mercoledì 2 maggio 2007

Vita, famiglia, sesso. Tanti quanti sono gli uomini.


Frasi offensive al Papa o a Bagnasco: e tutti giù a prenderne le difese, a dire che gli anticlericali sono intolleranti.
Le personalità cattoliche si alzano ogni giorno per chiedere conto a chi si frappone davanti alla loro strada, palesando i questo modo l’intolleranza nei confronti di qualsivoglia critica al loro operato, chiaramente visibile dalle reazioni isteriche di fronte a qualche stupido e controproducente epiteto che essi ricevono; e noi laici dobbiamo, dovremmo, solo per questo, rimanere in un cantuccio e dedicare in minuto di silenzio di fronte alla lesa maestà verso costoro, fautori di un dibattito politico ( al quale scendono o si “abbassano”, abbandonando la sacralità del loro ruolo) fatto di accuse verso i sostenitori della morte, gli assassini della famiglia e dei valori “buoni”, che saremmo noi, solo perché ci rifiutiamo di avere un’idea unica di vita, una di famiglia, una di sesso. O meglio: ognuno di noi ha la propria idea, ma non pensa che questa sia buona per tutti. I clericali invece innalzano a modello di vita quello che essi stessi reputano buono per loro, con la differenza che decidono di imporlo a tutti. E chi fuoriesce dal selciato da essi tracciato, attribuendo ad altro il significato di famiglia o di vita o di morte o di sesso, non solo è un peccatore, come lo erano Welby (che rivendicava il diritto all’eutanasia) o Luca Coscioni ( che chiedeva più libertà di ricerca), ma, da oggi, si arruola nell’esercito terrorista, al quale sono iscritti ad honorem tutti i non allineati alla linea “Ratzingeriana”. Viva la libertà religiosa, di pensiero e di espressione.

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