Da quello che si apprende dalla stampa, Mirna avrebbe espresso la volontà di essere tracheotomizzata. Da questa parte, il rispetto è, continua ad essere, massimo. Ci teniamo distanti da tifo, strumentalizzazioni e opportunismi vari.
Qualcuno probabilmente penserà che quelli come me, iscritti loro malgrado al “partito della morte” (noi che vorremmo semplicemente che fosse riconosciuto il diritto alla scelta individuale) ora taceranno, perché questa sarebbe la prova dell’incertezza di certe tematiche, degli scenari senza risposta che si aprono a ridosso della fine.
Come quando ci si accusa di avere risposte che, al contrario, da laici, non forniamo perché non ne abbiamo. Non abbiamo ricette magiche che possano valere per tutti. Abbiamo solo da indicare la stella polare rappresentata dalla libertà di scelta individuale che va piuttosto messa in contrapposizione con l’intrusione di terzi o peggio dello Stato nella sfera privata.
E allora spero che altri non vorranno lavarsi le mani festeggiando oggi la “vittoria della vita”. Perché l’esistenza di Mirna prosegue con i suoi drammi, con le burocratiche mancanze della politica, con il pietismo che lava le coscienze e con l’immobilismo indifferente ed ipocrita piuttosto diffuso.
Pensate un po’: mentre tutto questo accade, Maria Antonietta Farina Coscioni (presidente di quella associazione dei Piero Welby e dello stesso Luca Coscioni) è al 12° giorno di sciopero della fame per alcuni obiettivi semplici come rendere noto l’effettivo utilizzo dei finanziamenti stanziati nel 2007 e nel 2008 per i “comunicatori” di nuova generazione che consentono ai soggetti con gravi patologie e con compromissione della facoltà di parlare di interagire con il mondo esterno e rendere effettiva ed operativa l’approvazione della nuova versione dell’assistenza protesica del nuovo Nomenclatore, in modo che sia garantita la fornitura adeguata ad ogni persona con disabilità.
La tragedia delle migliaia di famiglie continua e continuerà anche dopo ed indipendentemente dalla vicenda di Mirna, continuerà anzitutto per la stessa Mirna che, una volta spenti i riflettori, nel momento in cui avrà scelto, non metterà un punto al suo cammino di solitudine, solitudine rispetto ad uno Stato che si dimostra ancora e sempre incapace di riconoscere diritti ma solo pronto a qualche elemosina e disposto a inneggiare alla vita senza saperla onorare.
Smettiamola dunque di accorgerci dei malati e della gente che soffre, solo quando questa ci lancia un grido di dolore, ma cerchiamo di riconoscere diritti, non di dispensare carezze ipocrite e imperativi vuoti di cui neppure conosciamo il senso e la gravità. Lo slogan dell’associazione Coscioni, di cui mi onoro di essere presidente nella città di Francavilla Fontana, è “dal corpo dei malati al cuore della politica”. Questa politica, ce l’ha, un cuore?
Qualcuno probabilmente penserà che quelli come me, iscritti loro malgrado al “partito della morte” (noi che vorremmo semplicemente che fosse riconosciuto il diritto alla scelta individuale) ora taceranno, perché questa sarebbe la prova dell’incertezza di certe tematiche, degli scenari senza risposta che si aprono a ridosso della fine.
Come quando ci si accusa di avere risposte che, al contrario, da laici, non forniamo perché non ne abbiamo. Non abbiamo ricette magiche che possano valere per tutti. Abbiamo solo da indicare la stella polare rappresentata dalla libertà di scelta individuale che va piuttosto messa in contrapposizione con l’intrusione di terzi o peggio dello Stato nella sfera privata.
E allora spero che altri non vorranno lavarsi le mani festeggiando oggi la “vittoria della vita”. Perché l’esistenza di Mirna prosegue con i suoi drammi, con le burocratiche mancanze della politica, con il pietismo che lava le coscienze e con l’immobilismo indifferente ed ipocrita piuttosto diffuso.
Pensate un po’: mentre tutto questo accade, Maria Antonietta Farina Coscioni (presidente di quella associazione dei Piero Welby e dello stesso Luca Coscioni) è al 12° giorno di sciopero della fame per alcuni obiettivi semplici come rendere noto l’effettivo utilizzo dei finanziamenti stanziati nel 2007 e nel 2008 per i “comunicatori” di nuova generazione che consentono ai soggetti con gravi patologie e con compromissione della facoltà di parlare di interagire con il mondo esterno e rendere effettiva ed operativa l’approvazione della nuova versione dell’assistenza protesica del nuovo Nomenclatore, in modo che sia garantita la fornitura adeguata ad ogni persona con disabilità.
La tragedia delle migliaia di famiglie continua e continuerà anche dopo ed indipendentemente dalla vicenda di Mirna, continuerà anzitutto per la stessa Mirna che, una volta spenti i riflettori, nel momento in cui avrà scelto, non metterà un punto al suo cammino di solitudine, solitudine rispetto ad uno Stato che si dimostra ancora e sempre incapace di riconoscere diritti ma solo pronto a qualche elemosina e disposto a inneggiare alla vita senza saperla onorare.
Smettiamola dunque di accorgerci dei malati e della gente che soffre, solo quando questa ci lancia un grido di dolore, ma cerchiamo di riconoscere diritti, non di dispensare carezze ipocrite e imperativi vuoti di cui neppure conosciamo il senso e la gravità. Lo slogan dell’associazione Coscioni, di cui mi onoro di essere presidente nella città di Francavilla Fontana, è “dal corpo dei malati al cuore della politica”. Questa politica, ce l’ha, un cuore?
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