Ricevo e pubblico con estremo piacere un contributo inviatomi da Pietro Filomeno sulla campagna elettorale.
La campagna elettorale è giunta ormai al capolinea. Come sempre, sono andate in scena “perfor-mance” corrette e scorrette: manifesti, santini, comizi, contatti ad personam, telefonate, sms, incon-tri di quartiere, spazi televisivi autogestiti, spot elettorali, inserzioni sui giornali, incontri conviviali, concerti musicali, siti di partito, blog e persino social network come “Facebook”; volantinaggi sfre-nati, sondaggi depistanti, invasione di spazi altrui, attacco alle persone più che alle idee, sgrammati-cate contumelie sui blog locali scritte da conigli anonimi, comizi urlati sino alla violenza quasi fisi-ca, promesse di posti di lavoro, terroristico controllo dei voti, patto del diavolo con i clientes e fi-nanche (stando ai “si dice”) compravendita del consenso. Chi ha avuto più mezzi, li ha naturalmente usati. Da questo punto di vista, a onor del vero, nessuno ha esagerato.
La divisione nell’ambito dei due schieramenti ha creato, questa volta, molta confusione: 322 gli a-spiranti al Consiglio comunale, 72 a quello provinciale. La competizione ha raggiunto livelli da ca-lor bianco. Al punto che la raccolta dei voti (tra parenti, amici e clientes) è diventata ossessiva, fino all’accattonaggio. La tensione è stata così alta che qualcuno, esasperato, è arrivato pure alla querela. Riguardo ai contenuti, si è sentito parlare molto poco di Provincia e di Europa. L’attenzione si è concentrata soprattutto sul Comune. Non sono mancati, per dare man forte ai candidati sindaci, i big nazionali: Di Pietro, la Mussolini, Fitto, Casini, D’Alema. Si è mobilitato anche il cantante salenti-no Albano.
È difficile prevedere quello che uscirà dalle urne. Non si è certi di niente, se non che le cose si sono messe male per tutti. Per esempio: data l’eccessiva frantumazione e competizione, il rischio che alla Provincia non vada nessuno è alto. Dei candidati a sindaco, neanche il più forte è sicuro di vincere. Al ballottaggio, potrebbe addirittura perdere tutto. Saranno decisivi due tipi di voti. Quello utile e quello disgiunto. Il primo non è, come si può pensare, spregiudicato opportunismo. È, invece, segno di scelta razionale: lo esercita chi, dotato di senso della realtà, sceglie il male minore. Il secondo consiste nel votare, sulla stessa scheda, candidati di liste diverse (persino di schieramenti opposti). Anche se legalmente previsto, molti lo ritengono discutibile sul piano della coerenza politica. Deci-sivo sarà anche il livello di astensionismo: chi ne subirà i danni maggiori?
Si è detto molte volte che l’elettorato francavillese è statico, cioè vota sempre allo stesso modo. So-stanzialmente, è vero. Tuttavia, qualche volta ha riserbato più di qualche sorpresa. In positivo e in negativo. Tuttavia: se ci fosse già l’anagrafe degli eletti - uno dei cavalli di battaglia del radicale Sergio Tatarano – si voterebbe con più cognizione di causa. Di ogni candidato si saprebbe in con-creto chi è, che fa e soprattutto in che modo si è impegnato sul piano politico-amministrativo e i ri-sultati ottenuti. Come voteranno, questa volta, i giovani? E gli imprenditori? E le donne? E gli intel-lettuali? Durante tutta la campagna elettorale, non è intervenuta nessuna voce della società civile. E questo non è un buon segno. Aspettiamoci, comunque, delle novità. Se invece non ci saranno, vuol dire solo una cosa: la maggioranza dei francavillesi non merita di meglio.
La campagna elettorale è giunta ormai al capolinea. Come sempre, sono andate in scena “perfor-mance” corrette e scorrette: manifesti, santini, comizi, contatti ad personam, telefonate, sms, incon-tri di quartiere, spazi televisivi autogestiti, spot elettorali, inserzioni sui giornali, incontri conviviali, concerti musicali, siti di partito, blog e persino social network come “Facebook”; volantinaggi sfre-nati, sondaggi depistanti, invasione di spazi altrui, attacco alle persone più che alle idee, sgrammati-cate contumelie sui blog locali scritte da conigli anonimi, comizi urlati sino alla violenza quasi fisi-ca, promesse di posti di lavoro, terroristico controllo dei voti, patto del diavolo con i clientes e fi-nanche (stando ai “si dice”) compravendita del consenso. Chi ha avuto più mezzi, li ha naturalmente usati. Da questo punto di vista, a onor del vero, nessuno ha esagerato.
La divisione nell’ambito dei due schieramenti ha creato, questa volta, molta confusione: 322 gli a-spiranti al Consiglio comunale, 72 a quello provinciale. La competizione ha raggiunto livelli da ca-lor bianco. Al punto che la raccolta dei voti (tra parenti, amici e clientes) è diventata ossessiva, fino all’accattonaggio. La tensione è stata così alta che qualcuno, esasperato, è arrivato pure alla querela. Riguardo ai contenuti, si è sentito parlare molto poco di Provincia e di Europa. L’attenzione si è concentrata soprattutto sul Comune. Non sono mancati, per dare man forte ai candidati sindaci, i big nazionali: Di Pietro, la Mussolini, Fitto, Casini, D’Alema. Si è mobilitato anche il cantante salenti-no Albano.
È difficile prevedere quello che uscirà dalle urne. Non si è certi di niente, se non che le cose si sono messe male per tutti. Per esempio: data l’eccessiva frantumazione e competizione, il rischio che alla Provincia non vada nessuno è alto. Dei candidati a sindaco, neanche il più forte è sicuro di vincere. Al ballottaggio, potrebbe addirittura perdere tutto. Saranno decisivi due tipi di voti. Quello utile e quello disgiunto. Il primo non è, come si può pensare, spregiudicato opportunismo. È, invece, segno di scelta razionale: lo esercita chi, dotato di senso della realtà, sceglie il male minore. Il secondo consiste nel votare, sulla stessa scheda, candidati di liste diverse (persino di schieramenti opposti). Anche se legalmente previsto, molti lo ritengono discutibile sul piano della coerenza politica. Deci-sivo sarà anche il livello di astensionismo: chi ne subirà i danni maggiori?
Si è detto molte volte che l’elettorato francavillese è statico, cioè vota sempre allo stesso modo. So-stanzialmente, è vero. Tuttavia, qualche volta ha riserbato più di qualche sorpresa. In positivo e in negativo. Tuttavia: se ci fosse già l’anagrafe degli eletti - uno dei cavalli di battaglia del radicale Sergio Tatarano – si voterebbe con più cognizione di causa. Di ogni candidato si saprebbe in con-creto chi è, che fa e soprattutto in che modo si è impegnato sul piano politico-amministrativo e i ri-sultati ottenuti. Come voteranno, questa volta, i giovani? E gli imprenditori? E le donne? E gli intel-lettuali? Durante tutta la campagna elettorale, non è intervenuta nessuna voce della società civile. E questo non è un buon segno. Aspettiamoci, comunque, delle novità. Se invece non ci saranno, vuol dire solo una cosa: la maggioranza dei francavillesi non merita di meglio.
Pietro Filomeno
2 commenti:
EUROPEE
Non è necessario spendere molte parole per convincere a votare radicale: non lo è neppure per chi radicale non ha mai votato e può farlo oggi decidendo di consentire la presenza di una pattuglia liberale, laica, antiproibizionista e federalista in una sede che abbisogna più che mai di essere vigilata da gente con la storia di Pannella e Bonino e quindi dei nuovi Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Continua il sogno della Patria Europea, quel sogno portato avanti in un carcere da pochi pazzi mentre fuori impazzava la guerra. Erano gli anni ’40.
Altrimenti, chi parlerà di diritti umani, chi difenderà il Tibet, la Cecenia, chi aiuterà la Turchia a compiere quel cammino necessario ad entrare in Europa, chi porterà avanti le battaglie antiproibizioniste, chi combatterà per abolire la pena di morte e le mutilazioni genitali femminili?
PROVINCIALI
Oltre a vedere con inquietudine il progetto PD-UDC, ho deciso che non voterò nessun candidato perché trovo che l’ente provinciale rappresenti un’istituzione troppo lontana dai cittadini e in larga parte inutile. Avrei votato solo per quel candidato che si fosse ripromesso di spendere il proprio mandato per (chiedere di ) riformare profondamente la Provincia, che resta purtroppo un parcheggio utile a tanti.
COMUNALI
Tutti sanno quanto mi sia speso per approdare all’individuazione di un candidato comune tra le forze del centrosinistra. Non è questo il momento della resa dei conti, non è il momento per ricordare quali e quante siano le responsabilità di molti per essersi spesi nel determinare un rischio clamoroso, quello di far fallire per l’ennesima volta la speranza di un’alternanza in grado di favorire l’alternativa.
Il centrodestra, nelle sue forme vecchie e nuove, sotto Della Corte o Galiano, non è votabile, francamente.
Nonostante le critiche durissime da me lanciate nei mesi scorsi a quanti, da tutte le parti, hanno speso il loro tempo a sabotare le primarie, riconosco onestamente che Tommaso Resta ha saputo meglio di chiunque altro rappresentare un messaggio positivo e di speranza, ha saputo proporsi come leader disponibile anche a recepire i consigli (si pensi a quanto ha detto ripetutamente sulla proposta dell’anagrafe degli eletti, sparita invece dai comizi di Mario Filomeno, che pure se ne impadronì mesi fa). Necessario è adesso attribuire credibilità alla parola di Tommaso e al suo impegno (ribadito con forza nel comizio conclusivo) a tenersi a distanza dall’UDC curtiana. Lo stesso Marcello Cafueri ha pubblicamente aderito alla nostra proposta sulle droghe: non era facile e il suo impegno vale doppio, visto il ruolo di segretario del PD che egli ancora svolge.
Oggi scelgo di votare Tommaso e non Mario Filomeno perché non si intravede speranza alcuna e anzi appare in tutta la sua piccolezza il misero obiettivo di quest’ultimo di svuotare il PD: si poteva pure non condividere il progetto del PD a Francavilla (anche se le responsabilità di Mario e di chi lo appoggia a presentarsi spaccati sono enormi, specie dopo il generoso tentativo compiuto gli ultimi giorni prima dell’inizio della campagna elettorale da Marcello Cafueri), ma non si doveva giocare a perdere, come ha fatto la sinistra cattocomunista.
Quello intrapreso da Tommaso è un percorso che, comunque vada, non andrà assolutamente buttato.
Ora bisogna pensare a votare compatti per Tommaso e a dargli la forza di cui ha bisogno.
Poi si vedrà.
http://giuseppegioia.blogspot.com/2009/06/comunicato-da-le-storie-del-piccolo.html
Per riflettere.
Grazie
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