Pare che, a differenza delle ultime amministrative, questa volta a Francavilla qualcuno oltre al sottoscritto voglia fin da ora proporre e sottoporre, ai partiti della futura coalizione, le primarie per la scelta del candidato sindaco. Bene, dico io.
La domanda nasce spontanea, ma non è detto che la risposta sia rilevante: perché nel 2009 fu testardamente rifiutata la richiesta radicale di primarie (rifiuto che comportò lo spappolamento di quello che allora si chiamava centrosinistra) ed ora invece si indica quel criterio come addirittura decisivo nella formazione della coalizione? Qualcuno ha chiesto –ancora più insensatamente ed oziosamente- perché, oggi, il PD a proposito di primarie dice no a Brindisi e sì a Francavilla?
Lo dico subito: l’analisi sull’incomprensibilità di una determinata strategia politica non può essere utilizzata come alibi per avere un atteggiamento diverso ed ambiguo su uno strumento politico. Se si è in buona fede, non ci si può adeguare al presunto opportunismo altrui. Come nel 2008 il gruppo radicale parlava di due priorità per costituire la coalizione (primarie ed anagrafe degli eletti), così oggi si conferma purtroppo l’attualità di quella proposta.
Tuttavia, c’è un punto che va chiarito per evitare di ascoltare, una volta che sarà partito il dibattito, ancora argomentazioni deboli da parte dei grandi oppositori che di volta in volta quello strumento si farà, tra le oscillazioni di quelli che la domenica “le primarie sono una festa di democrazia” e il lunedì “le primarie spaccano la coalizione”: le primarie non possono essere considerate semplicemente uno strumento per evitare lotte intestine, una specie di “testa o croce” in cui ci si rifugia quando non si sa che pesci prendere. Se così fosse, sarebbero giustificati i contorsionismi di chi, secondo la tesi da sostenere, dice “oggi è diverso”.
Esse sono invece un metodo di scelta ed in particolare il più democratico, aggregativo e trasparente che la politica abbia escogitato ed adottato finora. L'alternativa è il chiuso delle segreterie.
E’ per questa ragione che bisogna individuare subito le regole prima dei nomi. “Ma se tutti i partiti fossero d’accordo su un candidato?”, obietta qualcuno. Strano, nei Paesi in cui le primarie sono previste non ci si trastulla ad ogni scadenza elettorale sull’opportunità o meno di tenerle. Non solo. Ogni volta, a Francavilla i partiti si tirano i capelli per imporre il loro candidato ed ora (come nel 2009) vorrebbero farci credere che non ce ne sono?!
Sulle regole specifiche, meglio uscire subito dall’equivoco; per quanto mi riguarda sono quelle che nel 2008 suggerivo: primarie aperte a tutti e con candidati non di partito. Ma su questo avremo sicuramente modo di parlare e, temo, di accapigliarci.
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