sabato 30 agosto 2008

Primarie: o sono aperte o non sono nulla.


In una fase di stand-by in cui non si conosce quale linea i vari partiti della coalizione vogliano sostenere, qualcuno ha timidamente pronunciato la parola “primarie”, non si sa bene con quale scopo recondito, né si conosce la ragione per cui la conversione avvenga solo adesso. Ci permettiamo di rompere il silenzio clandestino (indice di grande lavoro delle segreterie politiche) che sta dominando sulla scena politica locale e di entrare, questa volta, nel merito della proposta “primarie”, già avanzata da mesi dal sottoscritto in maniera decisa.
Ritengo che, intanto, per assumere una veste di serietà e di reale democraticità, dovranno essere primarie aperte, non chiuse ai soliti noti e con risultati già scritti: chiunque dovrà potersi candidare o votare il candidato che ritiene, senza analisi del sangue o esclusioni preventive dal sapore chiesastico per i candidati e per gli elettori (basterà la sola sottoscrizione di adesione). Le primarie servono anche ad allargare le coalizioni.
In secondo luogo, non ci dovranno essere candidati di riferimento dei partiti, per evitare che tutto si trasformi in una guerra tra sigle o correnti.
Per realizzare ciò, potrà essere utile evitare che ognuno si accaparri uno o più simboli nel corso della campagna elettorale, in modo tale che l’attenzione sarà incentrata soltanto sui singoli nominativi. La differenza, in questo modo, la dovranno inevitabilmente fare le storie personali e le proposte dei candidati.
Chiaro, quindi, che una competizione che dovesse essere la riproposizione dei rapporti di forza interni alle segreterie, sarà nient’altro che un modo per prendere in giro gli elettori ancora una volta ed equivarrà ad un abuso della parola democrazia.

sabato 16 agosto 2008

Se la democrazia si sceglie come si sfoglia una margherita.



Rigettata l’ipotesi avanzata dal P.D. della candidatura a Sindaco di un imprenditore, perché lontana dalla storia e dalla cultura del centrosinistra”.
Avrei voluto tanto aver letto male e invece no. Il comunicato a firma della sinistra estrema, comunista e dipietrista (quella radicale è un’altra cosa) recitava proprio queste parole. In buona sostanza i suddetti partiti sostengono che una persona che svolge una determinata professione (in questo caso un imprenditore) non possa essere candidata a sindaco del centrosinistra. Un po’ come se a destra qualcuno sostenesse che candidato non può essere un operaio. E io che ero abituato a ritenere che le qualità di un politico dovessero essere valutate su ciò che questo propone sul piano, appunto, politico, non sull’attività lavorativa che svolge! La religione è oppio dei popoli, si sa. E questa cos’altro è se non una opzione, oltre che vetusta e antistorica, anche ideologica e clericale? Classista e antiliberale. A pensarci bene, l’ideologia è specularmente fallimentare in chi, come il PD, ritiene che l’unico modo per vincere le elezioni sia candidare un imprenditore, non una persona preparata, onesta o competente. Semplicemente, un imprenditore.
Peraltro ho avuto modo di affermare a più riprese che chi si è dichiarato contrario alle primarie non credo abbia grosso titolo per rifiutare qualsivoglia proposta. Ma davvero mi irrita leggere richiami a presunte scelte dal basso che difficilmente si sposano con il no alle primarie e il conseguente via libera, di fatto, dato al PD sulla decisione del candidato.
A poco serve ora dire che non è gradito il nome, che peraltro circolava da tempo e sul quale, ripeto, non mi esprimo.
Se non covavo aspettative verso gli altri, al contrario, ai compagni del PrC ho rivolto vari appelli, inviti e riconoscimenti leali e pubblici in risposta ai quali ho ricevuto il silenzio e per giunta la (lusinghiera) esclusione da incontri di sottocoalizione. La mia unica “colpa”, probabilmente, è quella di aver sostenuto una posizione inconciliabile con la "democrazia dell’opportunismo", per la quale si adeguano alcuni principi a ciò che pare poter convenire maggiormente all’interesse del partito. In questo, nessuna differenza tra PD (del 14 ottobre), PRC (del Presidente Vendola) e tutti gli altri.
Ancora una volta, il bene del partito giustifica tutto. Anche l’adozione di un mezzo sleale, anche la scelta antidemocratica. Ecco perché la democrazia, come la libertà, per alcuni, è strumento di conseguimento del potere, non finalità in sé. E’ la storia che parla.

martedì 12 agosto 2008

La missione: salvare il centrosinistra da se stesso.



Trovo francamente avvilente quanto sta avvenendo nel centrosinistra.
Stiamo assistendo ad una storia grottesca, in cui si contrappongono due fazioni: da un lato il PD sta proseguendo il suo cammino alla ricerca del candidato sindaco da pescare quanto più a destra è possibile, secondo una logica coerente a “questo” partito democratico veltroniano incolore.
Quello che indispone ancora di più è l’atteggiamento dell’altra parte di coalizione che, dopo aver rifiutato le primarie, oggi ha la spudoratezza di pronunciarsi contro il candidato (moderato o no, importa poco) voluto da alcuni, come se essa avesse indicato una strada diversa. Non si sapeva fin dall’inizio che l’alternativa era tra accettare il candidato del PD e rompere? Oggi si ha il coraggio di dichiararsi sostenitori delle scelte dal basso e nello stesso tempo non spendere neppure una parola per coinvolgere i cittadini, ma si lascia al contrario che da equilibri provinciali o regionali del PD dipenda una decisione fondamentale per il cammino in comune della coalizione (a proposito: ma dove sono andati a finire i 3 milioni e mezzo della festa democratica del 14 ottobre?).
La libidine del sollevamento del tavolo evidentemente non poteva essere sottratta a chi ha fin dall’inizio deciso di sacrificare i principi democratici per il bene supremo del partito, come storia di certa sinistra insegna.
La nostra lealtà di radicali è stata, dunque, ancora una volta trattata nella maniera più indegna, anche di fronte ai riconoscimenti, di fronte agli inviti espliciti che abbiamo a più riprese rivolto a tutti, senza mai convocare incontri segreti, ma agendo sempre alla luce del sole. Oggi veniamo esclusi da qualunque inciucio o pastrocchio. Ne prendiamo atto con l’orgoglio di chi sa di aver avuto nel progetto democratico e per la trasparenza la propria stella polare.
Se un democratico c’è, spendesse una parola in tal senso, per salvare questo centrosinistra da se stesso.