martedì 26 febbraio 2008

SI INAUGURA LA CELLULA COSCIONI A FRANCAVILLA.


Domenica 2 marzo alle ore 10,30 presso Teatro Imperiali, alla presenza di Maria Antonietta Coscioni, presidente dell'associazione e moglie di Luca, verrà inaugurata la nuova cellula locale.

Nel corso dell'iniziativa interverranno


dott. Sergio Tatarano
(Nucleo promotore Francavilla Fontana)

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI
(Presidente dell’associazione Luca Coscioni)

Condurrà l'incontro:

Gianni Cannalire
(Nuovo Quotidiano di Brindisi)


Ospiti dell’iniziativa, tra gli altri:
dott. Giuseppe MARINOTTI(Sindaco di Francavilla Fontana)
On. Luigi VITALI (FI)
Sen. Antonio GAGLIONE (PD)
Concetta SOMMA (assessore alle politiche del lavoro Provincia di Brindisi)
Sen. Euprepio CURTO (AN)
Maurizio BRUNO (coordinatore cittadino PD)
Emanuele MODUGNO (segretario cittadino PRC)
avv. Tommaso RESTA (capogruppo PD in Consiglio Comunale)
avv. Carlo TATARANO (consigliere comunale PD)
Gabriele LIPPOLIS (consigliere comunale PD)


Nella seconda parte, ci sarà il dibattito e l'elezione degli organi.
In un momento di tragica messa in discussione della laicità dello Stato, la nascita della cellula Coscioni va a rappresentare un elemento di discontinuità e di fiducia per tutti i laici d'Italia, per la speranza di guarigione dei disabili, privata dai veti contro la ricerca, per la possibilità di concepire con amore anche in provetta, per la garanzia di una vita dignitosa e di una morte opportuna di tutti i malati terminali. Per la libertà contro ogni fondamentalismo e imposizione altrui.Con noi ci sarà Maria Antonietta Coscioni, presidente della associazione e moglie di Luca. A tutti i politici che interverranno chiediamo l'impegno a dare speranza a quegli uomini che hanno rappresentato con il loro corpo, buttato nella lotta, speranza per altri. Per questo, "dal corpo dei malati al cuore della politica".

lunedì 25 febbraio 2008

Come girare spudoratamente la "frittata".



Venerdì sera sono andato via senza passare dalla piazza. Non mi interessava partecipare ad un pubblico dileggio di un politico, direi di una persona. D’altro canto, mi ero più volte pronunciato sul punto definendo inquietante il comportamento del parlamentare francavillese, senza scusanti, e avevo peraltro chiesto le dimissioni dello stesso sen. Curto da ogni carica politica. Più chiaro di così!
Ho poi sentito che l’esponente di AN ha tristemente e “preoccupantemente” minacciato di fare grosse rivelazioni. Lo stile è in linea con tutta la vicenda, inquietante anch’esso. Direi che è un crescendo continuo. Insomma, il messaggio è:”Se muoio io, muoiano tutti con me!”. Ho i brividi.
Domenica sera ho riacceso il pc e ho trovato alcuni post scritti sui blog locali che mi hanno lasciato interdetto.
Guardando bene, il problema di fondo che si poneva e si pone sembra il seguente: ma sono io ad essere complessato oppure tutti ce l’hanno con me?
E se ce l’hanno con me, come mai nessuno mi nomina? Sono d’un tratto diventato innominabile, peggio del peggiore fascista, da eliminare fisicamente, quasi da “sparare a vista”?
Giuseppe Bruno scrive sul suo post intitolato “Salviamo il senatore”, con riferimento alla manifestazione di venerdì, che “sangue non ne ha visto nessuno” e a questa affermazione fa seguire, come una linea unica e coerente, l’iniziativa partita dal senatore di raccolta firme in difesa della propria candidatura.
Caro Giuseppe, sono sempre portato a credere che le manovre di questo tipo non siano casuali, ma siano piuttosto animate da un tentativo mirato di falsificazione della realtà.
Davvero non pensavo che si potesse considerare il mio intervento fraintendibile, eppure rapito anche tu da questa smania di buttare i cattivi da una parte, sostituendoli con i buoni, hai semplificato, anzi distorto malamente.
Sai, ti sembrerà strano, sembrerà quasi un paradosso ma l’unico che ha formulato una proposta concreta in tutta la vicenda sono stato io. Al di là dei soliti inni alla “nuova politica”, al cambiamento, all’”aria nuova”(sarebbe meglio dire “fritta”), beh, io non ho ascoltato nessuna proposta alternativa; ah,sì! Lo scioglimento del consiglio comunale, sulla quale proposta folle nemmeno una parola si è spesa dopo, ma si è preferito glissare: tanto se uno spara sulla croce rossa nessuno gli dice niente. Soprattutto se quel qualcuno è della nostra squadra. Evviva la politica nuova, aggiungerei!
Dal canto loro, i compagni di rifondazione hanno potuto trovare, lo dico oggettivamente, affettuosamente, il loro sbocco naturale, sempre più amato del governare:”la piazza”.
Vado poi sul blog “casadelpopolo” e leggo un post avente lo stesso oggetto:” C’è sempre qualcuno che vuole ad ogni costo ostacolarti, screditare quello che fai, perché ha sospetto che tu stia violando i diritti della persona (???), i diritti del senatore”(?).
Verrebbe da pensare che i compagni non siano preoccupati od occupati della “violazione dei diritti della persona”, ma il resto del periodo non è che comunque mi tranquillizzi molto e spiego subito perché. Ho già espresso tutta la mia fierezza nell’essere considerato traditore della sinistra, magari traditore della faziosità, della squadra, della curva. Di certo non tradisco la mia idea di politica fatta di rifiuto del populismo demagogico, conscio come sono del rischio che corro e continuerò a correre in futuro mantenendo la mia idea, anche a costo di rendermi impopolare per non essere antipopolare.
Si alluderebbe quasi al fatto che avrei il riflesso di difendere il senatore. Bene. Questa parrebbe cronaca invece è storia. La storia delle patenti, quella di antifascista è già stata autoassegnata ai compagni che non vogliono Tizio agli incontri perché troppo nero come Calimero. E ora io, che difendo l’opportunità di non mettere in ridicolo un uomo (fascista, sfascista, comunista, non importa: un uomo) che ha sbagliato, ebbene sarei diventato difensore di Caino e non del principio in sé; forse perché non sono abbastanza “inkazzato”, violento, amico della folla inferocita che invoca la ghigliottina? Come quello che si batte contro la pena di morte e magari diventa “amico degli assassini”, o contro il 41 bis e diventa “mafioso”. A questo siamo arrivati? Ma dovrebbero sapere costoro, perché lo sanno, che la mia voce si sarebbe levata, come è già accaduto in passato, per difendere chi di loro si è venuto a trovare in minoranza, magari schiacciato da qualche potere forte. E continuerà a levarsi a difesa del diritto, del principio, anche dei rappresentanti della più evidente faziosità di sinistra, che serve e servirà solo a far campare la peggiore destra d’Italia.
Dicono: “Vorremmo che il trasversalismo non fosse una linea da adottare a priori, ma una scelta ben ponderata e consapevole dei suoi vantaggi, ma anche e soprattutto dei suoi rischi camuffati da una presunta positività dell’equidistanza sempre e ad ogni costo”.
So bene quanto opportunismo possa guidare le scelte politiche; proprio i compagni di rifondazione, a partire dal loro segretario, sanno quante volte sono stati pubblicamente lodati tanto quanto criticati, senza peli sulla lingua, con l’intenzione da parte mia di cercare spiragli di accordi su azioni comuni o di alzare il livello di confronto politico.
Pensare che la presenza opportunistica di un politico mi possa far sciogliere vuol dire sottovalutarmi. Ma c’è tanta gente che rifiuta di parlare ed io da avversario apprezzo chi non si sottrae allo scontro aspro e pubblico. E non ho paura di riconoscere meriti ad un mio avversario di sempre. In nome di una mia credibilità.
Allora, criticate pure il mio buonismo, il mio non saper stare dalla parte della (vostra) “ragione”, ma vi prego di essere in buona fede e di non modificare il mio pensiero, ché è mio e almeno quello lasciate che possa tenermelo stretto. Fatemi stare in buona compagnia.

giovedì 21 febbraio 2008

Auguri cristiani alla piazza...


Sono tremendamente preoccupato.
Insomma, ho visto le immagini del sen. Curto e la vicenda mi ha sconvolto. Anzi, mi è dispiaciuta. Dispiaciuta anche perché sapevo cosa si sarebbe scatenato. E io che non sono un tifoso della politica, che non amo la messa alla gogna, che mi sono battuto contro la pena di morte pure a Francavilla (mentre qualche altro si permetteva addirittura di snobbare la conferenza stampa), io che prediligo i confronti pubblici, provo tristezza quando vedo un uomo (politico oppure no, avversario o compagno) in difficoltà. Chi mi conosce dovrebbe sapere quale dispendio di energie mi è costato imbastire dibattiti pubblici accuratamente e scientificamente evitati, addirittura anche quando c’era soltanto da sfilare facilmente come in una passerella di alta moda. Proprio col sen. Curto mi sono più volte incontrato, confrontato, trovato quasi sempre in dissenso, scontrato sui contenuti (ricordo, per esempio, quando polemizzai con la sua richiesta di una via più prestigiosa da dedicare a Giorgio Almirante). E ho apprezzato anche la sua disponibilità a partecipare a dibattiti, come quello sull’eutanasia, che magari qualche rappresentante della nuova sinistra democratica avrebbe puntualmente e accuratamente evitato e solo a sentir pronunciare quella parola (eutanasia) sarebbe scappato a gambe levate.
Sarà un mio limite, ma non riesco proprio a gioire al pensiero che qualcuno possa soffrire o debba nascondersi, magari essere ghettizzato, colpito con le monetine o accolto dai cappi in Parlamento. Proprio io, magari molto più di quelli che cristianamente (?) campano delle pochezze, dei limiti, degli errori altrui, quelli che magari prima invocano la morte di un uomo “peccatore” e poi si fanno il segno della croce o viceversa.
Quello che è accaduto e andato in onda in tv è una vicenda triste e penosa, senza scusanti, per la quale ho chiesto le dimissioni del senatore, sul cui futuro ora si fanno pronostici: c’è chi gongola e si sfrega le mani pensando che quell’uomo sia politicamente morto. Eppure parentopoli dovrebbe aver insegnato qualcosa. Invece niente, niente di niente. Addirittura si prepara un video proiettato tra la folla impazzita, drogata, in una vicenda che ricorda quella del toro a cui si mostra il mantello rosso e che poi si lascia correre all’impazzata. Ebbene, si sappia che è quella destra, che si dichiara di voler combattere, a essere invece pazientemente costruita e alimentata come si alimentano le catastrofi, in quanto non si sa cosa sia la forza delle proprie convinzioni, alla quale si preferisce l’impotenza della violenza.
Sarà un mio limite anche questo, ma mi capita spesso di non stare né di qua né di là. Anche quando un fatto è grave e la sua gravità è conclamata, costoro (voi, compagni della sinistra), riescono a trovare il varco per rendersi perdenti, cristianamente perdenti.
Auguri per la manifestazione in cui lo sdegno che susciterete sarà speculare a quello che vi ha mossi.

martedì 19 febbraio 2008

Non spariamo sulla croce rossa.


Non posso nascondere l’inquietudine che mi ha procurato il video riguardante il sen. Curto. Assistere a certe dinamiche che fanno girare la politica è sicuramente un fatto mortificante, che ha delle conseguenze sullo sdegno della gente. Di fronte a queste vicende, le fazioni solitamente si dividono tra i difensori dell’indifendibile, i cecchini pronti a mitragliare la croce rossa e quelli che “i politici fanno tutti schifo”.
Chiariamo subito un fatto: il sen. Curto farebbe una buona figura se rinunciasse a candidarsi, lo dico senza peli sulla lingua. Sarebbe un gesto dignitoso, direi dovuto.
Insomma, c’è poco da dire. Sulle responsabilità politiche (le uniche sulle quali mi voglio esprimere) mi pare che non ci siano dubbi.
E però, in un momento di piena campagna elettorale, anche i muti potrebbero riacquistare la parola, come accade ne “L’anno che verrà” di Lucio Dalla: dopo parentopoli e la discarica, quale migliore occasione per mostrare la incapacità politica degli avversari (che non significa affatto la “propria” capacità politica)? In passato ho criticato duramente l’aver vissuto di rendita su quei disastri della destra. Oggi, d’altro canto, non bisogna buttare una persona in pasto alla gogna mediatica.
Quando peraltro si muovono delle critiche bisogna anche capire dove si deve colpire e spiegare il nesso logico di alcune richieste, come lo scioglimento del consiglio comunale: io francamente non ho colto le ragioni per cui si dovrebbe sciogliere il consiglio, come si è chiesto a più voci, e vorrei che qualcuno me le spiegasse.
Questa giunta va combattuta, sono il primo a dirlo. Ma non bisogna poi colpire come se fossimo davanti ad un videogioco di quelli con la pistola, in cui si spara alla cieca.
Dico, d’altro canto, agli eventuali difensori ad oltranza, ai tifosi della politica, di evitare di esprimere solidarietà (?) in un caso di così grave ed eclatante responsabilità, per non rischiare di farci pure loro una pessima figura.
E qualche parola va rivolta anche a chi crede che i politici siano tutti uguali. Si tratta di una semplificazione ingiusta, errata. Non si può smettere di credere che la politica sia lo strumento unico per rendere il mondo migliore. E se non ci piacciono certe pratiche della politica, smettiamo di alimentarle: smettiamo di chiedere il favore, di rivolgerci al potente per essere protetti. Perché altrimenti non saremo diversi da quelli che critichiamo, magari con l’alibi che siamo o saremmo “realisti”, perché ci adeguiamo al mondo; in realtà, non facciamo niente se non aspettare che a cambiare il mondo sia sempre qualcun altro.

lunedì 18 febbraio 2008

giovedì 14 febbraio 2008

La piazza: diritto di abitare e di cazzeggiare.


Stimo molto il Prof. Filomeno. Ed è per questo che ho trovato il suo ultimo intervento, apparso sulla stampa, estremamente deludente. Esso, riprendendo anche alcune mie precedenti affermazioni, si regge su due punti fondamentali.
Il primo riguarda la cura, in generale, del centro storico: senza sottovalutare il problema, avevo auspicato un maggiore controllo da parte delle forze dell’ordine, in modo da garantire la vivibilità ai residenti. Su questo non ci può né ci deve essere una contrapposizione e credo siamo tutti d’accordo. Ho ritenuto e ritengo, peraltro, che anche la chiusura al traffico possa rispondere a questa esigenza di vivibilità, oltre che ad un recupero della parte antica della nostra città (il cenno al problema, pertanto, c’è).
Dopo di che, è sul giudizio che il prof. Filomeno esprime sulla movida (riferimento che comunque non avevo introdotto io), che ho provato un certo sconcerto. Al di là della ricostruzione storica del fenomeno, che poco ci interessa, ho intravisto un moralistico e confusionario giudizio sui frequentatori della piazza. Intendiamoci: se le stesse parole fossero state adoperate da qualche esponente della destra, mi sarei limitato a scuotere le spalle con rassegnazione. Un giudizio simile me lo sarei potuto perfino aspettare da qualche settario esponente di una sinistra stravecchia, che magari vede nel legittimo diritto di alcuni ragazzi ad incontrarsi e imbellettarsi, un elemento di fastidio o perfino odio classista. Ma, quando ho letto che quell’articolo portava la firma di una delle poche personalità laiche che Francavilla abbia conosciuto, sono stato travolto da un senso, più che di amarezza, di solitudine.
Come si fa a mischiare gli atti di alcuni imbecilli (non mi importa se uno, dieci o venti, tutti comunque da punire come si punisce qualunque altra persona o gruppo di persone, per qualunque altro reato), con il (legittimo!) desiderio di alcuni ragazzi di ritrovarsi, anche solo per trascorrere un po’ di tempo insieme? E’ un dato oggettivo, ed è questo ciò che mi interessa, che la socialità sia sempre meglio del mortorio (di una già defunta città) e sia un elemento di embrionale fermento da non disperdere, al di là e a prescindere dalla grave mancanza di altri luoghi di aggregazione alternativi.
L’affermazione che più mi è dispiaciuta, però, è stata quella secondo cui i ragazzi “si radunano in piazza, la maggior parte di essi spendendo i soldi di mamma e papà, perché non hanno niente di meglio da fare”. Mi è parsa sinceramente di cattivo gusto, non in linea con la storia di questo intellettuale (a questo punto perché non inviare le forze dell’ordine per bacchettare le mani di quei ragazzi che non stiano parlando di filosofia?).
E ancora: “ Il loro unico scopo è trascorrere il tempo tra chiasso, scorribande e teppismo”. Infine, a scanso di equivoci, il professore taglia corto:“E non è vero che si tratta di una stretta minoranza. Si comportano tutti (!) allo stesso modo”. Tutto ciò "potrebbe" far risentire tanta gente che davvero non può essere considerata colpevole di trascorrere una serata in compagnia e che, dunque, non fa nulla di male.
In definitiva, oltre a non aver colto quali soluzioni il prof. Filomeno proponga per arginare questa situazione, credo sarebbe più utile evitare il clima da caccia alle streghe che, a quanto pare, partendo anni fa da destra, è stato strumentalmente sposato, quest’estate, dai sindaci “democratici” delle grandi città, fino a coinvolgere, purtroppo, anche menti nostrane, estremamente illuminate.

martedì 12 febbraio 2008

Caos calmo, posizioni sconvenienti e chi più ne ha più ne metta.

Mentre si prepara il terreno per la nascita del partito della vita di Ferrara, che avrà come primo punto programmatico la moratoria universale degli aborti (della quale francamente ignoriamo il significato: si inviteranno le donne a non abortire? O, meglio, si inviteranno le donne a tornare a farlo nella clandestinità? E magari a mettere in pericolo la loro stessa vita? E allora perché non la moratoria dello spermatozoo o delle pippe?), mentre con le prossime elezioni ci si prepara ad un salto all’indietro dagli effetti inimmaginabili, leggo su internet le reazioni al film di Nanni Moretti “Caos calmo” e ad una scena hard che vede Nanni Moretti e Isabella Ferrari protagonisti.
Premetto che non ho ancora visto il film.
Mi limiterò solo ad analizzare la reazione sdegnata di don Anselmi, responsabile della Cei per la pastorale giovanile. Testualmente leggo:
“Mi sarei aspettato una scena romantica, soffusa, tenera, magari un momento d'amore aperto alla vita, ad un figlio”. Fin qui niente di nuovo. Insomma, il sesso ha senso e dignità solo se finalizzato al procreare come le bestie. Già visto.
“I due attori fanno l'amore in piedi, vestiti, senza guardarsi in faccia”. Ergo? Non va bene questa posizione? Su, dai!
E, infine: “Spesso sono i più deboli, i più poveri culturalmente ad essere segnati da questi cattivi insegnamenti(?) e vengono travolti da fantasie erotiche che diventano dipendenza(?) e sfociano nella violenza(?)”.
Ecco, qui mi riallaccio a quanto da me sostenuto in un recente intervento contrario all’idea di educazione sessuale e a sostegno soltanto dell’informazione: si parla di “cattivi insegnamenti” come se ci fosse da insegnare come vivere il proprio intimo istinto sessuale, fatto di amore e consapevolezza, l’amore nel seguire il proprio corpo e nel vivere godendo di ciò di cui siamo dotati. Qualcuno potrebbe dire di cui il “buon Dio” ci ha dotati.
Di più: nella consueta perversione sessuofoba (questa sì) che si sostanzia nel voler entrare ed infilarsi sotto le lenzuola delle persone, si dà una accezione negativa ad una scena che, peraltro, è una scena artistica e non rappresenta la vita reale. Ma quand’anche fosse, cosa c’entra la violenza? C'è poco da fare: per loro il sesso è proprio un chiodo fisso.
Per questo vi dico: signori, abbiate pietà di voi.

lunedì 11 febbraio 2008

Lezioni di stile.


"La bella lezione di Emma Bonino che si rifiuta, e non certo per rispetto umano, di fare la fatina buona contro l'orco cattivo. E la lezione che darebbero loro se trovassero un modo dignitoso di accogliere la partecipazione dei radicali, dis­sipando l'impressione di voler­ne regalare, come si dice, lo scalpo a interlocutori che non andrebbero nemmeno loro ab­bassati al rango di collezionisti di scalpi. E assicurando al pro­prio risultato una percentuale in più, capace di avvicinare alla soglia ardua della vittoria. Non so quanti voti possano far per­dere, e quanti portarne i radica­li. So che senza di loro, il centro­sinistra del 2006 avrebbe perso le elezioni".

Adriano Sofri


"Non sono un'accattona. Credo che questa sia una posizione che rileva una grandissima disistima nei miei confronti. Sono una persona leale ed affidabile ma non a correnti alterne. Quindi, altro è ovviamente un accordo politico programmatico, altro è "scegliere e prendere" come in un cesto di ciliege, una sì l'altra no oppure se uno ha gli occhi azzurri sì o se è piccolo no. Credo sia un elemento di grande disistima nei miei confronti e soprattutto credo esprima poca dignità politica chi la fa. Non credo che su questo decida Fassino, spero".

Emma Bonino (a proposito della proposta avanzata da Piero Fassino che dalle pagine de "La Stampa" ha invitato l'esponente radicale ad entrare nel Partito democratico).


"Non ci vogliono per gli stessi motivi per cui non hanno voluto per quarant'anni. Anche perché gli epigoni a volte sono peggio degli antenati. Devo dire che con questi atteggiamenti fanno venire quasi la nostalgia del Pci di Terracini e altri".

Marco Pannella

giovedì 7 febbraio 2008

Per i funerali civili a Francavilla Fontana.


La vita è scandita continuamente da scelte di carattere religioso, di fede. Nell’ultimo anno, in particolare, si è molto discusso del tema della morte “opportuna”, dell’eutanasia e del testamento biologico (o direttive anticipate). In particolare, proprio quest’ultimo istituto rappresenta l’emblema di uno strumento grazie al quale l’uomo può stabilire a quali trattamenti medici sottoporsi nell’eventualità in cui dovesse essere, in un futuro, in condizioni mentali e fisiche tali da non riuscire ad esprimere le proprie volontà. C’è una paura ricorrente in noi, quella che altri possano scegliere al nostro posto, scavalcando la nostra coscienza, il nostro credo. Magari perché la consuetudine, il costume, il conformismo, l’usanza comune e, aggiungerei, dittatoriale prescrive di sottoporci ad una serie di riti “obbligatori”, obbligatori solo perché se non ci adeguiamo, gli altri ci scambiano per pazzi, anche se in realtà si tratta di scelte che investono solo e soltanto la nostra sfera privata. E allora, come c’è un diritto alla vita, così deve esserci, a maggior ragione, una difesa e una tutela del diritto alla morte e al rispetto di quelle disposizioni che devono essere eseguite dopo la morte di un uomo, il quale, peraltro, non avrà più strumenti per rivendicare una scelta se qualcun altro decide per lui.
Ciò premesso, devo ammettere che a volte mi sono domandato se un uomo non credente avesse o abbia la possibilità di approdare alla morte ed essere salutato dalla gente che lo ha conosciuto senza entrare in una chiesa. Me lo sono chiesto perché come è logico, non avendo, la chiesa (o la religione cattolica), l’esclusiva sulla vita, pensavo e immaginavo che vi fosse un modo per non regalare quella esclusiva, alla stessa Chiesa, invece, sulla morte. Quasi sempre infatti si è costretti per ignoranza o per accettazione passiva o per “evitare polemiche esibizionistiche” a passare da un luogo di fede cattolica ( della maggioranza degli Italiani, per intenderci, ma non di tutti gli Italiani). Abbiamo visto come nella storia, anche recente, ci sono stati personaggi pubblici che hanno voluto celebrare i funerali fuori dalla chiesa (da Berlinguer a Spinelli, da Massimo D’Antona a Sandro Pertini, solo per citarne alcuni).
Ebbene: esiste in Italia una legge che lascia ai comuni il compito di istituire sale mortuarie destinate proprio al rito laico. Ma quanti Italiani lo sanno? E quanti amministratori?
Allora, come avvenuto in alcune (poche, per la verità) città italiane, chiediamo al Sindaco e alla giunta di Francavilla Fontana un gesto di grande rispetto e sensibilità culturale: l’istituzione di una sala dove consentire a chi non è credente di essere ricordato nella maniera più adeguata e decorosa. Ci auguriamo che questa nostra iniziativa trovi la convinta adesione di consiglieri e amministratori di ogni colore politico, e che possa rappresentare un segno di grande rispetto delle scelte di una piccola minoranza che merita di essere tutelata come tutti gli altri cittadini.

mercoledì 6 febbraio 2008

Per il deserto, sempre a destra.




Mi interesso di politica da anni, cercando di intromettermi di forza nel dibattito sulla stampa e in rete. Mi accade di mostrarmi critico nei confronti del centrosinistra, delle sue difficoltà propositive, spesso incagliate negli interessi più spiccioli, e della limitata capacità che esso dimostra nel porsi come credibile alternativa alla destra. A volte, per questa ragione, vengo guardato un po’ in cagnesco proprio da sinistra, perché non si riesce a capire cosa diavolo voglia io, come se non fossi libero di pensare e manifestare le mie idee, senza il pericolo di dover necessariamente seguire una linea di obbedienza, secondo una (bizzarra) equazione che vuole che se critichi sei in malafede.
Oggi riflettevo sulla deludente e settaria deriva del Pd e, in particolare, sull’inesistente contenuto programmatico come sulla mancata rappresentanza di una componente giovanile. Sia chiaro: io sono contrario alle riserve indiane, siano esse quelle dei "giovani democratici" o "comunisti" o delle quote rosa, ghettizzazioni create proprio per evitare una assunzione seria di responsabilità ed una effettiva commistione tra nuovo e vecchio (che a volte significa tra “incapace” ed “esperto”). Un modo (illiberale) per regalare un contentino a coloro che servono solamente per qualche “spot”. Ma comunque, di fatto, giovani e donne ce ne sono pochi.
Ciò detto, però, la cosa che più manca a Francavilla è un dibattito “con” e “nella” destra. Vi è una desertificazione totale, in una destra completamente espropriata di qualsiasi idea: nemmeno cattiva, semplicemente, soltanto "afferrabile". Una volta stare di là significava portare con orgoglio la propria intransigente fermezza (per non dire intolleranza), oggi neppure quello! Oggi, a Francavilla, si registra solo e soltanto qualche dibattito (imposto da pochi e per fortuna) sulle ragioni della sinistra, sugli strumenti di una alternativa valida da opporre al cristallizzato, regime ventennale francavillese. Dall’altra parte l’adesione muta ed ideologica ad una delle due chiese: Fi o AN. Non a caso ho organizzato una conferenza stampa bipartisan sulla moratoria della pena di morte, non a caso ho invitato tutti i politici ad un dibattito a più voci sull’eutanasia (sabotato quasi scientificamente) o, ancora, l’assessore Bungaro ad un confronto sulle droghe. Si preferiscono, a destra e sinistra, invece, le sfilate in occasione della visita di qualche alto esponente di partito.
Porgo allora un assist alle forze e ai partiti di destra perché partecipino a confronti pubblici: parliamo di preservativi, di scelte di inizio e fine vita, di droghe, ma anche di temi locali, di vivibilità della nostra città. Dirò di più: parliamo di democraticità dei partiti, confrontiamoci su questo. Perché è il dibattito, il livello del dibattito fra tutti, che deve crescere; perché se anche la destra non cresce, non può crescere neppure Francavilla.

martedì 5 febbraio 2008

Sfascismi trasversali.


Finalmente al voto. Dopo averlo cercato, agognato, dopo aver danzato come si danza per implorare ad una divinità la pioggia che salvi il raccolto, ecco che è arrivata la fine della legislatura.
Tutti contro la legge elettorale, che però a tutti va bene, perché così le segreterie sceglieranno chi “nominare” in Parlamento. Complimenti vivissimi.
Berlusconi e il suo sfascismo hanno avuto la meglio, accompagnati in quest’opera di disfattismo da Mastella, tanto quanto da Bertinotti, quello che, da Presidente della Camera(!) ha decretato per primo la fine di Prodi.
Nessuno ha detto che le urne ora garantiranno di ricevere subito i “rimborsi elettorali” che si sarebbero ricevuti fino alla fine del quinquennio, così come nessuno dice che sei mesi senza governo significano salto nel buio.
Nel frattempo, si parla già di accordi elettorali: è arrivato Veltroni che, pare, non vuole proprio sentir parlare di Pannella e Bonino. Eppure i radicali hanno dimostrato di essere la forza più intransigente e insieme leale della maggioranza, schifati e schivati peggio di una cricca di appestati, allontanati dalla destra perché troppo di sinistra e dalla sinistra perché troppo di destra(?).
Un suggerimento a Veltroni e al suo decisionismo francamente ridicolo: che esponesse un programma, che parlasse delle riforme vere che intende presentare al Paese e che sottoponesse quel programma a tutti i partiti.
Insomma: l’inizio mi pare francamente deludente. Anzi: assolutamente in continuità con la chiusura del Pd a tutte le contaminazioni possibili.
Tanto di programmi nessuno parlerà. Come sempre.
Aspettiamo nel frattempo di vedere cosa accadrà con l’elezione del coordinatore cittadino del Pd al quale chiederemo immediatamente l’iscrizione alla cellula Coscioni di Francavilla.

Tutti giù per terra!



“La prossima visita del santo padre in Puglia è un evento dal significato civile (?) enorme,per il quale la politica deve necessariamente dimenticare le proprie polemiche e fare un passo indietro..” (...). “Tutti (?) dobbiamo essere pronti ad accoglierlo per come egli merita come massimo rappresentante della Cristianità universale”.
Il comunista (gentile, per carità!) Nichi Vendola.