Carissimo Marcello,
cari amici e compagni del PD,
il congresso di SeL di qualche giorno fa è stata l’ennesima occasione per constatare il cattivo stato di salute di una opposizione che non riesce a parlarsi da troppo tempo.
Ma soprattutto, esso ci ha dato l’ulteriore prova dell’integralismo intollerante che anima alcuni esponenti di “centrosinistra” (parola, quest’ultima, ormai e sempre più priva di qualunque significato).
La gratuita, offensiva battuta rivolta all’indirizzo del mio partito da parte dell’avv. Filomeno (che nel suo intervento si doleva del diritto di tribuna offerto persino ai radicali), è indicativa di una strategia escludente e settaria, già collaudata dal soggetto in questione e che ha portato a quello che oggi è l’opposizione: dentro, quattro consiglieri; fuori, partiti che si guerreggiano e persone che neppure si salutano. Un capolavoro, non c’è che dire.
La suddetta strategia muove i propri passi animata da una delle tante ossessioni storiche di una certa politica nei confronti di tutto ciò che è liberale e radicale.
Così, da due anni a questa parte si cerca in maniera spudorata di farci sbaraccare con tutte le meschinità e scorrettezze possibili, contribuendo in maniera decisiva a condurre -quella che una volta era una coalizione- a questi mediocri risultati che avrebbero portato qualunque persona di buon senso a trarre le opportune conclusioni.
Al contrario, noi radicali non intendiamo chiudere la porta in faccia a nessuno, ma, a questo punto, chiediamo a tutti i partiti interessati un doveroso chiarimento.
A tutto ciò, intendo aggiungere solo un suggerimento metodologico per rimediare ad un errore storico e sempre più insopportabile di certa sinistra nostrana: non ci si può continuare a ritenere detentori di superiorità morale e di capacità politica semplicemente in ragione di una mancata assunzione di responsabilità di governo, in quanto è prioritariamente necessario ed indispensabile fornire una dimostrazione di saper rappresentare comunque un’opposizione credibile.
Chiediamo pertanto al PD (sia in quanto partito di maggioranza, sia in quanto soggetto politico che –almeno a Francavilla- ha dimostrato reale disponibilità ad accogliere ed apprezzare anche il contributo radicale) di convocare subito un incontro nel quale si possano individuare due-tre priorità comuni che servano a ricomporre un fronte (non più di centrosinistra ma, molto più ambiziosamente) liberale e democratico.
Chiediamo questo incontro anche per verificare, davvero solo per ragioni di chiarezza e correttezza, se c’è interesse ad un percorso che dia cittadinanza anche alle nostre proposte politiche oppure no.
E’ giunto infatti il momento di scegliere tra due opzioni, una riformatrice (sulla cui base solamente si può creare un progetto futuro di ampio respiro) e l’altra ancorata a vetuste posizioni conservatrici ed escludenti, tese a vivere di contrapposizione ideologica e settaria e di astio personale: una opzione, quest’ultima, che fonda i propri fallimenti sul messaggio demagogico (e assolutamente inconsistente) del “mai con Tizio” e che ha rinunciato da anni a risultare minimamente propositiva. Se davvero non si vuole essere comparse di un sistema incancrenito, si decida una buona volta da che parte andare.
A voi la scelta.
cari amici e compagni del PD,
il congresso di SeL di qualche giorno fa è stata l’ennesima occasione per constatare il cattivo stato di salute di una opposizione che non riesce a parlarsi da troppo tempo.
Ma soprattutto, esso ci ha dato l’ulteriore prova dell’integralismo intollerante che anima alcuni esponenti di “centrosinistra” (parola, quest’ultima, ormai e sempre più priva di qualunque significato).
La gratuita, offensiva battuta rivolta all’indirizzo del mio partito da parte dell’avv. Filomeno (che nel suo intervento si doleva del diritto di tribuna offerto persino ai radicali), è indicativa di una strategia escludente e settaria, già collaudata dal soggetto in questione e che ha portato a quello che oggi è l’opposizione: dentro, quattro consiglieri; fuori, partiti che si guerreggiano e persone che neppure si salutano. Un capolavoro, non c’è che dire.
La suddetta strategia muove i propri passi animata da una delle tante ossessioni storiche di una certa politica nei confronti di tutto ciò che è liberale e radicale.
Così, da due anni a questa parte si cerca in maniera spudorata di farci sbaraccare con tutte le meschinità e scorrettezze possibili, contribuendo in maniera decisiva a condurre -quella che una volta era una coalizione- a questi mediocri risultati che avrebbero portato qualunque persona di buon senso a trarre le opportune conclusioni.
Al contrario, noi radicali non intendiamo chiudere la porta in faccia a nessuno, ma, a questo punto, chiediamo a tutti i partiti interessati un doveroso chiarimento.
A tutto ciò, intendo aggiungere solo un suggerimento metodologico per rimediare ad un errore storico e sempre più insopportabile di certa sinistra nostrana: non ci si può continuare a ritenere detentori di superiorità morale e di capacità politica semplicemente in ragione di una mancata assunzione di responsabilità di governo, in quanto è prioritariamente necessario ed indispensabile fornire una dimostrazione di saper rappresentare comunque un’opposizione credibile.
Chiediamo pertanto al PD (sia in quanto partito di maggioranza, sia in quanto soggetto politico che –almeno a Francavilla- ha dimostrato reale disponibilità ad accogliere ed apprezzare anche il contributo radicale) di convocare subito un incontro nel quale si possano individuare due-tre priorità comuni che servano a ricomporre un fronte (non più di centrosinistra ma, molto più ambiziosamente) liberale e democratico.
Chiediamo questo incontro anche per verificare, davvero solo per ragioni di chiarezza e correttezza, se c’è interesse ad un percorso che dia cittadinanza anche alle nostre proposte politiche oppure no.
E’ giunto infatti il momento di scegliere tra due opzioni, una riformatrice (sulla cui base solamente si può creare un progetto futuro di ampio respiro) e l’altra ancorata a vetuste posizioni conservatrici ed escludenti, tese a vivere di contrapposizione ideologica e settaria e di astio personale: una opzione, quest’ultima, che fonda i propri fallimenti sul messaggio demagogico (e assolutamente inconsistente) del “mai con Tizio” e che ha rinunciato da anni a risultare minimamente propositiva. Se davvero non si vuole essere comparse di un sistema incancrenito, si decida una buona volta da che parte andare.
A voi la scelta.
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