giovedì 3 maggio 2007

ORGOGLIO FASCISTA

Qualcuno diceva che siamo tutti uguali di fronte alla morte, ma non di fronte alla storia.
Non appartengo allo schieramento della sinistra “portatrice della verità”, quella che con i fascisti non si sporca le mani; ma, da antiproibizionista ( sempre), trovo che i veri antifascisti, negli anni 70 e 80, bene avrebbero fatto a confrontarsi con personaggi che rivendicavano con orgoglio la loro fede totalitaria; invece quei finti antifascisti fornivano nuova “vita politica” a certa destra quando con questa rifiutavano di confrontarsi.
Ciò detto, formulo, d’altro canto, una semplice osservazione rispetto all’audace richiesta, proveniente dal sen. Curto, di dedicare una strada più prestigiosa a Giorgio Almirante: mi pare corretto e opportuno affermare che il leader missino sia stato in vita redattore della rivista antisemita “La difesa della razza”; che vi fu il convinto sostegno da parte di Almirante, ancora negli anni 80, alla pena di morte ( in particolare, alla pubblica impiccagione nei confronti degli spacciatori), sostegno convinto come convinto era il letterale “schifo” che il leader missino dichiarava, pubblicamente e orgogliosamente, di provare per gli omosessuali. A meno che non mi sia sfuggito, non mi pare che Almirante abbia mai rivisto tali opinioni restauratrici e intolleranti. Ora: ciascuno è libero di chiedere maggiori riconoscimenti alla figura di quest’uomo (per carità!), ma se ne assume la responsabilità politica in considerazione di fatti storicamente gravi e non cancellabili.
Intitolare una strada è un gesto attraverso il quale un’amministrazione traccia un segno di carattere educativo rivolto alla propria cittadinanza. In un paese come il nostro, dedito a celebrare le vite di una parte o di una fede ( si pensi al campo di calcio “partiginamaente” ,e sotto lo sdegno di pochi, intitolato a un Papa), sarebbe qualche volta opportuno ricordare, per esempio, il sacrificio degli intellettuali oppositori del regime fascista ( mi pare, questo, valore comune) come Carlo Rosselli, Antonio Gramsci, Gaetano Salvemini, sconosciuti alla nostra toponomastica. Insomma: il rispetto è una cosa, l’ammirazione è un’altra.

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