domenica 6 luglio 2008

Subito collaborare con i compagni del PrC. I sabotaggi clericofascisti degli altri ci fortificano.

Quando Emanuele, il nostro compagno Emanuele Modugno, conviene con noi che c’è una conventio ad excludendum nei confronti dei radicali, allora ci viene il sospetto che non siamo proprio impazziti e che però, nello stesso tempo, la strada intrapresa è quella giusta. Mai come questa volta siamo convinti che ci sia, per loro, per quelli che Marco chiamerebbe “i buoni a niente”, la necessità di stoppare ogni discussione, di evitare che filtrino le parole, i dibattiti, a cui si preferisce il chiacchiericcio pettegolo.
Ai compagni del PrC ribadiamo con forza la richiesta di impegnarsi con noi: primarie e anagrafe degli eletti come elementi di rottura e discontinuità rispetto al passato da infilare nella discussione sulle amministrative, come prerequisito per la coalizione che va costruita con urgenza. Confidiamo in loro, nella loro politica, nella loro capacità di rimanere estranei a manovre di potere quali si preparano spudoratamente.
Il congresso comunista di questa settimana, al quale prenderò parte con estremo piacere, sarà un’occasione per me per rilanciare la proposta radicale; sarò presente e ascolterò con attenzione le risposte che dovessero giungere sul punto. La loro collaborazione sarà indispensabile, altrimenti non ce la facciamo.
Sabato, intanto, l’occasione per il sabotaggio era ghiotta. Si sa, ciò che è pubblico, nella nostra Italia e tanto più a Francavilla, deve rimanere clandestino, segreto, silenziato.
Esattamente quanto ciò che rimane nel chiuso degli scantinati va fatto rimbombare, va sputtanato sul giornale con la speranza di seminare zizzanie.
In questa ottica, non mi impressiona certamente il boicottaggio organizzato militarmente ai nostri danni o meglio ai danni di un dibattito pubblico realizzato per il bene di una Francavilla altra, anche perché sapevo bene di fronte a quale rischio, un’iniziativa del genere, ci avrebbe messi.
Il PD, insieme alle sigle altrettanto democratiche, era pressoché tutto assente, dal coordinatore (che aveva preannunciato che ci avrebbe inviato qualcuno della segreteria, un Bettini di turno), ai “giovani” (quelli che dovrebbero rappresentare la novità e che sappiamo bene quanto preoccupati siano di non commettere imprudenze nella strada della carriera veltroniana, in cui meno contenuti e meno fastidio porti con te, più avanzi in graduatoria come candidato).
Non siamo per nulla intimoriti, dunque, dalla scelta di quelli con cui stiamo cercando, in maniera consapevolmente suicida, di collaborare per contrapporci ai capaci davvero, ma davvero di tutto, anche delle peggiori nefandezze. Sia chiaro, ci proviamo ma non ad ogni condizione.
Denunciare l’antiradicalismo militante (quando non la maleducazione nel rifiutarsi di accettare un invito) pare oggi tempo perso, ma solo perché è ormai una costante talmente antropologica da risultare ovvia anche per chi la pratica e ci accusa sfrontatamente di vittimismo ingiustificato.
Oggi chiediamo che al regime si oppongano i principi di democrazia, legalità e trasparenza, perché il fine non può mai giustificare i mezzi, ma sono questi ultimi, che il PD e gli altri stanno scegliendo, a prefigurare gli scenari di mantenimento dello status quo.
Nessuno ci dice perché si siano creati i due blocchi nel centrosinistra, sospettiamo, pensiamo sulla base di qualche nome non gradito proprio a coloro che, generosamente (beati loro!), quando parlai di primarie risposero che non erano appassionati ad una discussione sul candidato sindaco, ma solo disponibili a parlare di fatti, di problemi.
Dove sono, fatti e contenuti? E quanta distanza c’è tra questi e il centrosinistra?
Se non c’è spazio per l’accordo minimo su queste basi di democrazia, non ci potrà essere neppure spazio per un’altra Francavilla.

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