venerdì 15 maggio 2009

QUALCHE CONSIDERAZIONE SUL CONFRONTO IN PIAZZA DEI CANDIDATI SINDACO

Dall’iniziativa pubblica svoltasi in piazza giovedì scorso si possono trarre interessanti spunti politici.
In particolare, va segnalata l’ottima apertura che il candidato sindaco del PD ha effettuato nei confronti dell’iniziativa di istituzione dell’anagrafe pubblica degli eletti formulata dai radicali di Francavilla: mentre altri, pur di mantenere le distanze dagli innominabili radicali sono disposti a contorsionismi incredibili, l’avv. Resta, con un gesto di onestà intellettuale e di saggezza politica, ha accolto l’appello che avevamo rivolto in maniera reiterata a tutte le forze politiche di fare, dell’anagrafe, non un argomento per riempire il programma, ma una priorità da valorizzare per tutta la campagna elettorale, elemento di svolta politico-culturale in una città abituata ad eleggere persone “nonostante tutto”. Tale gesto ha un significato ed un valore politico che noi radicali, forza di governo inflessibilmente leale, non dimenticheremo, soprattutto se esso non resterà isolato: siamo disponibili a offrire un contributo alla creazione di questo strumento. Avanti così, caro Tommaso.

Sono stati argomento di discussione e dibattito anche due questioni da noi storicamente considerate: la creazione della ZTL (sulla quale parrebbero essere tutti d’accordo, vedremo nei fatti) e il fenomeno droghe (uso volutamente il plurale perché ogni droga è diversa dall’altra). Con riferimento a quest’ultimo punto, oltre alle vuote promesse di ideare reti collaborative con le famiglie (?) o magari incoraggiare gli interventi delle forze dell’ordine (!), ho ascoltato da alcuni una critica ad un non meglio precisato “individualismo” quale causa di tutti i mali, inevitabilmente contrapposto sempre e comunque al paternalismo dei cosiddetti adulti, i quali dimostrano di non essere evidentemente sintonizzati non solo con la realtà giovanile, ma direi col mondo che li circonda: la convinzione illiberale di molti è che si debba fare da Stato e da padri, sempre, anche quando non richiesto (ma, si capisce, per il bene comune!) o addirittura anche contro la volontà del singolo (abbiamo il frutto di questa ideologia nelle leggi proibizioniste sulla procreazione assistita, il testamento biologico o, appunto, la droga).
In realtà, fino a quando non saranno ascoltati, piuttosto che giudicati e condannati, i ragazzi non si potranno aprire e non potranno essere compresi.
Il flagello droghe è un fenomeno di massa, il solo uso di marijuana, per esempio, è un costume diffuso in 4 milioni di cittadini italiani (circa un ragazzo su tre).
Cosa può fare un’amministrazione comunale? Instaurare un clima persecutorio contro i consumatori? Non sarebbe opportuno invece impegnarsi nell’informare (e non “educare”) i cittadini sui rischi che sono connessi con le droghe? Non sarebbe utile iniziare a parlare nelle scuole, oltre che di sesso e prevenzione, anche, in maniera scientifica e differenziata, di cosa vuol dire assumere marijuana piuttosto che eroina o cocaina? O vogliamo continuare con il solito ideologico calderone salva coscienze del “tutte le droghe sono uguali”?
Mi rendo conto che fino a quando le droghe saranno formalmente proibite, esse saranno anche liberalizzate di fatto (invece di legalizzarle come vorremmo noi), con l’impossibilità di mettere in piedi campagne laiche in grado di responsabilizzare le persone e quindi arginare e controllare certi fenomeni. Però, nel nostro piccolo, impegniamoci in questa direzione.

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