giovedì 5 novembre 2009

Sulla sentenza della Corte europea.


La Corte europea ha statuito che l’esposizione dei crocifissi nelle aule di scuola “è contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e con il diritto dei bambini alla libertà di religione”. Un sondaggio su corriere.it ha messo in luce che dei circa 40mila votanti, il 56,5% ha apprezzato la sentenza. Segno (ennesimo) che i cittadini sono molto più laici dei partiti?
Nessuno ha potuto controbattere alla sentenza nel merito usando argomenti tecnico-giuridici, ma si è preferito glissare con un po’ di sano vittimismo, in un Paese in cui si è abituati a gridare all’anticlericalismo e ad avere tutti i mezzi di comunicazione pronti ad accorrere in soccorso. E’ stato così smascherato come il mondo dei partiti italiano sia ancora una volta tutto unito, da destra a sinistra, da Mantovano a Bersani, soprattutto quando si tratta di tradire i principi di laicità. Si è parlato di sentenza politica, si è gridato al relativismo come causa di tutti i mali del nostro tempo, si è parlato di intolleranza laicista che tenderebbe a liberarci da una antica tradizione. Probabilmente nemmeno Benito Mussolini, quando decise negli anni 20 di emanare i decreti con i quali si introducevano i crocifissi nelle scuole e nelle aule di tribunale, avrebbe mai immaginato che quasi un secolo dopo la partitocrazia italiana sarebbe stata quasi tutta sulle sue stesse posizioni.
Quando frequentavo la scuola elementare, c’era l’usanza a dir poco violenta e irrispettosa di far recitare a tutti la preghiera, all’inizio e alla fine della lezione. Sembra poco, eppure immaginate quanto potesse essere “antipatico” per un bambino appartenente ad un’altra religione non sapere una parola di quella preghiera perché figlio di genitori atei o diversamente credenti. Ma, soprattutto, cosa c’entra l’ ”Ave Maria” o il “Padre nostro” con la scuola? Questa usanza è fortunatamente scomparsa e la cosa credo abbia prodotto solo effetti positivi.
Ma oggi, è davvero incredibile e insopportabile che si possa comparare la croce alla foto del Presidente della Repubblica che pure campeggia in ogni aula di scuola: l’una rappresenta una comunità di fedeli (quand’anche maggioritaria, questo non dovrebbe cambiare i termini della discussione, se accettiamo i principi di una democrazia liberale rispettosa di ogni individuo e ogni minoranza), l’altra rappresenta tutti i cittadini di questo Paese; è davvero paradossale che chi invoca la laicità delle istituzioni pubbliche debba essere tacciato di intolleranza e violenza solo perché sostiene che i luoghi pubblici non devono contenere riferimenti religiosi; è formidabile che qualcuno possa poi confondere un simbolo personale (pensiamo alla croce in una collana o anche al velo, simboli che si scelgono e si indossano individualmente) con un simbolo collettivo qual è la croce (affissa in un’aula scolastica) nella quale invece si presume che tutti dovrebbero riconoscersi. Insomma, davvero gli argomenti per difendere il mantenimento di una simile “tradizione”(come l’ha chiamata Bersani) sono scarsi, poco presentabili e soprattutto latitano.
Ma mi si dica, in conclusione: chi è l’intollerante, chi chiede il rispetto delle diversità o chi impone la propria fede agli altri?

2 commenti:

Giuseppe Di Summa ha detto...

La nozione di laico e di confessionale è oggi nella scuola importante , visto che la società , già da anni , è fatta di trasformazioni etniche e interculturali. Una commissione presieduta da Stasi in un rapporto aveva messo in evidenza il principio della neutralità dello Stato e la libertà di coscienza , il rapporto afferma che la laicità è " una pratica viva " , tanto che diversi sono stati i progetti...
saluti
giuseppe di summa

Giuseppe Di Summa ha detto...

continuo a scrivere..? Si..queste cose sono oggetto di studio , anche in Puglia , basta andare a Bari.
Sono progetto scolastico ad esempio qui si cita il dialogo tra le varie religioni.

Venerdì 16 Ottobre 2009 presso il Palazzo Ateneo della Università di Bari. Giuseppe Di Summa ha visitato una mostra sul dialogo tra le varie religioni. Una rassegna di disegni , di bambini di scuole elementari , soprattutto del barese , che erano pieni di messaggi di pace e di fratellanza. Un saluto dal vivo porto con la partecipazione a questa iniziativa delle scuole lodevole. Nel corso della giornata era in corso una conferenza con un intervento in lingua francese. Il tutto è opera naturalmente della Università degli Studi di Bari. Chi scrive è stato colpito da un disegno di 5 matite che colorano il foglio con in colori della pace di ogni religione....anche le descrizioni dei disegni erano complete ed innegiavano a concetti di pace.
saluti
giuseppe di summa