mercoledì 31 marzo 2010

COME DARE VITA AD UNA COALIZIONE ALTERNATIVA A FRANCAVILLA: regole e principi chiari e non posizioni modificabili.


Prima che l’ubriacatura vendoliana passi via e ci si perda di vista per qualche anno in attesa di mosse silenziose e sotterranee di chicchessia, ritengo utile sottoporre all’attenzione di compagni e amici francavillesi alcune considerazioni sulla politica locale.

Le ultime amministrative francavillesi dovrebbero aver insegnato che se non si prepara per tempo una ipotesi alternativa di città c’è il rischio concreto di arrivare alle elezioni senza la giusta dose di maturità politica e la necessaria credibilità, evidentemente mancate proprio l’anno scorso quando ci si è presentati come un’armata brancaleone incapace di mettersi d’accordo sul nome o peggio sul percorso per l’individuazione del candidato.
D’altronde, chi si illude che coloro i quali sono all’opposizione non hanno il dovere di prefigurarsi un’idea alternativa di città e che le uniche responsabilità politiche siano in capo alla maggioranza (sulla quale sarebbe perciò lecito buttare tutto il fango di questo mondo) commette un errore clamoroso e rischia di contribuire a far perdere altro tempo prezioso.

E’ fallimentare pensare poi di impostare un percorso politico partendo dai veti nei confronti di qualcuno che magari insidia i nostri progetti (personali e legittimi, ma, in quanto tali) da condividere con tutti, se si crede nella democrazia: è invece indispensabile che ogni forza politica individui le proprie priorità e le mescoli in un dibattito che deve essere leale, franco e aperto al coinvolgimento di tutti.
Circa due anni fa, proposi un percorso che premeva su due argomenti: la partecipazione degli elettori alla scelta del candidato (primarie) e la marcatissima virata verso la trasparenza (in particolare, l’anagrafe degli eletti). Dichiarai che dovevano essere quelli i due perni su cui si doveva fondare la nascita di una nuova coalizione politica. Col senno di poi, devo dire che non mi ero sbagliato. Le primarie sono le stesse che hanno consentito nuovamente a Vendola di vincere a scapito delle scelte verticistiche e, quanto alla trasparenza e alla conoscenza, lo vediamo ancora adesso: c’è un distacco clamoroso tra consiglieri e partiti e tra partiti e cittadini. Oggi ciò che avviene in consiglio (dove l’opposizione del vecchio centrosinistra si è ridotta a 4 consiglieri, spesso in disaccordo tra loro), è del tutto ignoto ai cittadini, ai militanti e a chi fa politica, figurarsi all’ “uomo della strada”. Accanto alla proposta di anagrafe degli eletti (mozione votata, grazie al lavoro di Tommaso Resta, all’unanimità dal consiglio ma ancora rimasta irrealizzata) mi sono battuto in questi mesi per l’elezione diretta del difensore civico e ho cercato di rendere conoscibile, con personali mezzi rudimentali, le sedute del consiglio, la ripresa delle quali, a quanto pare, sarà vietata a breve. Il messaggio è dunque che nessuno deve conoscere ciò che accade lì dentro!
Dico questo perché continuo a pensare che un’opposizione può crescere e diventare maggioranza solo se propone un’idea alternativa di città e solo se lo fa indicando un modello e degli strumenti altri. Si dia pertanto inizio ad un confronto e ad una interlocuzione positiva tra consiglieri, forze politiche e cittadini, soprattutto fondando il tutto sulla trasparenza anche delle nostre discussioni, dei dibattiti, dei litigi se necessario, ma mai rinunciando ad esserci e ad intervenire per dire la nostra.
Continuo a ritenere che invece di pensare a come riciclarsi od emergere in vecchie e nuove sigle, ognuno dovrebbe avere il coraggio di proporsi e proporre un cammino politico da condividere, cercando di smetterla con accoltellamenti, giochi sporchi e logiche partitocratiche che uccidono il confronto politico e giocano a favore dell’avversario.
Soprattutto, bisognerà fondare l’azione politica su regole e principi chiari (che valgano sempre e per tutti) e non su posizioni (modificabili secondo le convenienze).

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