giovedì 22 maggio 2008

Proposizione (e magari scambio) di idee: ovvero, quando la politica è “divertimento”.




La parola può sembrare inadatta. Lo è. Dire che mi diverto è infatti sbagliato. Mi sento bene, appagato, quando impiego un gran quantitativo di energie a costruire politica ( a capire cosa significa, per me tutto è politica).
Un amico di vecchia data mi confidava che invece non si diverte più. Lo capisco.
Pensiamo che la vita di partito sia alienante? In gran parte sì. E’ alienante quando col passare del tempo vengono rimossi dalla mente e dalle discussioni i motivi che hanno spinto Tizio ad optare per un partito piuttosto che per un altro, facendo sobbalzare al centro di ogni riunione l’abbattimento del “nemico” (che spesso è ancora più nemico se ti sta vicino vicino).
Eppure, ultimamente, io mi diverto molto più di prima, molto più di quando non avevo cognizione di ciò che dicevo o facevo, della realtà, e magari ero portato a parteggiare come un tifoso.
Noto che la politica partitocratica, locale e non, è tutta incentrata su un’adesione tanto chiesastica, sotto giuramenti e codici etici (da violare secondo le convenienze), quanto vuota, priva di contenuti e in cui l’obiettivo di allargamento di consensi si pone come direttamente proporzionale alla strategia di riduzione di idee, nel tentativo di non scontentare nessuno e rappresentare tutti col silenzio. In altri termini: se si vuole allargare il consenso bisogna essere neutrali e muti su tutto.
Un partito libertario dovrebbe porsi proprio questo quesito e rispondere attraverso il coinvolgimento pragmatico di chiunque senza esami del sangue o altro.
Questa logica mi ha mosso nell'invito, riservato a tutti i partiti di Francavilla, a riflettere sulla opportunità di essere presenti a partire dalla iniziativa di sabato sera sulla 194. E’ possibile creare consenso politico sulla base di messaggi contenutistici? A mio avviso si tratta della sola, reale alternativa ad un regime involutivo della politica e della società.
La stessa logica vale per l’appello rivolto ai partiti del centrosinistra a coinvolgere nuove forze anche provenienti da destra attraverso un messaggio chiaro e non equivoco, come le consultazioni primarie, rinnegate (per ora, in attesa che la destra decida se andare unita o meno) come la ragione prima delle divisioni di coalizione. Allo stesso tempo, dopo miei svariati tentativi andati a vuoto, ho accolto con soddisfazione l'apertura di Raffaele Emiliano al confronto con tutti i blogger.
Solo un ideale (concetto diverso da ideologia) crea la ricchezza di una coalizione e di una politica, esattamente quella ricchezza che la vita di un partito chiuso, settario, impermeabile rispetto a istanze certe, allergico alle scelte (perché scegliere vuol dire optare, quindi non barcamenarsi, non procedere a colpi di un opportunistico “ma anche”), disperde col tempo, rendendo i valori di una persona o di un iscritto semplice materiale da riciclo.

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