venerdì 24 febbraio 2012

La solitudine di un radicale di periferia, puntata n. 3. Ovvero se l’alternativa è una questione di “fede”.


L’attuale opposizione francavillese si trova a vivere uno dei periodi di più grave crisi sia numerica che contenutistica della sua già travagliata storia recente. 4 consiglieri comunali (2 PD e 2 di una lista civica) su 30! Ma anche come progetto, a 3 anni dalle ultime elezioni amministrative, non sembra di vedere nulla, neppure macerie, da cui ripartire per ricostruire una coalizione.

Alcune settimane fa partecipavo come esponente radicale ad una riunione tra partiti d’opposizione nella quale, tralasciata la questione programmatica e soffermatisi sulla scelta del candidato sindaco, si creava da subito una contrapposizione tra due componenti: se il PD proponeva le primarie, il PrC e gli altri soggetti politici suggerivano di individuare esternamente il candidato, prendendolo dalla cosiddetta società civile.

Mettiamo per un momento da parte l’incomprensibilità dei continui cambi di opinione sullo strumento democratico delle primarie, usate ormai opportunisticamente secondo le previsioni di ognuno: le si chiede solo se si è in grado di prevedere che equivarranno ad una sicura imposizione della figura più congeniale a questo o quel partito politico. Diversamente, si rifiutano.

Approfondiamo invece, per ora, quanto scritto proprio dalla segreteria PD in un comunicato successivo. Oltre alle primarie, si sollecita la costruzione di una coalizione da ricompattare sul campo “della legalità e della discontinuità”. Tale punto resta misterioso, visto che non si individua nessuna questione oggettiva su cui incontrarsi e confrontarsi. Cosa sarebbe questa legalità? Una dichiarazione di intenti? Lo chiedo, davvero, senza volontà di polemizzare.

Francavilla è governata dal 1992 (a parte una parentesi 2006-2008) dallo stesso Sindaco di centrodestra, circostanza questa che è stata storicamente utilizzata per scaricare sui “cittadini stupidi” la sottomissione ad un potere ormai cristallizzatosi. Tale ricostruzione appare evidentemente lacunosa e per certi versi rappresenta una sorta di foglia di fico dietro cui la minoranza si è nascosta negli anni per mascherare la propria incapacità di sostituirsi al “nemico”.

Se, in sostanza, ciò che si invoca con il predetto comunicato è una “scelta di campo” da operarsi in termini di “fede”, allora è evidente che non ci siamo. Non si può dividere il mondo tra buoni e cattivi secondo un’opzione al buio.

Da radicale, essendomi speso in questi anni in direzione della trasparenza e della democrazia, non posso che cogliere la palla al balzo per una richiesta concreta in direzione di quei principi genericamente richiamati proprio dai compagni del PD: nell’agosto 2010 veniva approvato un odg dopo una seduta di consiglio convocata a seguito della raccolta firme radicale tra i consiglieri, odg che è un vero programma politico. Ebbene, in quella seduta si impegnava l’amministrazione ad attuare l’anagrafe degli eletti, a predisporre il regolamento istitutivo degli istituti di democrazia diretta (significa che ad oggi non è possibile indire referendum cittadini né le petizioni hanno valore vincolante), addirittura a prevedere la diffusione dello (sconosciuto) statuto comunale dappertutto e fin nelle scuole, oltre a garantire la massima pubblicità delle sedute del consiglio comunale, aggiungendo ai canali classici (sito internet e affissione di manifesti) ogni altro mezzo che possa consentire un’adeguata informazione alla collettività (partendo dal servizio di cosiddetto “speakeraggio”), oltre a predisporre un servizio di diffusione in “streaming” in diretta delle sedute di consiglio comunale sul sito istituzionale del Comune di Francavilla Fontana (unico obiettivo, questo, effettivamente realizzato).

Se pertanto si vuole partire da una concreta rinascita fondata sulla legalità, si parta dal rispetto degli impegni assunti attraverso il voto unanime del consiglio ed in particolare dal voto sulla trasparenza. Spiace invece constatare che dall’agosto 2010 in poi nessuno, dentro e fuori il consiglio, si sia mai preoccupato di verificare che venisse portato a termine quel grande processo di democratizzazione della città, processo che significa conoscenza delle regole del gioco, acquisizione della consapevolezza dei cittadini e liberazione dalla schiavitù di un voto meccanico, dato in bianco a chi riesce ad accaparrarlo con avidità e senza un progetto chiaro di città.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Realizzare concretamente l'anagrafe degli eletti sarebbe un grande risultato. Temo però che le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, abbiano altro a cui pensare. Purtroppo...
Peppo Rodia