
Premetto che non ho ancora visto il film.
Mi limiterò solo ad analizzare la reazione sdegnata di don Anselmi, responsabile della Cei per la pastorale giovanile. Testualmente leggo:
“Mi sarei aspettato una scena romantica, soffusa, tenera, magari un momento d'amore aperto alla vita, ad un figlio”. Fin qui niente di nuovo. Insomma, il sesso ha senso e dignità solo se finalizzato al procreare come le bestie. Già visto.
“I due attori fanno l'amore in piedi, vestiti, senza guardarsi in faccia”. Ergo? Non va bene questa posizione? Su, dai!
E, infine: “Spesso sono i più deboli, i più poveri culturalmente ad essere segnati da questi cattivi insegnamenti(?) e vengono travolti da fantasie erotiche che diventano dipendenza(?) e sfociano nella violenza(?)”.
Ecco, qui mi riallaccio a quanto da me sostenuto in un recente intervento contrario all’idea di educazione sessuale e a sostegno soltanto dell’informazione: si parla di “cattivi insegnamenti” come se ci fosse da insegnare come vivere il proprio intimo istinto sessuale, fatto di amore e consapevolezza, l’amore nel seguire il proprio corpo e nel vivere godendo di ciò di cui siamo dotati. Qualcuno potrebbe dire di cui il “buon Dio” ci ha dotati.
Di più: nella consueta perversione sessuofoba (questa sì) che si sostanzia nel voler entrare ed infilarsi sotto le lenzuola delle persone, si dà una accezione negativa ad una scena che, peraltro, è una scena artistica e non rappresenta la vita reale. Ma quand’anche fosse, cosa c’entra la violenza? C'è poco da fare: per loro il sesso è proprio un chiodo fisso.
Per questo vi dico: signori, abbiate pietà di voi.
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