giovedì 26 febbraio 2009

Elezioni a Francavilla: per non essere complici di questo sfascio.


A pochi mesi dalle elezioni amministrative, la situazione non sembra cambiare minimamente a sinistra.
I radicali, come già si è avuto modo di ripetere decine di volte, hanno assunto una linea chiarissima e coerente, per una collaborazione fattiva e per nulla ideologica.
Abbiamo sostenuto fin da subito la necessità e l’opportunità delle primarie non come scelta estemporanea di “marketing” ma come metodo che avrebbe potuto simboleggiare la soluzione di continuità e la disponibilità di un’intera coalizione al ricambio, all’apertura al nuovo, la capacità di una classe dirigente di non rimanere ancorata a logiche di opportunismo e di tradimento degli ideali di democrazia e partecipazione enunciate a parole e costantemente trascurate nei fatti.
Abbiamo suonato la carica in più circostanze, chiedendo uno sforzo per il bene della collettività, ma nessuna risposta accettabile è mai pervenuta: abbiamo osservato solo l’atteggiamento consapevole volto a portare all’esasperazione la pazienza non nostra ma dei cittadini francavillesi (certi di non poterne più di decenni di potere della destra ma anche nauseati dallo spettacolo che il centrosinistra tutto ha offerto in questi mesi di liti partitocratiche e clandestine).
Pertanto, visto, da un lato, il trattamento riservato ai nostri tentativi di collaborazione da parte di quei partiti del centrosinistra che hanno già individuato un loro candidato sindaco e, dall’altro, la grave “scelta-non scelta” del PD protrattasi per mesi e mesi di incapacità gestionale, proporrò ai compagni del mio partito di restare fuori da candidature per le prossime elezioni amministrative per sottolineare la indisponibilità a collaborare a questo sfascio: le nostre porte sempre aperte fino all’ultimo (così come ancora restano) non devono essere interpretate però come un'accettazione supina di ciò che non condividiamo e che non possiamo accogliere. Se si confermerà il clima di impraticabilità politica che ha regnato finora a Francavilla, ci limiteremo (e non sarà poco) ad una campagna di pura denuncia della nostra profonda estraneità a questo modo illiberale e antipartecipativo di intendere la politica.

domenica 22 febbraio 2009

IdV, opposizione e informazione di regime.


L’IdV passa attualmente per la vera forza politica d’opposizione, ma è anch’essa prodotto del regime del “monopartitismo sempre meno imperfetto” sul quale il sistema italiano si regge, grazie anche al mancato rispetto di obblighi di legge, come nel caso della Commissione di Vigilanza RAI.
L’informazione, più di ogni altro aspetto, rappresenta lo specchio dello sfascio italiano: se solo potessero essere diffusi i dati ufficiali dell’informazione, si scoprirebbe quanto le maggiori trasmissioni televisive diano spazio all’opposizione gradita al regime berlusconiano.
Dal 14 aprile 2008 (giorno dopo le elezioni politiche) si è registrata una scomparsa del soggetto radicale, tanto che l’Autorità Garante ha accertato con delibera 6/09/CSP testualmente che “dal giorno successivo alle elezioni politiche del 13 aprile fino al 10 gennaio 2009, le tre principali trasmissioni di approfondimento politico della RAI hanno per 10 mesi totalmente cancellato i Radicali (pure impegnati in lotte sulla giustizia, i diritti civili, l’economia, l’ambiente o la politica estera) dall’accesso al video, fornendo ai cittadini italiani un’informazione scorretta, incompleta, sleale” (il solo Antonio Di Pietro è stato ospite 7 volte di Ballaro’, 6 volte di Porta a Porta, 6 volte di Annozero).
Quanti Italiani conoscono questi dati?
Dal 1998 ad oggi, infatti, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e la Commissione parlamentare di vigilanza hanno per ben per 43 volte -praticamente in maniera ininterrotta- accertato violazioni di legge perpetrate dalla Rai a danno del movimento radicale.
Chi si lamenta del regime dovrebbe partire dall’analisi di questi dati per comprenderlo e combatterlo.

mercoledì 18 febbraio 2009

Tre anni dopo, con Luca, Welby, Englaro.


Sabato 21 febbraio, in occasione del terzo anniversario della morte di Luca Coscioni, la cellula di Francavilla Fontana e l'associazione radicale Diritto e Libertà organizzano a Lecce in piazzetta De Pace, dalle 17 fino alle 22, un tavolo di raccolta firme per chiedere una legge che legalizzi il testamento biologico e l'eutanasia.
Per info scrivere a sergiotatarano@libero.it

sabato 14 febbraio 2009

Riflessioni sul ddl Calabrò.

Che cosa prevede il ddl Calabrò relativo alla cosiddetta legge su (o piuttosto contro?) il testamento biologico? Mi sembra opportuna una riflessione anche affinché coloro i quali continuano a snobbare la portata di questa problematica si rendano conto di cosa c’è in gioco.Anche ascoltando le interessanti e autorevoli osservazioni rese da esperti come il prof. Rodotà o il prof. Marino, ho ritenuto di mettere insieme qualche spunto per fornire un contributo di chiarezza sulla legge che si rischia di approvare da qui a poco nel nostro Paese.
L’art. 1 co.4 esordisce così: “La Repubblica riconosce il diritto alla vita inviolabile ed indisponibile”.
Si tratta di un’affermazione puramente ideologica che trasferisce il dettato della chiesa cattolica (e non è la prima volta, per carità!) in una legge dello Stato italiano. Come questa affermazione possa reggersi in piedi rispetto al quotidiano, al vissuto di ognuno di noi, è un vero mistero. Non mi voglio impelagare in tecnicismi e nel richiamo dell’art. 32 Cost. , ma mi limito a dire che il principio che viene enunciato in questa legge cozza con la realtà di fatto ( non solo di diritto) che ognuno di noi vive costantemente, quando formula qualsiasi scelta: la volontà di non subire trasfusioni o di non sottoporsi ad un trattamento di chemioterapia è assolutamente un diritto che nessuno può toglierci anche se da questa nostra condotta derivi la morte.
Art. 2 co. 2: “non può in nessun caso essere orientata al prodursi o consentirsi della morte del paziente”.Su questo comma valgano le stesse riflessioni di sopra, con l’aggiunta che l’articolo ci pare scritto in un italiano assolutamente inadeguato.
Art. 5 co. 1 “Nella Dichiarazione Anticipata di Trattamento il dichiarante esprime il proprio orientamento in merito ai trattamenti sanitari” .
L’articolo 5 mette a nudo lo spirito che ha mosso gli ideatori di questo ddl: il tentativo di spendersi per far sì che la parola dell’individuo conti quanto il due a briscola. Si parla infatti di un vago quanto debole “orientamento” e il punto non è da sottovalutare.
art. 5 co. 6: “Alimentazione ed idratazione(…) sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze e non possono formare oggetto di Dichiarazione Anticipata di Trattamento”.
Ecco il punto più controverso: il nostro Paese sarà (se non ci diamo una mossa) il primo a dotarsi di una legge sul testamento biologico che impone però un “qualcosa” su cui l’ideologia vaticana prende il sopravvento rispetto all’indicazione dell’OMS, che definisce alimentazione e idratazione dei trattamento medici.
art. 6 Le Dichiarazioni Anticipate di trattamento (DAT) non sono obbligatorie né vincolanti(…).
Questa è veramente la barzelletta, come a dire “abbiamo scherzato”. Come a dire che anche ciò che viene previsto nello stesso articolo e la burocratizzazione perversa che si impone ad un cittadino per poter disporre della propria vita (le dichiarazioni “sono raccolte esclusivamente da un notaio a titolo gratuito. Alla redazione della dichiarazione interviene un medico abilitato all'esercizio della professione” e ancora “ la Dichiarazione ha validità di tre anni, termine oltre il quale perde ogni efficacia”) sono un ostacolo marginale, rispetto al fatto che quella dichiarazione può essere del tutto vana.
Come ha osservato giustamente il sen. Marino, chi volesse a 20 anni (con un’aspettativa di vita che arriva ai 90) redigere un testamento biologico sarebbe costretto a ripetere quell’iter assurdo e, peraltro, “non vincolante” per 23 volte, sempre facendosi accompagnare da un medico e da un fiduciario e andando a scomodare un notaio.Sia chiaro: se verrà approvata questa legge, non avremo più casi Englaro, né casi Welby. Almeno (e, probabilmente, soltanto) in teoria.Lor signori si saranno lavati la coscienza buttando nuovamente nel più buio e squallido angolo di clandestinità migliaia di uomini, condannati allo strazio di una vita che essi non vogliono più. Quegli uomini, per essere liberi, dovranno sperare che qualcuno faccia ciò che la legge vieta, dovranno sperare che nessun loro parente sia così pazzo o “crudele” come Mina Welby o come Beppino Englaro.

martedì 10 febbraio 2009

Eluana, la vita, la morte, il dolore, l'egoismo, l'amore.

TURBATO Personalmente, quando ho saputo della morte di Eluana, mi sono sentito svuotato. Anche se sono stato insieme ai miei compagni a sostegno della lotta di Beppino, certamente non fatta a cuor leggero, non ho potuto fare a meno di commuovermi.
LIBERATO MA NON FELICE D’altronde, chi pensa che Beppino abbia potuto esultare quando è stato raggiunto dalla notizia della morte di Eluana forse si è fatto coinvolgere un po' troppo dalle mistificazioni messe in atto dalla stampa e dalla tv di regime.
EGOISMO O AMORE? Ho letto tante crudeltà scritte sul conto di Beppino, tra cui quella per la quale egli si sarebbe comportato da egoista: in realtà, è paradossale accusare così superficialmente un padre che si è battuto per realizzare il desiderio di una figlia e che sarebbe stato certamente egoista se avesse voluto mantenere in vita la “sua bambina” che aveva espresso una volontà differente prima dell’incidente (in un momento in cui poteva farlo, si capisce!).
COS’E’ IL DOLORE? COS’E’ LA MORTE? Non credo che la morte possa avere sempre, in ogni caso, lo stesso significato. Una persona uccisa da un colpo di pistola, una ragazza violentata e poi strangolata, sono casi che suscitano lo sdegno unanime di qualsiasi cittadino nelle cui vene scorrano sentimenti di umanità.
Vi sono casi, poi, in cui per amore sopprimiamo, per esempio, un animale che vive da tanti anni con noi, perché, vedendolo malato, non ne possiamo sopportare la sofferenza e cerchiamo dunque di interpretare i segnali che quello ci manda come se ci dicesse “basta!” e invocasse la morte. Questa è cattiveria? Siamo assassini, sia pure di animali, ma comunque assassini? In questo caso la morte è altra cosa; coincide, a mio avviso, con la fine delle sofferenze, non con un omicidio né con un gesto di malvagità.
Ma poiché non siamo animali e abbiamo al contrario la possibilità di esprimere le nostre scelte, ecco che allora fornire delle indicazioni precise sulle cure cui vorremmo essere sottoposti per quando non dovessimo avere la forza di comunicare, è una facoltà in più, un diritto che qualcuno potrebbe voler sfruttare (nonostante ci vogliano imporre “l’indisponibilità della vita”): qualcuno come Welby, come Wojtyla, come Eluana. Ma, sia chiaro, chi vorrà continuare a vivere nonostante quelle atroci sofferenze mi vedrà lottare con la stessa convinzione perché le cure siano prolungate nel rispetto della sua volontà.

lunedì 9 febbraio 2009

Ciao Eluana, puledro di libertà.

Il seguente evente viene cancellato.

L'EVENTO CHE SEGUE VIENE CANCELLATO A CAUSA DELL'ASSENZA DEI PARLAMENTARI RADICALI IMPEGNATI NELLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE IN PROGRAMMA DOMENICA A ROMA.
ANCHE I RADICALI PUGLIESI TENTERANNO DI ESSERE PRESENTI ALLA MANIFESTAZIONE CON UNA DELEGAZIONE.


Venerdì 13, alle ore 18,30 presso il teatro Imperiali, conferenza stampa della cellula Coscioni e dell'associazione radicale "Diritto e libertà" sulla vicenda Englaro, alla presenza (ancora non confermata) di Sergio d'Elia.



Tutte le forze politiche, a partire da quelle di centrosinistra, i liberali e i laici di centrodestra sono invitati a partecipare e ad aderire.
In difesa di Eluana e Beppino, in difesa della Costituzione e del Presidente Napolitano.
Chi aderisce? Lasciate un commento per preannunciare la vostra partecipazione e adesione.
Partecipate anche voi allo sciopero della fame, anche simbolicamente per un solo giorno.



venerdì 6 febbraio 2009

Su Eluana, in risposta al Prof. Tardio.

Ho ascoltato con attenzione in radio le dichiarazioni estremamente pacate e rispettose del prof. Tardio, al quale do atto di essere l’unico, in questa città, a confrontarsi sui temi cosiddetti etici, anche se su posizioni contrapposte alle mie.Egli dichiara di invidiare chi ha certezze in merito alle scelte sulla vita e chi dimostra, evidentemente in maniera presuntuosa, di possedere “la” verità, e nel dichiararlo, Egli lascia intendere che in questa categoria rientrerebbe il sottoscritto come sostenitore di una linea laica e individualista. Mi sia consentito di dire che ciò è impossibile ed è perfino una contraddizione in termini: per il laico, non esiste la verità, ma esistono, per così dire, milioni o miliardi di verità. Esiste la mia “verità”, cioè la mia libertà di decidere per me e solo per me. Poi c’è quella di tutti gli altri, che faranno, sul loro corpo, ciò che credono, senza imporlo a nessuno: si faranno intubare oppure no, accetteranno un trattamento o meno, sceglieranno liberamente, insomma. Se si ritiene la vita un bene indisponibile (non solo per sé, ma anche per gli altri), è chiaro invece come questo atteggiamento sia incompatibile col rispetto della volontà altrui di fare della vita ciò che si vuole. Dov’è, dunque, la asserita “certezza” del laico? Non c’è. C’è, al contrario, il rispetto per la scelta tragica di una famiglia, da 18 anni e per sempre distrutta da un accanimento terapeutico rispetto al quale tutti (compresa la Chiesa), a parole, ci dichiariamo contrari.
In secondo luogo ho ascoltato anche l’auspicio, legittimo e perfino giusto, espresso dal Professore, che si arrivi ad una legge equilibrata sul testamento biologico. Premesso che si tratta di un auspicio comune, ma dove può essere l’equilibrio se non nel lasciare che ogni persona decida quali debbano essere (tutte) le terapie a cui sottoporsi nel momento in cui la persona stessa non potrà decidere? Non Le pare, Professore, un artifizio (peraltro incostituzionale) quello di non inserire nutrizione e idratazione artificiali(!) tra i trattamenti medici, in modo da poterli imporre anche contro il consenso della persona interessata? Una legge del genere, sarebbe o no contraria allo spirito del testamento biologico?

giovedì 5 febbraio 2009

Radio sera, su quarto canale.

Questa sera, giovedì 5 febbraio, a partire dalle 19 Sergio Tatarano sarà ospite di "Radio sera" per parlare della vicenda Englaro.

lunedì 2 febbraio 2009

La diversità radicale e la difesa "inopportuna" della legge.


Qualche giorno fa giungeva sul mio indirizzo di facebook un appello nel quale mi si chiedeva di appoggiare la proposta della castrazione chimica per i pedofili. L’appello aveva raccolto in poche ore circa 5000 firme ed era accompagnato da una serie di insulti inneggianti la pena di morte e la tolleranza zero nei confronti dei condannati per reati particolarmente efferati.
Pensavo tra me e me che avrei parlato coi compagni radicali di questo aspetto per sottolineare come sarebbe necessario, in un momento in cui esplode il bubbone dell’emergenza sicurezza (in realtà gli episodi collegati a determinati atti sono diminuiti, ma ciò che importa è che l’informazione italiana fa "percepire" altro), rispondere col diritto e offrire una strada alternativa alla gente (solo noi radicali della moratoria), rispetto all’ondata di populismo e demagogia che prende e coinvolge la politica. Tutto questo, ovviamente, ben sapendo che se ci si affidasse al PD, ci sarebbe un rigurgito totalizzante, talmente pericoloso che diventerebbe una corsa collettiva alla violenza delle istituzioni.

Non faccio in tempo a pensare tutto questo che trovo su internet che Rita Bernardini e Sergio D’Elia, dopo aver ricevuto una segnalazione, sono andati a trovare in carcere le 6 persone accusate di stupro, a loro volta picchiate dalla polizia (a norma di non si sa quale legge se non quella della giungla). "Ma come, quelli stuprano una ragazza e 'sti radicali vanno a trovare gli accusati?!". "Si scandalizzano perché i rumeni hanno ricevuto pugni e calci?! E' poco!".
Quanti altri partiti, preoccupati solo della politica dell’opportunismo, avrebbero fatto lo stesso, avrebbero difeso lo Stato di diritto in una fase in cui la pancia dei cittadini italiani esige invece soddisfazione? I berlusconiani, garantisti da strapazzo? Macché! E allora molto meglio scrivere messaggi come “fai veramente schifo, ti auguro di essere stuprata” oppure “Speravi che i sei romeni violentassero te....” che giungono all’indirizzo di Rita ma che non meritano di essere visti in TV né condannati da nessuno.
L’informazione di regime ovviamente riferisce della visita dei radicali ma non si preoccupa di parlare delle minacce ricevute dagli stessi parlamentari ( i quali hanno svolto un loro compito: verificare che lo Stato rispondesse solo con le regole del diritto e non con la frustrazione della violenza agli autori di un atto gravissimo come uno strupro di gruppo).
E i partiti? I partiti, come sempre in questo Paese, non si preoccupano delle regole: non vedo ClN in giro pronti a chiederne il rispetto, non ho visto alcun ClN chiedere il funzionamento della Commissione di Vigilanza, nemmeno l’elezione del giudice della Corte Costituzionale e neppure, nella scorsa legislatura, la nomina degli otto senatori regolarmente eletti. Vedo mastelliani, storaciani e comunisti di tutte le risme battersi per miserie come le soglie, per il 3 piuttosto che per il 4%. Ecco le battaglie dei difensori della “democrazia”, difensori in realtà solo dell’opportunismo istituzionalizzato. Anche a Francavilla ne abbiamo qualche autorevole esempio. La storia, dunque, si ripete.