettiamo di rompere il silenzio clandestino (indice di grande lavoro delle segreterie politiche) che sta dominando sulla scena politica locale e di entrare, questa volta, nel merito della proposta “primarie”, già avanzata da mesi dal sottoscritto in maniera decisa.
Ritengo che, intanto, per assumere una veste di serietà e di reale democraticità, dovranno essere primarie aperte, non chiuse ai soliti noti e con risultati già scritti: chiunque dovrà potersi candidare o votare il candidato che ritiene, senza analisi del sangue o esclusioni preventive dal sapore chiesastico per i candidati e per gli elettori (basterà la sola sottoscrizione di adesione). Le primarie servono anche ad allargare le coalizioni.
In secondo luogo, non ci dovranno essere candidati di riferimento dei partiti, per evitare che tutto si trasformi in una guerra tra sigle o correnti.
Per realizzare ciò, potrà essere utile evitare che ognuno si accaparri uno o più simboli nel corso della campagna elettorale, in modo tale che l’attenzione sarà incentrata soltanto sui singoli nominativi. La differenza, in questo modo, la dovranno inevitabilmente fare le storie personali e le proposte dei candidati.
Chiaro, quindi, che una competizione che dovesse essere la riproposizione dei rapporti di forza interni alle segreterie, sarà nient’altro che un modo per prendere in giro gli elettori ancora una volta ed equivarrà ad un abuso della parola democrazia.

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