Mi sono battuto per mesi per le primarie in vista delle amministrative e ho avuto, fin da subito, non solo l’impressione ma la spudorata risposta del PD: per nessuna ragione le primarie. Ho continuato, ciononostante, a frequentare gli incontri del centrosinistra, finché mi hanno chiamato, almeno tentando di portare a casa uno dei due obiettivi che mi ero prefissato: l’anagrafe degli eletti.
A questo punto, sono accaduti i seguenti fatti:
1) sono stato escluso da ogni tavolo, senza ragione;
2) una parte del centrosinistra (la parte “cattocomunista”) ha presentato un suo candidato ed ha fatto suo il punto che avevo messo come elemento qualificante per la collaborazione del mio partito con la coalizione (dunque, a quel punto ho rinunciato davvero a capire il perché di quella esclusione, già di per sé incomprensibile);
3) oggi 21 settembre leggo che il PD (che rappresenta l'altra parte del centrosinistra), per bocca del suo segretario locale, mentre si sta per dare vita ad un nuovo capolavoro di legge elettorale, ritorna ad essere favorevole alle primarie, ma, si badi, solo per le europee.
Ecco di nuovo il popolo del 14 ottobre e dei 4 milioni di elettori. Vi chiederete se una spiegazione a tutto questo c’è: sì, esiste. Il PD (ma direi il centrosinistra in generale), oltre ai progetti individualistici volti all’autodistruzione, è oggi un'accozzaglia i cui vertici sostengono delle posizioni invece di essere fondati su principi.
Cosa significa? Se un partito come il PD avesse, più che delle penose norme etiche (c’è poco da fare, è più forte di loro), dei solidi principi, non inventerebbe di sana pianta scorciatoie per fare in modo che la democrazia debba andare bene solo se può essere usata come pretesto contro l’avversario, per criticarlo, per dichiararne l’inettitudine e in realtà avere sempre il paracadute dirigista aperto; ma quale forza di governo può mai vivacchiare in questo modo becero?!
Una forza di governo nata su principi e non su “posizioni” (e ormai, questi, il kamasutra lo hanno sperimentato per intero), troverebbe naturale lottare senza se e senza ma per la democrazia, non ritenere sconvenienti le primarie solo perché calcoli opportunistici mettono in crisi la certezza del risultato. Invece l’esigenza di autoriciclo della classe politica appartenente al sempre verde compromesso storico ha evidentemente bisogno di distruggere idee per fare ancora più spazio al niente.
A questo punto, sono accaduti i seguenti fatti:
1) sono stato escluso da ogni tavolo, senza ragione;
2) una parte del centrosinistra (la parte “cattocomunista”) ha presentato un suo candidato ed ha fatto suo il punto che avevo messo come elemento qualificante per la collaborazione del mio partito con la coalizione (dunque, a quel punto ho rinunciato davvero a capire il perché di quella esclusione, già di per sé incomprensibile);
3) oggi 21 settembre leggo che il PD (che rappresenta l'altra parte del centrosinistra), per bocca del suo segretario locale, mentre si sta per dare vita ad un nuovo capolavoro di legge elettorale, ritorna ad essere favorevole alle primarie, ma, si badi, solo per le europee.
Ecco di nuovo il popolo del 14 ottobre e dei 4 milioni di elettori. Vi chiederete se una spiegazione a tutto questo c’è: sì, esiste. Il PD (ma direi il centrosinistra in generale), oltre ai progetti individualistici volti all’autodistruzione, è oggi un'accozzaglia i cui vertici sostengono delle posizioni invece di essere fondati su principi.
Cosa significa? Se un partito come il PD avesse, più che delle penose norme etiche (c’è poco da fare, è più forte di loro), dei solidi principi, non inventerebbe di sana pianta scorciatoie per fare in modo che la democrazia debba andare bene solo se può essere usata come pretesto contro l’avversario, per criticarlo, per dichiararne l’inettitudine e in realtà avere sempre il paracadute dirigista aperto; ma quale forza di governo può mai vivacchiare in questo modo becero?!
Una forza di governo nata su principi e non su “posizioni” (e ormai, questi, il kamasutra lo hanno sperimentato per intero), troverebbe naturale lottare senza se e senza ma per la democrazia, non ritenere sconvenienti le primarie solo perché calcoli opportunistici mettono in crisi la certezza del risultato. Invece l’esigenza di autoriciclo della classe politica appartenente al sempre verde compromesso storico ha evidentemente bisogno di distruggere idee per fare ancora più spazio al niente.
2 commenti:
CONSIGLIO D’EUROPA: VITALI (PDL) CAPODELEGAZIONE ITALIANA
(AGI) - Strasburgo, 24 set. - Luigi Vitali (Pdl) e’ stato eletto presidente della delegazione parlamentare italiana nel Consiglio d’Europa. Cinquantatre anni, salentino, avvocato penalista, Vitali e’ alla sua IV legislatura. Vicepresidenti sono stati eletti il senatore Federico Bricolo, capogruppo della Lega Nord a Palazzo Madama e l’onorevole Andrea Rigoni (Pd), presidente uscente della delegazione italiana all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Segretari il senatore Paolo Giaretta (Pd) e l’onorevole Deborah Bergamini (Pdl). (AGI)
Uè Sè no lli ta retta
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