venerdì 28 novembre 2008

Parliamo di droga, sesso, libertà, "vissuto".


Gli interventi autorevoli susseguitisi in questi giorni relativamente alla questione droga-studenti (allargatasi fino a comprendere il rapporto con la libertà degli individui), rischiano di dare una visione contrapposta tra la rivendicazione (e il conseguente riconoscimento) dei diritti e “il vincolo di responsabilità che ci lega tutti gli uni agli altri”. Da quanto ho letto, parrebbe che il desiderio di libertà sia un elemento negativo che produce inevitabilmente la distruzione della società, che ci porta a dimenticare il prossimo e a coltivare il nostro personale orticello nel più triste egoismo. A mio avviso, di fronte alle grandi sfide della scelta individuale (penso non solo all’assunzione di droga, ma anche a temi estremamente attuali come l’eutanasia o l’aborto) affidare la vita nelle mani dei singoli cittadini è la scelta più saggia, che va naturalmente nella direzione di una responsabilizzazione della società. La conoscenza della realtà, peraltro, ha sempre consentito alle istituzioni di governare efficacemente fenomeni che altrimenti verrebbero alimentati dalla politica della paura e lascerebbero gli individui nella più completa solitudine.
Il rischio, infatti, frutto del paternalismo proibizionista, è quello di non riuscire a sintonizzarci con la società, limitandoci a lavare la nostra coscienza, relegando definitivamente l’uomo in un cantuccio e lasciando quest’ultimo al di fuori di ogni possibilità di salvezza civile.
A questo proposito, colgo l’occasione per chiedere a Don Domenico Carenza, ai Presidi, a politici ed amministratori che hanno commentato le recenti vicende locali sulla stampa, un incontro pubblico sulle tematiche relative alla droga, ma più in generale al (diffuso e naturale) desiderio di libertà, per sviluppare una riflessione dalla quale l’intera collettività potrebbe trarre un momento di crescita importante.

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