giovedì 29 aprile 2010

Sulla toponomastica, no alla prevaricazione e no alla logica partitocratica. Sì ad un percorso trasparente ed oggettivo.


La discussione che si sta sviluppando ultimamente sulla toponomastica fotografa in maniera emblematica il gioco dei partiti di fronte alle decisioni, di qualunque natura esse siano.
Pur essendo legittimo che un consigliere presenti una mozione in tal senso, pensare che una maggioranza possa scegliersi di volta in volta il personaggio politico a cui attribuire il nome di una via è un gesto irrispettoso delle minoranze e di cattivo gusto. Il nome di una via non deve essere la rappresentazione dello strapotere della maggioranza di turno, ma deve essere il riconoscimento che una comunità vuole attribuire ad un uomo, deve rappresentare la consegna di un vissuto alla memoria dei cittadini.
D’altro canto, non sembra accettabile neppure il metodo dello “scambio di figurine” scelto da una parte dell’opposizione: nella scorsa seduta, il PdL ha proposto di intitolare una via a Tatarella e l’UDC, dopo aver votato a favore, ora presenta il suo uomo.
Come dire, io voto per il tuo e tu voti per il mio. In questo modo, i personaggi politici che non si rispecchiano nella storia dei partiti presenti in consiglio non hanno diritto di essere celebrati e non pare un caso che una certa storia (per esempio quella dell’antifascismo liberale) sia completamente sconosciuta a questa comunità.
Al di là di questo e senza esprimere giudizi sui personaggi ai quali si vorrebbe dedicare una strada, ritengo utile rivolgere un appello al buon senso e alla ragionevolezza, invitando il consiglio comunale ad individuare un percorso lineare e chiaro di scelta, invece di abbandonarsi a scelte estemporanee; sarebbe utile prevedere dei criteri oggettivi di valutazione, il coinvolgimento di esperti e magari la esplicita possibilità per i cittadini di partecipare a questo processo di crescita culturale ma l’impressione è che si voglia rendere anche questo argomento merce di scambio tra partiti, i quali scendono in campo rivendicando ognuno la propria quota.

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