Non c'è riforma (o, per meglio dire, intervento di ogni governo che si succede) in ambito scolastico che non lasci costantemente insoddisfatti gli studenti. Al di là delle legittime critiche che si possono muovere ad una manovra (e questa francamente mi sembra l'insieme di una serie di slogan inconsistenti), mi viene spontaneo pormi alcune domande, mi verrebbe da chiedere agli studenti come immaginano la scuola e l'università, se pensano che quelle attuali funzionano. Stessa domanda vorrei porre alle forze politiche (in particolare noto che il centrosinistra ha deciso di cavalcare il malcontento, senza tuttavia ancora rendere nota-a meno che non mi sia sfuggita- una posizione credibile sull'argomento); come ci si immagina una nuova scuola e una nuova università, in considerazione del fatto che quelle attuali sono luoghi dove il merito non esiste, dove chi è bravo non è premiato, sia tra gli studenti che tra i professori? Questo sistema produce inevitabilmente mediocrità, mancanza di stimolo a fare meglio, e porta professori (e studenti) in gamba a galleggiare e vivacchiare. Insomma, è necessario puntare sulla premialità. La scuola deve funzionare e chi lavora deve poter emergere, deve poter essere retribuito meglio e di più.In questa direzione bisognerebbe muoversi, ma non mi pare che qualcuno sia interessato a riformare seriamente la scuola: molto meglio gridare dal governo che bisogna ridare "ordine e disciplina" sotto il grembiule e, populisticamente, dai banchi dell'opposizione (e dalla megamanifestazione di tre, quattro, dieci miliardi di persone) "no al decreto Gelmini".
mercoledì 29 ottobre 2008
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