Fin dal 1974, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda politiche che mettano in luce i danni per “prevenire o ridurre la gravità dei problemi associati all’uso non medico di sostanze che provocano dipendenza”, ritenendo che questo obiettivo sia “più completo, più specifico e più realistico” rispetto alla pura prevenzione dall’uso di droghe che c’è in molti paesi.
La cellula Coscioni di Francavilla ha predisposto l’anno scorso un progetto proprio in questa direzione, progetto portato in consiglio da due esponenti di maggioranza, anche se finora pressoché trasversalmente ignorato dalle segreterie di partito, tanto a destra quanto a sinistra.
L’immobilismo dei partiti non dovrà però impedire che se ne discuta. Le reazioni finora sono state deludenti: qualche rappresentante del “partito della vita” ha subito risposto, con sdegno, di essere “Contro la droga senza se e senza ma!”, come se ci fosse qualcuno (magari l’OMS) “a favore” della droga.
Qualche altro ha timidamente obiettato che esistono questioni più importanti.
Prendiamo allora qualche dato per comprendere la posta in gioco.
1) Un farmacista di Francavilla mi informa che presso la sua farmacia ogni mese vengono vendute in media –tra diabetici e consumatori di eroina- circa una trentina di pacchi da 30 siringhe da insulina, ma il dato è approssimativo e comunque non completo, anche perché spesso chi consuma eroina lo fa (probabilmente per vergogna o paura di essere “scoperto”) acquistando siringhe normali, del tutto inadatte, oppure riutilizzando sempre la stessa, con notevole pericolo per la salute.
2) Un’intervista ad un anonimo tossicodipendente di un anno fa, diffusa dall’associazione Coscioni, rivelava come la più grande preoccupazione per quell’uomo, che aveva contratto l’epatite c, fosse legata alle modalità di assunzione ed alla totale mancanza di igiene che costringe i consumatori ad una somministrazione di fortuna, dovunque capiti. In questo senso, dovrebbe far riflettere lo “spettacolo” della ex caserma dei vigili sita nella piazza Umberto dove furono ritrovate decine di siringhe abbandonate.
3) Il sert francavillese ospita circa 200 pazienti dipendenti da sostanze varie: non pochi, se si conta che sono solo la punta di un iceberg di una popolazione di 35mila abitanti.
4) Infine: sempre un anno fa, un test diffuso tra un centinaio di francavillesi evidenziava come quasi l’80% degli interpellati avesse consumato cannabis almeno una volta nella vita e la stragrande maggioranza lo avesse fatto nella fascia di età che va dai 14 ai 18 anni, senza magari ripetere l’esperienza. Costoro, ovviamente, saranno solo in minima parte persone alle prese con problemi di qualche tipo, ma nella stragrande maggioranza sono ragazzi “normalissimi”, che fanno un’esperienza, per quanto non lo si voglia. Quali risposte forniamo loro? Fino ad oggi, abbiamo reagito con l’ideologia del “non si fa”, anche se l’80% di quelli, lo fa o lo farà lo stesso.
Da qui la riduzione del danno.
Ora mi spenderò per organizzare subito un dibattito pubblico, perché la gente sappia e valuti.
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